Tentata estorsione con metodo mafioso
Vittima una ditta bergamasca, tre arresti

Minacce a due coniugi bergamaschi titolari di un’azienda per avere un pagamento di 100 mila euro come indennizzo per il licenziamento di una dipendente.

Nelle prime ore della mattinata di mercoledì 13 maggio, militari del Nucleo Investigativo di Brescia e della Compagnia di Chiari hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP di Brescia, nei confronti di 3 persone (1 commercialista e 2 disoccupati), tutte gravate da precedenti penali e di polizia, ritenute responsabili in concorso tra loro, del reato di tentata estorsione aggravata perché commessa con l’aggravante del metodo mafioso.

Per uno dei destinatari della misura, già in semilibertà con affidamento in prova al servizio sociale, è stata disposta la detenzione in carcere mentre gli altri 2, tra i quali il commercialista, saranno sottoposti al regime degli arresti domiciliari.

Il provvedimento è stato richiesto dalla Procura della Repubblica - DDA presso il Tribunale di Brescia, nell’ambito di un’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo.

All’esito delle investigazioni, i militari operanti hanno raccolto indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati in relazione ad una tentata estorsione, commessa nel periodo compreso fra ottobre 2019 e febbraio 2020, nei confronti di due coniugi, titolari di una ditta in provincia di Bergamo cui avevano chiesto di consegnare la somma di 100.000 euro quale preteso corrispettivo per la perdita del posto di lavoro da parte della compagna di uno dei 3, impiegata in precedenze nell’impresa e nel frattempo licenziata.

La richiesta di denaro è stata formulata attraverso esplicite minacce consistite in eloquenti e ripetute evocazioni della caratura criminale di uno dei tre, di origine calabrese, e con continui richiami ad asseriti collegamenti tra lo stesso e alcune famiglie malavitose calabresi stanziate in nord Italia. Nessuna somma di denaro veniva consegnata ai malviventi.

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