Dal film a teatro «Mine vaganti» in scena al Donizetti

Bergamo Settimana nel segno di Ferzan Ozpetek : fino al 27 febbraio lo spettacolo con Francesco Pannofino e Iaia Forte e domenica alle 20.30 il monologo «Ferzaneide» in cui il protagonista sarà il regista turco.

Cosa hanno in comune Denzel Washington, George Clooney, Kurt Russell, Antonio Banderas, Dan Aykroyd (e decine di altri attori)? Che, sullo schermo, parlano tutti con la voce di Francesco Pannofino , l’attore e doppiatore (e direttore di doppiaggio), che sarà il protagonista della commedia « Mine vaganti » diretta dal regista Ferzan Ozpetek (tratta dal suo film omonimo), che sarà in scena al Teatro Donizetti fino domenica 27 febbraio per la stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti.

A margine dello spettacolo, domenica 27 (alle 20,30) , lo stesso Ozpetek porterà in scena il suo spettacolo «Ferzaneide» , presentato come evento speciale. Con Francesco Pannofino, nei panni di Vincenzo Cantone (padre di Tommaso e Antonio), saranno in scena: Iaia Forte (sua moglie Stefania), Erasmo Genzini (Tommaso Cantone, fratello minore di Antonio), Carmine Recano (Antonio Cantone), Simona Marchini (la nonna, madre di Vincenzo).

Francesco Pannofino, lei ha definito questo spettacolo come «pieno di ritmo, divertimento e riflessioni. Fa ridere e fa pensare, con il suo messaggio di libertà».
«Sì, è proprio così. Uno spettacolo dove si racconta una storia come ce ne sono tante, uno spettacolo contro i pregiudizi, contro chi non accetta la diversità. È una bella storia, tratta da un film di successo».

«Uno spettacolo contro i pregiudizi, contro chi non accetta la diversità»

Come è entrato in questo progetto?
«Avevo visto il film, naturalmente, poi mi ha chiamato Marco Balsamo, che è il produttore dello spettacolo e mi ha fatto incontrare Ferzan Ozpetek per parlare di questo progetto. Non ultimo c’era il fatto che, nel film, la mia parte la sosteneva Ennio Fantastichini, che conoscevo bene e che purtroppo ci ha lasciati troppo presto ed è stato un onore interpretare un ruolo che lui aveva ricoperto così bene».

Non è stata un po’ una scommessa rischiosa il passaggio dal cinema al teatro?
«Indubbiamente c’era il rischio, ma come in tutti i progetti c’è una dose di rischio che bisogna mettere in conto perché quando si fa uno spettacolo non puoi sapere se andrà bene, se la storia convincerà il pubblico. Qui avevamo di base il successo del film, ma era una scommessa che non era scontato vincere. Invece l’abbiamo vinta, lo spettacolo funziona benissimo, la regia l’ha fatta lo stesso Ozpetek, che ha anche apportato alcune modifiche rispetto al film».

Il tema dello spettacolo è ancora di attualità...
«Purtroppo sì, basta vedere quanti episodi di omofobia ci sono ancora. Non siamo nel pieno della libertà, ci sono ancora tanti pregiudizi, sono cose ataviche, difficili da scardinare, però bisogna provarci, soprattutto noi che facciamo arte e cultura. Siamo proprio noi che dobbiamo dare il là a questo cambiamento di mentalità».

«Siamo noi che dobbiamo dare il là a questo cambiamento di mentalità»

Lei recita insieme a Iaia Forte, che interpreta sua moglie, e Simona Marchini, che interpreta la parte della nonna che nel film era dell’indimenticata Ilaria Occhini: come ha lavorato con queste due donne?
«Bene, è stato molto bello, sono due professioniste molto serie. Grazie a loro e agli altri interpreti lo spettacolo scorre che è una meraviglia».

Nello spettacolo viene coinvolto anche il pubblico.
«Sì, diciamo che Ferzan Ozpetek ha avuto l’idea di trasformare la platea del teatro nella piazza del paese dove il padre dei ragazzi, Vincenzo, il mio personaggio, non vuole andare perché in mezzo alla gente si vergogna che si sappia che suo figlio è omosessuale. Ma l’altro figlio lo sprona ad uscire e quindi c’è una scena, alla fine del primo tempo, nella quale io e mio figlio scendiamo in platea e la scena si svolge lì. Non succede niente di strano, solo che l’azione si svolge in platea come, appunto, se fosse la piazza del paese».

Lei è attore di teatro, cinema e televisione ma la cosa che ci incuriosisce è la sua attività di doppiatore: tra i tanti attori a cui ha prestato la voce ce n’è uno che preferisce?
«Ho doppiato tante volte Denzel Washington e George Clooney per cui mi sento come fossi un po’ un loro cugino, siamo cresciuti insieme, essendo attori di alto livello tra l’altro si può carpire anche qualche segreto su come si lavora al cinema».

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