Zingonia, una maglia
e ben 12 nazioni

Portiere: Radunovic (Serbia). Difensori: Paletta (Italia e Argentina), Kresic (Croazia), Dramé (Senegal), Toloi (Brasile). Centrocampisti: Kurtic (Slovenia), de Roon (Olanda), Carmona (Cile), Estigarribia (Paraguay). Attaccanti: Denis (Argentina), Pinilla (Cile). E poi, in arrivo: Freuler (Svizzera) e Djimsiti (Albania). Più la truppa degli italiani.

Contatele: sono le dodici nazionalità che compongono il mosaico dell’Atalanta. E chissà che a fine mercato sul planisfero nerazzurro non si aggiunga qualche inedito, come il togolese Gakpé, il cui nome è accostato da ieri alla squadra nerazzurra. Mai come in questa stagione l’Atalanta era stata tanto multinazionale, tanto fotografia fedele del calcio di oggi: piedi nel campo di casa, testa e occhi in tutto il mondo, non più solo nei santuari del calcio che sfornano campioni da sempre. I serbatoi classici dell’Atalanta erano il Sudamerica, erano i paesi nordici. Dall’altra sponda dell’Atlantico sono giunti autentici fuoriclasse come Maschio, Caniggia, Evair, Da Costa, Montero, solo per citarne alcuni. E dalle terre del freddo sono giunti nomi come Gustavvson, Nielsen, Nordhal, Rasmussen, Sorensen e il «capitano», Glenn Stromberg. Se serviva qualcosa, i «negozi» erano quelli lì.

Ora no. Ovunque si vede e si gioca a calcio, ovunque è possibile scovare piedi buoni e teste a posto, specie se non si hanno portafogli gonfi così. Ma serve l’occhio lungo, serve una squadra che funzioni, che sappia lavorare sotto coperta. È lo stile dell’Atalanta di oggi: girano mille nomi, poi esce Djimsiti. Djim chi? Quello lì, che tutti sperano sia il «de Roon» della difesa: prezzo basso, grande rendimento, non solo calciatore ma anche persona con uno «stile» che da solo dica cos’è l’Atalanta.

Certo, dodici nazionalità - o forse più, prossimamente - non sono semplici da far convivere. Significano lingue, abitudini, mentalità diverse. A tenerle insieme non può che esserci la maglia, che è una ed è uguale per tutti, campioni e comprimari. Lo sa bene German Denis, anni 34 e 55 gol con l’Atalanta, che sabato incoraggiava Gaetano Monachello, anni 21 e gol nessuno. Lo sanno bene in tanti, cos’è l’Atalanta: un sogno cui volere bene. Guai, a chi la usa per se stesso.

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