«Upset», licenza sospesa per tre mesi
«Un guaio: a casa i dipendenti»

Il provvedimento dei carabinieri per troppe risse e schiamazzi alla discoteca di Seriate. Era già stato chiuso due settimane. Il legale: «C’è sempre stata collaborazione».

Licenza sospesa per tre mesi – dal 16 febbraio al 16 maggio – per l’Upset, discoteca di Seriate: i carabinieri hanno notificato al titolare il provvedimento siglato dal questore Girolamo Fabiano ed emesso su richiesta degli stessi militari dell’Arma, a seguito di una serie di interventi delle pattuglie al locale di via Levata. L’ultimo, lo scorso fine settimana, per una rissa tra giovani, senza gravi conseguenze per i ragazzi coinvolti.

Già alla fine dello scorso giugno lo stesso locale di Seriate aveva ricevuto uno stesso provvedimento di sospensione dell’attività, in quel caso per 15 giorni. La discoteca aveva poi riaperto: ora la nuova chiusura, motivata – come la scorsa estate – dalla violazione dell’articolo 100 del Tulps, il Testo unico delle leggi sulla pubblica sicurezza. Lunedì 18 febbraio i carabinieri di Bergamo hanno diramato una nota per comunicare le nuova chiusura: «Diversi gli interventi delle forze di polizia negli ultimi mesi – si legge – per schiamazzi e liti tra gli avventori, alcuni dei quali con precedenti di polizia e in stato di evidente ubriachezza». Per tre mesi dunque l’Upset resterà chiuso: i carabinieri hanno infatti apposto i sigilli agli ingressi del locale. Il titolare Sajd Muhammad è rappresentato dall’avvocato Antonio Peschiulli: «Dispiace per questo provvedimento – rileva il legale – anche perché ora i dipendenti resteranno a casa per tre mesi. Da parte della proprietà c’è sempre stata grande collaborazione, tanto che all’ultima rissa, tra l’altro avvenuta nel parcheggio e non nel locale, erano stati gli stessi buttafuori a chiamare i carabinieri, i quali si erano infatti complimentati con loro per la tempestiva richiesta di intervento. Inoltre è già stata consegnata in Prefettura la documentazione che attesta la regolarità dell’attività. Si era parlato anche di una sanzione da 50 mila euro, in realtà mai comminata».

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