Sub morto nel lago d’Iseo
Massimiliano, lascia moglie e figlio

Massimiliano Ruggeri, di Treviolo, si era immerso con due amici: a 73 metri si è trovato in difficoltà. Il corpo recuperato dai Vigili del Fuoco con il robot. L’altro sommozzatore soccorso nella camera iperbarica: sta bene

Un’altra tragedia sul Sebino. Domenica mattina nello specchio d’acqua antistante la frazione Portirone, nel territorio comunale di Parzanica, ha perso la vita un sub di 49 anni dell’associazione «Mediterraneo Divers» di Dalmine. La vittima è Massimiliano Ruggeri, di Treviolo: sposato con Rita Gullo, era padre di un bambino di 12 anni.

La disgrazia attorno alle 9,30 a Punta della Pietra, dove il sub si trovava a una profondità di 73 metri insieme all’amico Stefano Piantoni, 57 anni, di Premolo. Con loro c’era anche Giuseppe Brucchieri, 53 anni, di Bergamo. Stando a una prima ricostruzione dei fatti, i tre si sono immersi insieme ma, arrivati a una cinquantina di metri di profondità, Brucchieri avrebbe deciso di fermarsi per cominciare la risalita, prendendo dunque un’altra direzione rispetto agli altri due che, invece, si sono diretti alla Punta della Pietra, dove c’è il faro. Si tratta di uno dei punti più profondi del lago, che arriva a oltre 250 metri.

«Massimiliano era una persona di cuore, a tratti quasi ingenuo, amava scherzare e quello che è successo ci lascia davvero senza parole». Rocco Di Tullo è il presidente dell’associazione subacquea Mediterraneo Divers di Dalmine, di cui Massimiliano Ruggeri faceva parte insieme alla moglie Rita. Ieri pomeriggio era a Parzanica per seguire le operazioni di recupero dei sommozzatori di Trento. Massimiliano aveva una grande passione per l’acqua, nata dopo alcuni viaggi che aveva fatto alle Maldive e in Mar Rosso: aveva visto quante bellezze c’erano sott’acqua e aveva deciso di iscriversi ai corsi insieme alla moglie».

Massimiliano aveva ottenuto i primi due brevetti, Open e Advance, e la specialità Deep nel luglio scorso: il 9 luglio aveva postato su Facebook una foto sorridente durante l’esame. I suoi brevetti gli permettevano di immergersi fino a 40 metri. L’immersione di ieri non era stata organizzata dalla scuola sub. «Aveva venduto la licenza da poco per poter restare più tempo a casa con la moglie e il figlio – prosegue Di Tullo –. Il taxi infatti lo costringeva a uscire di casa il mattino e tornare la sera».

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