Bergamo Jazz, l’antipasto è in streaming. Cinque video per ripercorrere la storia del Festival

Bergamo Jazz Memories, cinque video interviste che verranno trasmesse sui canali social della Fondazione Donizetti a partire dall’11 maggio.

Si intitola «Bergamo Jazz Memories: cinque storie per raccontare il Festival» il nuovo progetto della Fondazione Teatro Donizetti dedicato a Bergamo Jazz, che va ad affiancare altre simili iniziative del Donizetti Opera e della Stagione di Prosa e Altri Percorsi. Il ciclo di video, curato dal giornalista Roberto Valentino, collaboratore di Bergamo Jazz, è stato registrato sul palcoscenico del Teatro Donizetti a fine aprile e sarà disponibile online (in visione gratuita) sulla pagina Facebook e sul canale Youtube di Bergamo Jazz a partire da martedì 11 maggio (dalle ore 18), con scadenza settimanale sino all’8 giugno. Ospiti, musicisti (alcuni di loro anche come performer), giornalisti, spettatori e operatori testimoni di momenti salienti della storia del festival orobico, dal 1969 a oggi, da quando ancora si chiamava Rassegna Internazionale del Jazz, che l’Azienda del Turismo organizzò per 12 edizioni, sino alla ripresa del 1991 sotto gli auspici del Comune di Bergamo e del Teatro Donizetti.

Guarda qui l’intervista al batterista Famoudou Don Moye dell’Art Ensemble of Chicago protagonista di un memorabile concerto del 1974 e al curatore Roberto Valentino in onda nella rubrica Tic Tac del telegiornale di Bergamo Tv.

La serie di video non potrà dunque che aprirsi con un ricordo dei primi anni del festival, partendo proprio dalla sera del 21 marzo 1969, in cui il pianista Giorgio Gaslini si esibì prima in solitudine e poi a capo della sua big band. A raccontarla, Guido Conti, socio del Jazz Club Bergamo e spettatore di quella storica serata e di tutte le altre successive che hanno scandito il festival, e Gianluigi Trovesi: il più internazionale dei jazzisti bergamaschi nel 1969 era tra il pubblico, ma dal 1970 avrebbe calcato numerose volte il principale palcoscenico jazzistico cittadino.

Martedì 18 maggio la memoria andrà a due concerti iconici, quello di Keith Jarrett del 1973 e dell’Art Ensemble of Chicago dell’anno dopo: le immagini di entrambi gli eventi avrebbero subito fatto letteralmente il giro del mondo, comparendo su riviste, libri e dischi ed esposte in mostre importanti, grazie agli scatti di Roberto Masotti, fotografo di musica e spettacolo tra i più apprezzati a livello internazionale. Insieme a Masotti, due altri ospiti di riguardo quali Famoudou Don Moye, batterista dello stesso AEOC, e il percussionista di origine senegalese Dudu Kouate, da qualche anno entrato a far parte della storica formazione statunitense, portabandiera di quella Great Black Music che sintetizza ancora oggi al meglio il rapporto fra tradizione e innovazione della musica afroamericana.

Gli anni, controversi per vari motivi, in cui il festival venne trasferito al Palazzetto dello Sport, saranno invece ricordati il 25 maggio da Enrico Rava, che nel 1977 suonò al Palazzetto e che dal 2012 al 2015 avrebbe ricoperto il ruolo di Direttore Artistico di Bergamo Jazz, dal pianista Gaetano Liguori, che nel 1975 venne accolto dalle ovazioni del pubblico giovanile, e dal giornalista dell’Eco di Bergamo Ugo Bacci, che contestualizzerà quella turbolenta stagione non solo sotto il profilo musicale.

Il sassofonista Tino Tracanna, musicista di grande esperienza a livello nazionale anche come didatta, parlerà quindi, martedì 1 giugno, di due illustri colleghi di strumento: Archie Shepp e Gato Barbieri, entrambi entrati negli annali del festival jazz di Bergamo grazie ai loro concerti.

L’ultima “storia” di Bergamo Jazz Memories, online l’8 giugno, incentrata sull’oggi e sul domani della manifestazione, avrà come protagonisti Massimo Boffelli, Direttore Generale della Fondazione Teatro Donizetti, Maria Pia De Vito, attuale Direttore Artistico di Bergamo Jazz, Luca Conti, Direttore del mensile Musica Jazz, e due giovani talentuosi musicisti che rappresentano il futuro del jazz in Italia e non solo, il clarinettista milanese Federico Calcagno e la batterista bergamasca Francesca Remigi, anche lei originaria della Val Seriana come lo stesso Gianluigi Trovesi.

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