Memoriali dall’Ucraina per spiegare la guerra al mondo

Libri Olga Grebennik, scrittrice e illustratrice ucraina, racconta nel suo «Diario di guerra» (Caissa Italia) otto giorni trascorsi nei sotterranei all’inizio del conflitto con i figli. Marco Gallipoli, italiano d’origine e ucraino d’adozione, con «La parte più buia della notte» (Rizzoli) ripercorre la storia della sua famiglia a partire dalla fuga con i bambini all’estero.

Il soffitto basso, la sabbia sotto i piedi, la paura. Olga Grebennik, scrittrice e illustratrice ucraina, racconta nel suo «Diario di guerra» (Caissa Italia) otto giorni trascorsi nei sotterranei all’inizio del conflitto con i figli Fëdor, 9 anni, e Vera, 4. «Chi sono? - si chiede l’autrice - Madre, moglie, figlia, artista, scrittrice. Una persona, la cui vita è stata spezzata in due». Le armi di Olga sono una matita e un taccuino: «In un mondo in cui tutto crollava io, a dispetto della guerra, creavo per sopravvivere». I suoi bozzetti descrivono in modo vivace la resistenza della popolazione ucraina a Charkov. Dopo otto giorni Olga con il cuore infranto lascia la città e la famiglia di origine e si trasferisce con i figli in Bulgaria. Il suo è un messaggio di pace: «Una guerra non ha vincitori, lascia solo sangue, devastazione e vuoto. Ora so per certo che c’è la guerra e ci sono le persone. La prima non tiene conto delle seconde».

Marco Gallipoli, «La parte più buia della notte»

Altrettanto toccante il memoriale di Marco Gallipoli «La parte più buia della notte» (Rizzoli). L’autore, italiano d’origine e ucraino d’adozione, ripercorre la storia della sua famiglia, a partire dalla fuga con i bambini all’estero, inventando un grande gioco per non spaventarli. Poi Marco torna per dedicarsi ai profughi e al salvataggio delle opere d’arte come gesti di resistenza. Dal racconto in presa diretta alla riflessione: «Guerra. Le parole per dirla» (Erickson) è una raccolta di saggi di Stefano Vicari, Daniela Lucangeli, Alberto Pellai e Dario Ianes, con un’intervista a Liliana Segre, per aiutare genitori, educatori e insegnanti a «spiegare» il conflitto e le sue implicazioni, «a bambini, adolescenti e a noi stessi».

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