Lallio, la predica del santo si fa musica

«I cOLORI DELL’ARIA 4». Domenica alle 16 e alle 19 il Vagues Saxophone Quartet in concerto nella chiesa di S. Bernardino con brani di Bach, Monk, Bernstein e una prima assoluta di Roberto Olzer ispirata agli affreschi del Baschenis.

«I colori dell’aria» è un recente progetto concertistico ideato dallo scrittore e promotore culturale Alessandro Bottelli, nato per valorizzare, grazie a brani strumentali creati ad hoc da compositori professionisti, il patrimonio artistico-culturale del territorio. In tal modo si intende dare al pubblico la possibilità di apprezzare sotto una luce completamente diversa – quella del linguaggio dei suoni – opere di notevole fattura e pregio iconografico, spesso di autori anonimi e, nella maggior parte dei casi, relegate ai margini dei grandi flussi turistici.

Uno scrigno di bellezza

Giunto al suo quarto appuntamento – dopo i lusinghieri riscontri ottenuti a Tavernola Bergamasca, Santa Croce di San Pellegrino Terme e nella chiesa di San Nicolò ai Celestini in Bergamo –, «I colori dell’aria» si trasferisce dunque appena fuori porta, e precisamente a soli 4 chilometri dal centro urbano, approdando nell’antica e appartata chiesa di San Bernardino in Lallio, autentico scrigno di bellezza, storia e memoria. È qui, infatti, che domani alle 16 (con replica alle 19) si esibiranno i giovani componenti del Vagues Saxophone Quartet (Andrea Mocci sax soprano, Francesco Ronzio sax contralto, Mattia Quirico sax tenore, Salvatore Castellano sax baritono), una formazione già coronata da numerosi riconoscimenti (premio speciale del Concorso Internazionale «Luigi Nono» nel 2016, primo premio assoluto al Concorso Internazionale per concertisti «Cosima Wagner» di Bellagio e al Concorso Internazionale per solisti e gruppi cameristici «C. M. Giulini» di Bolzano nel 2022), da presenze a rassegne e festival di rilievo (Milano Musica, Società del Quartetto e Festival 5 Giornate di Milano) e dalla pubblicazione del primo disco per l’etichetta Da Vinci. L’ensemble, che si caratterizza per una vivace e fattiva partecipazione alla creazione di nuove partiture, lavora spesso a stretto contatto con i compositori, e ha già all’attivo prime esecuzioni assolute di musiche composte da Luca Tessadrelli, Gabriele Cosmi, Paolo Ugoletti, Alessio Manega, Federico Troncatti, Gabriele Rota, Federico Calcagno, Marialuisa Balza, Davide Mutti.

Da Haendel a Gershwin

Il programma del concerto, pieno di rimandi e allusioni più o meno palesi, esordisce con The arrival of the Queen of Sheba, brano che Georg Friedrich Haendel compose come preludio al terzo atto dell’oratorio Solomon, in cui la ricchissima Regina di Saba fa visita a Salomone per metterne alla prova la grande saggezza. Si tratta di una delle pagine più eseguite dell’autore tedesco, poi naturalizzato inglese, impiegata come musica d’apertura ai giochi olimpici di Londra nel 2012. Segue il celebre Mambo di West Side Story, musical di Leonard Bernstein che mescola, in un concentrato di martellante potenza, musiche e danze di tradizioni esotiche a linguaggi e tecniche musicali occidentali. Le tre Sonate di Domenico Scarlatti rielaborate da Salvatore Sciarrino per quartetto di sassofoni, hanno l’intento – secondo quanto ci ricorda il compositore siciliano – di dare nuova vita al repertorio settecentesco attraverso il timbro «nuovo» dello strumento inventato da Adolphe Sax, rivedendo la destinazione d’uso di alcuni brani. Il materiale musicale, destinato originariamente al clavicembalo, e dunque ad un unico interprete, viene infatti qui ridistribuito sui quattro fiati in modo da aggiungere profondità ed espressività, con timbriche e possibilità dinamiche molto diverse dalla versione tastieristica.

