Viaggio nel cervello con Brüne
«Il perdono è una conquista recente»

Neogenitori, rilassatevi. La maggior parte di voi trasmette istintivamente, senza bisogno di corsi e esperti, le competenze sociali così importanti per lo sviluppo del cervello nei primi anni di vita.

E se non siete bravi in matematica, tenete conto che il cervello umano è strutturalmente più portato al pensiero sociale che a quello teorico. Parola di Martin Brüne, psichiatra evolutivo dell’Università di Bochum, che si dedica allo studio di come il cervello elabora le informazioni che provengono da altri esseri umani.

Come diceva Alberto Sordi, «io so che tu sai che io so»: la nostra sopravvivenza dipende in gran parte dalla capacità di interpretare correttamente quel che passa per la testa degli altri. Verità e inganno, alleanza e competizione passano per i neuroni che producono attenzione e astrazione, capacità di attribuire lo stato mentale e fare inferenze.

Specifiche aree del cervello e della corteccia sono coinvolte in processi complessi come il riconoscimento di un comportamento morale corretto da uno scorretto. «Test per studiare come il cervello si attiva in presenza di premio, punizione, condivisione - ha affermato Brüne - mostrano anche che il meccanismo di rivalsa è attivo e interessa le aree più antiche, mentre quello di perdono implica che si attivino in misura maggiore zone prefrontali in modo da scavalcare l’emozione». Il perdono è una conquista neuronica recente.

Un buon attaccamento, cioè la fiducia che il neonato ricava dall’essere accudito con amore, è la base per lo sviluppo corretto e pieno della cognitività sociale e del cervello stesso, come ormai dimostrato anche dal «neuroimaging»: i bambini trascurati hanno cervelli meno sviluppati.

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