I colori e i sogni di Giulia Gabrieli
Ambivere, una mostra la racconta

Prosegue fino al 2 giugno ad Ambivere presso la Chiesa Vecchia, in via Papa Giovanni XXIII, «Strada facendo con Giulia», mostra di opere ispirate sulla vita e la figura di Giulia Gabrieli, la ragazza di Bergamo che morì nel 2011 per un sarcoma alla mano.

Prosegue fino al 2 giugno ad Ambivere presso la Chiesa Vecchia, in via Papa Giovanni XXIII, «Strada facendo con Giulia», mostra di opere ispirate sulla vita e la figura di Giulia Gabrieli, la ragazza di Bergamo che morì nel 2011 per un sarcoma alla mano combattuto con forza esemplare.

La mostra è organizzata dalla Comunità Cristiana di Ambivere, protagonista di un percorso spirituale, ed è stata preparata con il contributo dei ragazzi di prima e seconda della scuola secondaria di I grado e di genitori e volontari con la direzione artistica di Matteo Perico.

La mostra rimarrà aperta al pubblico nei seguenti orari: mercoledì e venerdì, la mattina solo per le scuole su prenotazione, (telefonando al numero 035 0666348 dalle 9 alle 11), il pomeriggio dalle 15 alle 17.30 e sabato 25 maggio dalle 15 alle 20, domenica 26 maggio dalle 8.30 alle 11.45 e dalle 15 alle 20. Durante il Cre, ovvero dal 20 giugno a fine luglio, la mostra sarà riaperta soltanto per i gruppi e su prenotazione chiamando sempre il numero ricordato in precedenza.

La mostra si sviluppa in un labirinto, dove una strada fatta di parole colorate vi conduce strada facendo in stanze alla scoperta della figura di Giulia, attraverso le opere realizzate dai ragazzi, con l'utilizzo di diverse tecniche come la tempera, il pastello, il collage.

La mostra è una strada dove domina un colore diverso, che simboleggia un tratto del percorso della breve vita di Giulia. Il primo colore che accompagna il visitatore è il verde, il colore della speranza, della vita, della spensieratezza giovanile; il colore dei prati e dei giardini, dove ognuno può fermarsi a cogliere un fiore, realizzato con materiale plastico, a simboleggiare un posto fantastico e irreale, in cui si possono liberare i sogni e la fantasia.

Proseguendo però i colori si spengono e domina il nero: la luce diventa buio, il sorriso si trasforma in pianto e come un fulmine a ciel sereno, la notizia della malattia spezza il fiore della vitalità. Una scatola chiusa, opprimente a rappresentare i pensieri, le preoccupazioni per il corpo che cambia, che si deforma, che si trasforma e diventa una sagoma anonima e senza identità, mentre il tempo passa inesorabilmente. Ecco allora che si trova il coraggio di indossare una maschera per non voler guardare e non voler guardarsi, una maschera dapprima bianca, neutra, che poi con l'utilizzo di varie tecniche artistiche assume fattezze e funzioni diverse, fino a diventare la maschera-guerriero per iniziare una lotta intima ed unica , la battaglia contro l'avversario invisibile.

Il primo colpo sferrato ed ecco che, come nella Guernica di Picasso, un pallido fiore sorge da una spada spezzata, sembra un segnale di tregua, ma non si può abbassare la guardia, perché il nemico è in agguato e il Rosso del fuoco della vita non si può affievolire. L'unica cosa che resta da fare è fermarsi un attimo a riflettere per recuperare le forze, per scegliere la strategia, in vista dell' ultima battaglia quella più dura, più cruenta, più spietata e per ritrovare se stessi guardandosi allo specchio, con la preghiera, sapendo di non essere soli e di essere forti, coccolati dal dolce e rassicurante suono delle onde del mare, in un gioco di stoffe, di colori dal blu intenso all'azzurro, che cancellano ogni volta le orme, una più grande e una più piccola, rimaste impresse per pochi istanti sulla sabbia.

«Ma forse tutto ciò non basta davanti alla morte che gioca la sua partita in maniera sleale, una battaglia combattuta ad armi impari, in un'ambientazione non confortevole, dove tutto è sospeso, instabile e insolito, ma fino all'ultimo istante con la voglia di vincere che a tratti lascia il posto alla paura di perdere, con il corpo indebolito, ma il cuore gonfio di grinta, di caparbietà e di coraggio - spiega il curoatore della mostra -. Ma la mossa finale è quella fatale: tutto si ferma, sembra che tutto non abbia più un senso. Che sia stata scritta la parola fine, ma per Giulia non è così: lei che ha camminato quelle vie che curvano seguendo il vento e fragile e violenta si è detta che strada facendo troverà un gancio in mezzo al cielo».

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