Irene Grandi a Brembate Sopra
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La gente acclama: «Irene, Irene». Lei si fa attendere. Le luci si abbassano. Fari rossi sparati sul pubblico e intro d'elettronica. Atmosfera da disco club più che da concerto rock, come se si entrasse in un sogno lisergico all'insegna della “liberté e fraternité”, come ripete la voce femminile campionata. Ma quando Irene Grandi scivola sul palco, in un fascio di luce chiara che ferisce il velo nero, è “La cometa di Halley” in versione elettrificata.

Intonata la canzone portata a Sanremo, un migliaio di fan arrivati al campo sportivo di Brembate Sopra per ascoltare il concerto di “Alle porte del sogno tour”, la seguono battendo le mani, trascinati dalla sua energica luminosità. Irene Grandi chiede solo di scrivere, suonare e cantare. I suoi testi rimandano ad immagini da maxischermo dietro alle sue spalle e a felici illusioni, emozioni e sentimenti, dolori e amore, vita reale al femminile, contraddittoria e complicata, dolce e aggressiva: Irene Grandi è donna rocker.

Il pubblico femminile le dà corda, si rispecchia in lei. Alle fan piace la sua grinta, agli uomini venuti ad ascoltarla ricorda amori di gioventù.  Al pubblico di Brembate dice di essere tra loro «per cantare canzoni che parlano di sogni, di presa di coscienza, di come devono cambiare le cose. E io sono quella che sogna e rinasce sempre».

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