«Riscopri i tuoi veri colori» -Video
Il canto di augurio della famiglia Belotti

Una famiglia numerosa di Sarnico suonano e cantano per chi è in quarantena. «Il nostro augurio è che ognuno possa riscoprire la bellezza dei propri veri colori e di quanti ci vivono accanto...tutti insieme formeremo un meraviglioso arcobaleno».

A Sarnico c’è una sorta di «famiglia Bach 4.0», un laboratorio musicale tutto familiare in riva al Sebino.

Il padre Luca Belotti, da cui tutto ha inizio, è musicista e informatico. Assieme a lui ci sono la moglie Chiara Cedei e cinque figli, tutti dediti alla musica, diversamente musicisti. In questi giorni di ritiro forzato tra le mura di casa ha creato un canale Youtube «Famiglia Belotti» che ha conteggiato diverse migliaia di visualizzazioni.

«Alcune sono mie composizioni - spiega Luca Belotti - altri sono brani noti che arrangio per questo organico famigliare. I primi giorni della quarantena, la sera ci siamo messi a suonare e cantare, quasi per uno sfogo familiare. Da qui una prima registrazione video, con cellulare. L’abbiamo fatta sentire a qualcuno, i feedback sono stati positivi, da qui abbiamo costruito qualcosa di più. Ora ogni settimana realizziamo qualcosa e poi lo registriamo».

Guarda qui il video della loro canzone.

Conteggiando oltre mille visualizzazioni per ogni brano. «Siamo in sette in famiglia: tutti cantiamo, uno suona il clarinetto, Giosuè 17 anni, Benedetta di 15 anni il flauto, poi Samuele 21, alla batteria, percussioni, chitarre, vibrafono - è lui che si è sbizzarrito alla parte video, con le parti audio e i mix - la moglie Chiara ha studiato canto non accademico, Letizia, 19 anni canta, e Maria la più piccola che canta, ha 11 anni. Tutti cantano nel coro Effatà (il coro di Sarnico diretto da Luca Belotti, ndr), ognuno ha studiato anche altri strumenti, tutti un po’ di chitarra. Far musica insieme per noi è la cosa più naturale, non passiamo la sera a guardare la tv. Avendo uno strumento musicale in ogni stanza era difficile non toccare nulla».

Le canzoni sono frutto di un lavoro non indifferente…«Sì, ho dovuto allestire un secondo studio in casa - spiega - a fianco della stanza dove lavoro».

Luca Belotti è musicista a tutto tondo. «Ufficialmente sono informatico - racconta -, ho una ditta con due soci che ha un nome un po’ strano, Harnekinfo, (Sarnico info, in dialetto ndr) sviluppa software con enti pubblici e ditte varie, con una quindicina di dipendenti) stiamo lavorando più in remoto, con lo smart working, abbiamo il server a Dublino, che va in giro per il mondo. Ho sempre avuto una gamba informatica e una musicale».

Belotti si è diplomato in viola al conservatorio di Bergamo, poi l’università di Informatica a Milano, studiando intanto composizione con Renato Dionisi, a casa sua, «una brava persona e un bravo insegnante». Realizzando canzoni. Come ad esempio «l’Ave Maria scritta ancora trent’anni fa ai tempi dello studio, un canto per sole voci, a cappella. Poi un’altra è una canzone dello zecchino d’oro, un po’ adattata, io ho scritto l’arrangiamento, con qualche gioco di polifonia».

Belotti spiega quindi perché ha scelto la musica in una dimensione non professionale. «Il primo motivo è economico, il secondo pratico: avendo una famiglia così numerosa, non è facile, sarei stato sempre in giro. Quando suonavo in quartetto a Milano, tutto il giorno lavoravamo sei ore là, a Milano… Qui esco di casa, faccio il lungolago e sono al lavoro. E sono più presente, vivo di più la famiglia. La musica rimane come un modo professionale, ma non come professione». Ma che modelli stilistici segue Luca Belotti? «Dipende dal genere che affronto. Come arrangiatore mi muovo tra generi molto diversi, il mondo del pop o il mondo più classico. Con l’organico che ho a disposizione è difficile fare cose culturalmente di un certo livello. Gioco con quanto ho di necessità a disposizione. Per quanto riguarda le composizioni non scrivo tanto per scrivere, ma perché mi chiedono qualcosa. Scrivere è una risposta, segue una qualche esigenza pratica. Che ha un contesto esecutivo un testo già deciso. Non scrivo per me stesso, ma per dare qualcosa che serve a chi mi chiede».

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