Francesco «Popestar» della Rete
Grillo e Silvio lo battono in Italia

È davvero «Popestar». Papa Francesco è l’uomo dell’anno e non solo per «Time magazine». È il personaggio più citato a livello globale e quello più ricercato. Su Twitter lo seguono 11 milioni e mezzo di persone e il successo è straordinario perché maturato in soli 11 mesi.

È davvero «Popestar». Papa Francesco è l’uomo dell’anno e non solo per «Time magazine». È il personaggio più citato a livello globale e quello più ricercato. Su Twitter lo seguono 11 milioni e mezzo di persone e il successo è straordinario perché maturato in soli 11 mesi. Obama, tanto per fare un esempio, ha quaranta milioni di follower, ma ci ha impiegato 72 mesi. La prima ricerca globale sul Papa nel continente digitale è stata realizzata da «3rdPlace», società di consulenza strategica nell’ambito digitale, per conto del network cattolico mondiale «Aleteia», sito di informazione e di analisi in sei lingue.

È una ricerca innovativa perché ha preso in esame non solo i clic, ma ha analizzato le conversazioni su molteplici piattaforme, individuando gli elementi non solo quantitativi, ma anche qualitativi associati a quanto, dove e come le persone hanno parlato in rete di Jorge Mario Bergoglio. La ricerca è stata presentata ieri a Roma alla presenza di monsignor Claudio Maria Celli dai manager di «Aleteia» e dal direttore del sito, Jesus Colina. I risultati dello studio mostrano la forza della comunicazione di Papa Francesco, che in Rete a livello globale ha sbaragliato tutti. Monsignor Celli spiega che la gente sente il Papa «profondamente vicino»: «Abbiamo fatto bene a fidarci della Rete e bene fa il Papa a richiamare la necessità per la Chiesa di stare dentro il mondo digitale».

Celli ha raccontato che non è stato facile, che in Curia c’erano resistenze allo sbarco su Twitter, al punto che si pensava di chiudere l’account @Pontifex: «Con Papa Ratzinger la Rete aveva reagito male, ricevevamo un mare di insulti. Ma non abbiamo ceduto». Così anche chi cinguetta ha capito il messaggio e con Papa Francesco tutto è diventato più facile. Oggi nel mondo al primo posto c’è Obama con quaranta milioni di follower, poi il Papa e al terzo posto il Dalai Lama, con poco più di otto milioni. Ma il fenomeno digitale è il Papa, perché nessuno ha fatto più in fretta di lui a raccogliere milioni di seguaci. Su Facebook Bergoglio non ha un profilo ufficiale. Eppure anche sul social network più difficile da seguire e da inseguire Papa Francesco conquista il primo posto nella classifica mondiale dei topic «più chiacchierati», surclassando il secondo, che nel 2013 è stato conquistato dalla parola inglese «election», e il terzo, che è andato a «Royal baby».

Non c’è piega della Rete dove non sia personaggio dell’anno. È il più ricercato con oltre un milione e settecentomila ricerche su Internet, secondo Obama e terzo Snowden, l’analista della Cia che ha venduto i segreti degli 007 digitali americani. Il Papa sta al secondo posto nelle ricerche che si effettuano negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. È solo in Italia che le cose cambiano e ciò potrebbe stupire. Nella classifica delle ricerche, da noi il Papa si piazza al secondo posto con 372 mila ricerche, dopo Grillo che ne ha conta il doppio e prima di Berlusconi che ne ha cinquemila meno del Papa. Renzi, per dirne una, è inchiodato al quinto posto con appena 74 mila ricerche. Il Rapporto mette in evidenza anche le citazioni, le menzioni che la Rete riserva a Bergoglio. Sta in cima alla classifica a livello globale con 49 milioni di citazioni, seguito da Obama con undici milioni di citazioni in meno. Il terzo posto va a Putin, con appena otto milioni. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito il presidente americano scavalca il Papa. In Italia Bergoglio cede il primo posto a Berlusconi, che totalizza quasi un milione di citazioni, duecentomila più del Papa, e al terzo posto si piazza Grillo con mezzo milione di citazioni. La cosa cambia se si confronta il Papa con i leader digitali dei giovani. E qui non c’è storia. Bergoglio è davvero «Popestar» per i giovani sotto i vent’anni, che lo citano nelle loro conversazioni 750 mila volte, quasi il doppio degli One Direction, quasi dieci volte Justin Bieber e Mario Balotelli. A livello globale in questa speciale classifica il Papa è terzo. Insomma, Bergoglio è più seguito sui social network in Italia dai giovani rispetto a chi ha qualche anno in più. Twitter è un fenomeno a cui il Rapporto dedica un’analisi più approfondita, perché manca l’interazione, cioè il Papa «cinguetta», ma non risponde. Celli ha spiegato che «per ora la scelta è questa, ma in futuro potrebbe cambiare». Eppure per gli esperti non è un problema, perché i messaggi del Papa sono talmente rilanciati che creano discussioni nella Rete globale, anche senza l’interlocuzione con chi li produce. È quello che si chiama «engagement». Ebbene, il Papa è più efficace di molti personaggi che fondano la propria comunicazione sul web. L’indice di «engagement» è pari a 6637, pur pubblicando meno di un tweet al giorno, contro l’indice a 2309 di Obama che pubblica in media sette tweet al giorno, o Grillo che ha un livello di efficacia pari a 88, pur pubblicando in media 53 tweet al giorno.Gli esperti, interrogati da «Aleteia», spiegano che mentre Obama e Grillo utilizzano la Rete come mezzo per diffondere le loro idee, il Papa lo utilizza per stare vicino alla gente, senza preoccuparsi di ciò che la gente dice, e ottiene così risultati migliori e più efficaci.

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