Festa dei popoli al Lazzaretto
E il Bepi canta con i migranti

«Lo spirito del pianeta» stasera al Lazzaretto di Bergamo, in seno all’Happening delle coopertive sociali, interviene alla Festa dei popoli con l’idea di creare un ponte tra la nostra cultura e quella di altra gente lontana, giunta qui attraverso i flussi migratori.

Nei giorni scorsi da «Lo spirito del pianeta» ha mandato cartoline di costume bergamasco in giro per il mondo, stasera al Lazzaretto di Bergamo, in seno all’Happening delle coopertive sociali, interviene alla Festa dei popoli con l’idea di creare un ponte tra la nostra cultura e quella di altra gente lontana, giunta qui attraverso i flussi migratori.

Il Bepi ha accolto l’invito dell’Ufficio migranti della diocesi e stasera salirà sul palco con il suo gruppo, i Prismas, e quattro solisti di altrettante genie: la cantante romena Claudia Serdan, il musicista indiano Josiah Heflin, il tunisino Ridha Ibrahim, il percussionista congolese Pegas Ekamba Bessa (inizio ore 21; ingresso libero). Sul palco l’incontro.

«In pochi giorni due finalità diverse – spiega Tiziano Incani, il Bepi-, e credo di essere più adatto alla prima: cercare di far capire ai non bergamaschi cosa sono i bergamaschi. Nel caso di stasera mi si chiede di creare un ponte, tra la cultura autoctona e la nuova cultura che oggi fa parte integrante della nostra realtà. La grande difficoltà è quella di andare oltre la retorica, oltre quel buonismo un poco superficiale che a me non è mai piaciuto e che voglio evitare. Non intendo barricarmi dietro qualche frase fatta, tipo ”la musica unisce”, “la musica come linguaggio universale”. Sono frasi belle, ma lasciano il tempo che trovano perché ci vuol altro per costruire un’integrazione che sia realmente tale». In passato il Bepi ha spesso detto no ad iniziative del genere.

«Se mi accorgevo che non c’era una reale volontà di crescita, ma ci si voleva mettere l’animo in pace, con la classica operazione di facciata, dicevo subito di no. Qui è diverso, vuoi per la stima che ho per uno degli organizzatori che so essere una persona molto attenta ai contenuti. Giancarlo Domenghini crede fortemente in queste cose, magari in modo utopico. Tutta la sua attività gira intorno al mondo dell’immigrazione. Ha idee diverse da me: lui già si commuove a vedere il bergamasco che canta insieme all’extra comunitario. Io sono più con i piedi a terra: voglio capire quale immigrato mi trovo di fronte. Quando si parla di dialogo la propensione deve essere biunivoca. Io devo andare verso di lui, ma lui deve venire verso di me. Quello che io sogno non è un mondo dove siamo tutti uguali e ogni angolo del pianeta è uguale, sogno un mondo dove Bergamo sarà valorizzata e difesa da persone con un colore di pelle diverso dal mio. Mi piace l’idea di un’identità locale composta magari da una diversa forma di umanità». Momento importante della Festa dei popoli la Messa iniziale, alle 12

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