«Fermiamo l’Aids sul nascere»
Boni è testimonial del Cesvi

«Credo nella totalità del mondo, in quella catena di solidarietà che unisce tutte le persone in qualunque parte della terra si trovino. Se non capiamo questo, il mondo è destinato a finire perché imploderà, collasserà su se stesso».

«Credo nella totalità del mondo, in quella catena di solidarietà che unisce tutte le persone in qualunque parte della terra si trovino. Se non capiamo questo e continuiamo a guardare solo al nostro orticello, il mondo è destinato a finire perché imploderà, collasserà su se stesso».

Usa parole forte per riassumere il suo impegno verso il prossimo l’attore Alessio Boni. Indimenticabile in «Caravaggio», Boni è testimonial, insieme ad altri artisti, dello spot sociale del Cesvi «Fermiamo l’Aids sul nascere». «Ho incontrato il Cesvi alcuni anni fa - racconta l’attore bergamasco - perché l’ufficio stampa mi mandò una mail. Come l’ho letta ho capito subito, a pelle, che mi sarebbe piaciuto dare il mio contributo al lavoro di questa organizzazione che, tra l’altro, affonda le sue origini proprio a Bergamo».

Va detto che l’incontro con il Cesvi non è la prima collaborazione di Boni, che è stato «Goodwill Ambassador» dell’Unicef Italia. Anche in questo caso il suo impegno è stato finalizzato in primo luogo per la campagna per la lotta all’Hiv/Aids. Tre sono i viaggi compiuti da Boni per toccare con mano quelle che sono le problematiche di ogni genere affrontate dal Cesvi. In Zimbabwe nel 2011, in Myanmar nel 2012 e quest’anno in Perù: «Tutte esperienze straordinarie, che mi hanno fatto capire quanto i nostri problemi facciano ridere se confrontati con quelle che sono le emergenze di questi paesi. Non ultima quella dell’Aids, che in Zimbabwe miete ancora il 33% di vite, soprattutto di bambini sotto i 5 anni d’età».

E proprio in Zimbabwe Boni ha potuto visitare la «Casa del Sorriso» di Harare, creata dal Cesvi nel 2005.

È una struttura dedicata ai ragazzi di strada di Harare, spesso orfani a causa dell’Hiv, vittime di violenza e a rischio di delinquenza. Oltre a servizi igienici, cure mediche e cibo, questo spazio offre ai ragazzi corsi di formazione e la possibilità di esprimere se stessi attraverso canto, danza, recitazione e pittura. «Ci hanno mostrato entusiasti alcune scene teatrali dove si parla di preservativo, di stigma, di pregiudizio, di ignoranza nei confronti della malattia. Con queste scene hanno intenzione di sensibilizzare i ragazzi delle scuole superiori di Harare sul tema dell’Hiv».

Caratteristica dell’azione del Cesvi è dare vita a iniziative alle quali contribuisce in modo determinante la gente del posto in modo così che poi le stesse possano continuare a vivere di vita propria: «Questo è l’aspetto del modo di operare del Cesvi che più mi ha convinto - spiega Alessio Boni -, la loro azione è volta a formare il personale locale, a fornirgli gli strumenti necessari per proseguire in modo autonomo quanto iniziato. Insomma creano qualcosa che rimane perché fatto dalla gente del posto».

In Zimbabwe l’emergenza è l’Aids, in Myanmar la malaria, causa di morte del 70% della popolazione. Qui il Cesvi interviene in stretta collaborazione con le strutture sanitarie locali per raggiungere qualcosa come 72mila persone in 150 villaggi nei due distretti di Shan e Madalay, distribuire zanzariere impregnate di insetticida e organizzare campagne di informazione: «Io non faccio niente - sottolinea Alessio Boni - gli eroi sono le persone che lavorano silenziosamente, in ombra, che sono sul campo dalla mattina alla sera e di cui nessuno parla mai. È gente veramente incredibile, il mio è davvero un piccolo contributo rispetto alla loro immensa dedizione agli altri». Per sostenere la campagna del Cesvi «Fermiamo l’Aids sul nascere» è possibile inviare entro il 21 dicembre un sms solidale al 45503.
Tiziana Sallese

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