Un brusco salto in avanti ci porta direttamente ad un altro trittico, formato dai Tre Preludi scritti dall’americano George Gershwin, compositore che incarna il connubio ideale tra la musica «colta» europea e la nuova cultura jazzistica afroamericana. Questi brani sono gli unici che l’autore scrisse per pianoforte solo. Il progetto iniziale era di creare una raccolta di 24 preludi, richiamando così i 24 Preludi e Fughe del Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach, dal titolo Melting pot. L’opera non fu mai portata a compimento e dopo varie riduzioni si arrivò alla forma definitiva che ancor oggi conosciamo, composta da tre preludi. Per onorare il connubio reso celebre dal grande di Eisenach ed elevato a sistema nella sua duplice raccolta in tutte le tonalità (di cui lo scorso anno si sono festeggiati i 300 anni dalla creazione), al trittico di preludi gershwiniani fa eco un ideale trio di altrettante fughe composte dal Kantor. La Fuga in sol minore BWV 578, quella in do maggiore BWV 846 (preceduta dal noto Preludio di identica tonalità) e il Contrappunto n. 1, che inaugura la ponderosa Arte della Fuga, sono un vero e proprio concentrato dell’arte contrappuntistica bachiana oltre che personificazione di una bellezza senza tempo. Thelonious Sphere Monk è stato uno tra i più grandi interpreti del jazz di sempre. Personaggio solitario, silenzioso, non incasellabile, creò uno stile tutto suo. Il famosissimo Blue(s) Monk, qui nell’adattamento di Frank Reinshagen, è il brano che il pianista di Rocky Mount incise di più in assoluto.

«Il tuono della luce»

Di Roberto Olzer (organista, pianista, compositore, arrangiatore di Domodossola dai multiformi interessi, equamente suddivisi tra classica e jazz) il Vagues Saxophone Quartet terrà a battesimo Il tuono della luce, una recentissima «omelia francescana» ispirata a uno degli undici episodi tratti dalla vita di San Bernardino da Siena che Cristoforo Baschenis il Vecchio realizzò ad affresco sui muri della piccola chiesa campestre di Lallio negli anni Sessanta del Cinquecento.

Scrive Olzer a proposito della nuova partitura: «La composizione immagina il Santo nel fluire della sua predica, e nell’alternarsi dei registri espressivi e retorici che attraversa, trascolorando da toni riflessivi e visionari, a momenti solenni e severi, da frangenti più leggeri alla forza della sua perorazione più appassionata ed energica. Un gioco linguistico che attinge a più riferimenti musicali, a suggestioni del primo Novecento così come a citazioni della musica afroamericana. Un brano suddiviso in quattro ‘quadri’, ciascuno dei quali esplora armonie, ritmi, articolazioni diverse; diverse declinazioni del suono e della parola umani, nel loro essere persuasivi. Il primo quadro sviluppa un’idea ritmica asimmetrica e perentoria, sopra la quale si distende tuttavia una linea melodica cantabile e lirica. Nel secondo è invece un movimento quasi di danza a prevalere, ondeggiante, sensuale, corporeo. Nel terzo lunghe note in crescendo che si perdono in lontananza annunciano un andamento più corale, mistico. L’ultimo quadro chiude l’omelia del Santo con tratti più spigolosi, ed una figurazione che si dilata in crescendo, quasi a volersi insinuare nelle coscienze degli uditori. L’esplorazione delle tante analogie tra l’arte retorica e quella musicale consente insomma di dar vita ad un polittico che liberamente si ispira ad un ampio ventaglio di possibilità e reminiscenze musicali, tentando di offrire un riflesso dell’abbagliante esperienza che immaginiamo sia stata l’assistere ad una predica di San Bernardino da Siena». Simmetricamente al brano d’apertura, chiude il programma l’intramontabile creazione di un altro George, probabilmente il brano più conosciuto del musicista statunitense: la Rhapsody in Blue. Originariamente concepita per pianoforte solista e Big Band, è oggi eseguita abitualmente con orchestra sinfonica. La Rhapsody ebbe da subito grande successo anche tra compositori come Stravinskij, Rachmaninov, Kreisler, presenti alla prima esecuzione. Gershwin, che per l’occasione sedeva al pianoforte, la descrisse così: «…la udii come una sorta di multicroma fantasia, un caleidoscopio musicale dell’America, col nostro miscuglio di razze, il nostro incomparabile brio nazionale, i nostri blues, la nostra pazzia metropolitana».

Il concerto è organizzato in collaborazione con la parrocchia di Lallio e rientra nelle iniziative della Settimana della Cultura promossa dalla Diocesi di Bergamo. Ingresso con offerta libera. Prenotazione obbligatoria (posti limitati). Per info e prenotazioni: 388.5863106.

© RIPRODUZIONE RISERVATA