Scritta contro la Digos e schiaffi
Bergamo, il Bocia denunciato

L’episodio risale allo scorso 8 ottobre, alle 2 del mattino: Claudio Galimberti, il leader della Curva Nord, è stato denunciato dai carabinieri per lesioni, deturpamento e per l’articolo 209 del codice penale, ovvero vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle Forze armate.

Tutto è successo in via Borgo Santa Caterina, all’altezza del civico 34. Il Bocia, stando a quanto ha raccontato il ragazzo aggredito, un impiegato di 27 anni, stava scrivendo con la bomboletta spray «Digos infami» sul muro del palazzo in cui si trova la Chupiteria.

Il 27enne, cliente del locale – che evidentemente non lo aveva riconosciuto, nonostante Galimberti indossasse canottiera e zoccoli, la sua «divisa d’ordinanza» – lo ha ripreso, dicendogli più volte di smetterla. La reazione del Bocia non si è fatta attendere: lo ha insultato e gli ha rifilato un paio di schiaffoni sul viso.

Il giovane aggredito è andato a farsi medicare al Pronto soccorso ed è stato dimesso con una prognosi di cinque giorni per contusioni al volto. Qualche giorno dopo è andato a presentare denuncia ai carabinieri di via delle Valli: dalla descrizione dell’aggressore e del suo abbigliamento i militari hanno subito individuato Galimberti, che è stato successivamente identificato dalla stessa vittima. Dopo una serie di ulteriori riscontri, ieri mattina per Galimberti è scattata la denuncia per le lesioni al giovane, il deturpamento del muro e il vilipendio per la scritta contro la Digos.

I carabinieri della stazione di Bergamo Principale sospettano che il Bocia sia l’autore di altre scritte contro la polizia comparse la stessa notte nelle vie Borgo Santa Caterina, Serassi, Bianzana, Corridoni, delle Valli, Legrenzi. Tutte dello stesso tenore e collegate, secondo gli inquirenti, al Daspo ricevuto dal Bocia all’inizio di settembre per il famoso episodio della testa di porchetta.

In quell’occasione – era il 12 aprile scorso e si giocava Atalanta-Sassuolo – il capo ultrà si era presentato nella zona filtraggio dello stadio con una testa di porchetta urlando «Datela alla questura».

Il gesto gli era costato il Daspo per 5 anni e da lì uno strascico di polemiche, proteste della Curva davanti alla questura, striscioni contro la Digos durante la partita col Verona e la scritta sul muro in Borgo Santa Caterina. Otto giorni dopo l’episodio della porchetta, il 20 aprile, c’è stata pure la sentenza del maxi-processo agli ultrà atalantini che lo ha visto condannato (insieme ad altri 37) a 3 anni.

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