Quattro amici e un sogno: il cinema
Sapori bergamaschi del primo ’900

Torna la sgangherata combriccola di «Esperia»: ecco il terzo romanzo di Claudio Calzana. L’autore: «Mi piace essere uno scrittore divertente, ne vedo pochi in giro per l’Italia».

«Fiat lux». E «Lux» è: è in libreria il nuovo, terzo romanzo di Claudio Calzana (Giunti, pp. 192, euro 12), dopo «Il sorriso del conte» e l’automobile (al maschile) «Esperia», di cui questo «Lux» riprende le fila. Sarà presentato dall’autore con Angelo Piazzoli, segretario generale della Fondazione Creberg, e Max Pavan, giornalista di Bergamo Tv, martedì 5 maggio alle 18 nella Sala Traini del Credito Bergamasco (via San Francesco 8/a).

Una banda di squinternati, «soliti ignoti» in versione rigorosamente bergamasca, ha organizzato un furto ai danni della cassa del circo di Buffalo Bill, transitato per Bergamo (verità storica) nel 1906. Ma uno dei quattro se n’è scappato a Parigi con la bell’Ona e il malloppo. Tornato nella piccola patria, la comitiva, che «non ti spieghi il motivo eppure funziona», si ricompone. E mette su un pionieristico cinema: il Lux, appunto.

Attorno a nascita e primi vagiti della nuova creatura, la storia si fa più viva, il racconto si coagula attorno a più forte nucleo aggregante/trainante; anche le vicende di una nuova intrapresa possono innescare la voglia di sapere come va a finire, con annesse trepidazioni. Tanto più che, per accompagnare musicalmente le proiezioni, dopo non pochi mal di pancia e stazioni «entre oui et non», i neoimprenditori ingaggiano un giovane cieco, a cui la figlia di uno dei quattro, Esperia come l’auto poi Fiat e il precedente romanzo, illustra, si fa per dire, le scene in atto. Galeotto il piano, o il «sinemà».

Lo stile, i toni, in parte la stessa materia, non possono non richiamare Andrea Vitali: analoga, ostentata oltranza di localismo, provincialismo, strapaese: manca solo il lago. Analoga onomastica «estrema», un po’ alla Frate Indovino: Spiridione Curnis, Ulderico Manzi, la stessa Esperia… Il gusto, anche, per fatti che restano «al di qua» del giallo vero, di cadaveri e sangue, omologhi, per così dire, a dimensioni, toni, natura del contesto: un furtarello, un commissario tuttosommato bonario, una fuga nella capitale del buon gusto, dell’eleganza e del lusso, pur restando inguaribilmente, orobicamente alieni da parigine finezze.

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