Treno per Orio, l’intervento dei comitati
«Progetto da ripensare, i binari vanno interrati»

Boccaleone, Campagnola, Colognola, Villaggio Sposi, San Tomaso e gli ambientalisti: «Progetto da rivedere».

Se al treno per Orio proprio non si potrà rinunciare, che sia almeno un’opera sostenibile con l’ambiente. Comitati di quartiere e associazioni di Boccaleone, Campagnola, Colognola, Villaggio Sposi e San Tomaso serrano i ranghi, intascano il supporto di Italia Nostra e Legambiente e spiegano, in una conferenza stampa via streaming, perché il progetto, così com’è stato proposto da Rfi, sarebbe completamente da rivedere. Come? Pensando innanzitutto a una soluzione che prescinda dalla realizzazione stessa dell’infrastruttura, i cui costi sono già lievitati da 110 a 170 milioni (e per cui, dicono le associazioni, non è mai stato fatto uno studio sul rapporto tra costi e benefici) o, se davvero non se ne potrà fare a meno, prevedendo una buona parte della ferrovia interrata a cielo aperto o addirittura in galleria.

Le obiezioni al progetto che in questi mesi è al vaglio del Ministero dell’Ambiente per la Valutazione d’impatto ambientale (Via) partono direttamente dall’aeroporto di Orio: «Il collegamento ferroviario non può prescindere dalle problematiche ambientali che riguardano lo scalo – spiega Gianluigi Mologni, portavoce del comitato di quartiere di Campagnola – e che stanno aumentando a dismisura: a settembre, con il traffico aereo ridotto del 60%, i livelli di rumore hanno superato il tetto dei 60 decibel un po’ ovunque. Parliamo di un impatto su un’area della città che riguarda 30 mila abitanti».

Le barriere fonoassorbenti, peraltro alte fino a 6-7 metri, non basterebbero secondo comitati e associazioni a risolvere i problemi, che sono senz’altro di natura ambientale, ma non solo. «In questo progetto ci sono troppe scelte che hanno anche un forte impatto paesaggistico e sociale – dice Elena Ferrario, presidente di Legambiente Bergamo –. C’è per esempio un altissimo consumo di suolo, che farebbe sparire altri 90 mila metri quadrati di terreno agricolo in una zona tutelata che costituisce, tra l’altro, la cintura verde a sud della città. Inoltre, non si è presa in considerazione la cosiddetta “opzione 0”, ovvero la possibilità di valutare con precisione se, senza fare l’opera, si riesce comunque a risolvere il problema». Nella peggiore delle ipotesi, guardandola dal punto di vista di associazioni e comitati, la proposta alternativa sarebbe quella di «interrare la ferrovia appena possibile, subito dopo la stazione di Bergamo – dice Paola Morganti, presidente della locale sezione di Italia Nostra – per passare sotto la via Lunga (e non sopra, come prevede il progetto, ndr), eliminando così rumore e barriere fonoassorbenti. In questo modo, sarebbe possibile per i treni trasportare anche le merci, che invece i dislivelli attuali non consentono». Per tutto questo, e per la stazione alla Fiera che le associazioni chiedono a gran voce, servirebbero però tanti, forse troppi soldi in più. Di sicuro interrando la ferrovia (compreso il tratto della Bergamo-Brescia che passa per Boccaleone), si contribuirebbe a ricucire un quartiere da sempre tagliato in due dai binari, che il progetto del passaggio ciclopedonale proposto dal Comune non basterebbe a riunificare.

Una proposta sostenuta anche da Guglielmo Tarenghi del Comitato di Boccaleone, che dice: «I costi potrebbero essere recuperati in 25 anni con un biglietto di 3,6 euro calcolando che, secondo le previsioni, questa opera potrebbe servire un terzo dei passeggeri in transito dall’aeroporto». Le criticità del progetto sono già state esposte all’amministrazione. Nel frattempo, Italia Nostra ha fatto sapere che le osservazioni saranno spedite anche al ministero dell’Ambiente e al Parco dei Colli.

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