Gamec, video-guida alla scoperta del talento visionario (ma poco noto) di Regina

La retrospettiva dedicata a Regina Cassolo Bracchi visitata con una guida d’eccezione, Lorenzo Giusti, direttore artistico della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea orobica.

Le sue opere sono sempre di medie-piccole dimensioni perchè negli anni ’30 del Novecento, la dignità artistica delle donne era ancora tutta da conquistare e Regina Cassolo Bracchi pur avendo sposato un pittore affermato come Luigi Bracchi, non ha mai avuto a disposizione un vero e proprio laboratorio dove potesse esprimere a pieno il suo talento.

Regina, questo il suo nome d’arte, fu attiva già negli anni ’20 con opere ispirate all’avanguardia. Nel 1932 aderì al futurismo marinettiamo, ma sempre mantenendo una sua identità ben definita. Durante la Seconda Guerra Mondiale si trasferì in Valtellina, a Tirano, paese di origine del marito. Ed è qui che si avvicina alla natura e comincia a rappresentarla anche in modo quasi ossessivo. In mostra sono esposti decine, delle centinaia di bozzetti di fiori che creò in quegli anni e che a volte abbellì con colori ricavati dalla trasformazione delle piante che poi disegnava.
Dopo il conflitto partì proprio da questi schizzi per creare delle forme geometriche che poi elaborò in scultura utilizzando soprattutto il gesso in un percorso continuo che la porterà all’astrazione pura degli anni ’50/’60. Anni in cui, dopo aver conosciuto Bruno Munari aderirà al Mac, il Movimento Arte Concreta, un movimento che indagò l’astrazione pura geometrica come massima espressione artistica.

Visita la mostra insieme a Lorenzo Giusti. Guarda il video tratto da Tic Tac, la rubrica di cultura e spettacolo del tg di Bergamo Tv.

«Siamo partiti da lontano, -ci dice Lorenzo Giusti direttore artistico della Gamec e curatore della mostra- da un lavoro fatto con Chiara Gatti (l’altra curatrice della retrospettiva), quattro anni fa sulle donne del futurismo, in cui è emersa la figura di Regina come una delle figure più interessanti. Abbiamo poi approfondito la ricerca su di lei che è stata la prima scultrice dell’avanguardia italiana, a tutti gli effetti la prima donna a dedicarsi in maniera sistematica alla scultura, ed è questo primato che rende il suo lavoro così importante ed attuale».

Si tratta di una retrospettiva classica che segue un ordine cronologico, dai primi studi degli anni ’20, alle opere futuriste in alluminio degli anni ’30 , fino a quelle astratte in plexiglass degli anni ’50 e ’60. La mostra è divisa in 9 sale con oltre 250 lavori e ci permette di apprezzare tutte le sfumature della personalità artistica di Regina e della sua evoluzione nel tempo.

Una donna libera e creativa che ha sempre mantenuto un’autonomia notevole anche rispetto movimenti artistici a cui ha aderito.

«Regina costruisce le opere in alluminio in modo sartoriale- continua Giusti- infatti a ogni scultura corrisponde un cartamodello, composto da carte tagliate e tenute insieme con spilli. Anche se si tratta di lavori preparatori, possono essere considerati a tutti gli effetti opere d’arte. Qui in mostra ne abbiamo portate parecchie, perchè pensiamo che anche l’occhio del nostro tempo ne riesca a cogliere l’originalità».

Per tutte le informazioni sulla mostra che è aperta sino al 29 agosto clicca qui.

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