Sepsi, a Bergamo 490 casi all’anno
Come prevenire il rischio mortale

La sepsi è una infezione microbica che causa disfunzioni d’organo gravi fino alla morte, come è avvenuto nel caso del 16enne di Masano morto mercoledì .

È una infezione subdola, difficile da riconoscere, la cui evoluzione è legata anche ma non solo all’antibioticoresistenza o a un uso di farmaci non mirati al microbo che ne è la causa: molto spesso è l’esito finale di infezioni curabili e prevenibili, da quelle respiratorie e cutanee a quelle gastroenteriche e urinarie. E, purtroppo, si può manifestare a casa come in ospedale. «I numeri delle persone colpite da sepsi sono elevati, in tutto il mondo – ha spiegato recentemente proprio a L’Eco di Bergamo Claudio Farina, direttore della Microbiologia e Virologia dell’Asst Papa Giovanni e membro del Direttivo dell’Amcli, la società scientifica dei microbiologi clinici –. Solo qui a Bergamo registriamo circa 490 casi di sepsi all’anno, una quarantina riguardano bambini, e i decessi sono un centinaio l’anno. L’Organizzazione mondiale della Sanità nel 2017 ha riconosciuto che la sepsi è un problema mondiale per la sanità: ogni anno ne vengono colpiti 31 milioni di persone e 6 milioni ne muoiono, di questi oltre 1 milione sono bambini. I casi sono i più vari, e altrettanto varia è la loro l’evoluzione. Diciamo che la sepsi si sviluppa a causa di un microbo che prolifera dal punto in cui è partita l’infezione e “sbaglia strada” e finisce nel sangue: se non si interviene tempestivamente, con l’antibiotico giusto, si rischia che l’infezione diventi sistemica, portando a disfunzioni d’organo concatenate fino a determinare una situazione anche di choc. Per questo è fondamentale che l’intero ospedale sia formato e organizzato per prevenire la sepsi. La primissima forma di prevenzione è proprio il lavaggio delle mani, che deve essere insegnato a tutti, a casa come in ospedale».

L’Asst Papa Giovanni ha messo in atto una serie di strategie antisepsi che possono rassicurare gli utenti e allo stesso tempo rappresentare «linee guida» per una organizzazione ottimale: «I nostri metodi di controllo possono essere definiti un modello per la gestione globale della sepsi – rimarca Farina – . Oltre alla campagna sul lavaggio delle mani, che interessa gli operatori ma anche i visitatori dell’ospedale, e a un coordinamento organizzativo consolidato, è davvero tutto l’ospedale che insiste sulla tempestività della diagnosi e della terapia mirata».

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