Aiuole di Iris per dire basta ai femminicidi

La storia. Cristina Mostosi aveva espresso il desiderio di donare i suoi fiori anche a Bergamo. Così succederà il prossimo 25 novembre. Per non dimenticare la sorella Paola e tutte le donne vittime di violenza.

Un’Iris per non dimenticare. E fare memoria, grazie a questi fiori guerrieri, delle donne vittime di femminicidio. Il progetto affonda le sue radici nell’impegno di Cristina Mostosi, figlia di Luigi, botanico di fama internazionale che per 35 anni ha ibridato con successo iris barbate: bancaria di professione e giardiniera per vocazione, è la sorella di Paola Mostosi, la giovane 24enne di Torre Boldone che nel 2002, dopo un futile incidente automobilistico, è stata sequestrata e assassinata da un camionista.

Cristina Mostosi per L'Eco di Bergamo Incontra. Video di Fabiana Tinaglia

Dal 2021 Cristina ha iniziato a regalare kit di iris barbate ai Comuni d’Italia, in modo che le varie amministrazioni possano piantare questa specie in ricordo di quante, come Paola, sono state uccise dall’odio di un uomo. L’iniziativa ora sbarca anche a Bergamo, dove il 25 novembre, Giornata nazionale contro la violenza sulle donne, verranno create tre aiuole di Iris, grazie alla collaborazione con un liceo e due Centri per tutte l’età. «Le iris saranno piantate nei quartieri di San Tomaso e Carnovali ma anche al liceo Mascheroni – spiega Marzia Marchesi, assessore comunale alle Pari opportunità –. Delle aiuole si prenderanno cura i cittadini e gli studenti, alimentando, giorno dopo giorno, la lotta al femminicidio. Quello della violenza di genere, sia fisica che psicologica, è un fenomeno presente anche nel nostro territorio: le aiuole così come le panchine rosse servono a ricordare ai cittadini di non abbassare la guardia».

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L’impegno di Cristina, in campo botanico, è iniziato nel 2015, quando ha ereditato dal padre il «Giardino di Trebecco» a Credaro, iniziando a dedicarsi a questo luogo con passione e amore. «Un femminicidio ti stravolge e dopo l’omicidio di Paola la mia famiglia non è più stata la stessa – ha spiegato Cristina –. Anche l’amatissimo giardino, luogo di aggregazione e incontro soprattutto nei weekend, è cambiato e ha conosciuto uno stato di semi abbandono perché per mia mamma era troppo doloroso tornare lì, visti i momenti felici vissuti con Paola. Poi mio padre l’ha trasformato in un laboratorio a cielo aperto, luogo di sperimentazione». Cristina l’ha preso in mano alla morte del genitore e nel 2017 l’ha aperto al pubblico, convinta che «la bellezza e la felicità si amplificano solo se condivise». Il giardino è così diventato anche il protagonista di «Biblioteca della Natura», altra iniziativa dedicata a Paola: «In questi anni, partendo dai 400 libri di botanica di mio padre, siamo arrivati a 5mila volumi grazie al contributo di tante persone».

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