Perdite e nuovi inizi
E una nonna si ritrova influencer

«Gli esseri umani - scrive Gabriel Garcia Marquez - non nascono sempre il giorno in cui le madri li danno alla luce, ma la vita li costringe ancora molte volte a partorirsi da sé». È il filo conduttore di «Non c’è tempo per essere tristi» (De Agostini) in cui Emanuele Usai narra la storia di sua nonna Licia Fertz, novantenne piena d’energia che si è riscoperta influencer e ogni giorno risponde ai messaggi dei 109 mila follower del suo account «Buongiorno nonna». Così Licia ha trovato la forza di reagire al dolore per la scomparsa del marito e di dimostrare - a se stessa e poi al mondo - che c’è sempre una strada per resistere e continuare a sognare, a qualunque età.

La perdita di un genitore può provocare un effetto dirompente, come accade ad Anna in «Cercando il mio nome» (Feltrinelli) di Carmen Barbieri, attrice e scrittrice napoletana. Giosuè, il padre di Anna, da sempre sua guida e sostegno, muore di cancro e lei si ritrova a lavorare in un night club, divorata da insicurezze e paure; sperimenta tutta l’asprezza della vita finché trova in se stessa il coraggio di rialzarsi. Si intrecciano storie di perdita e nuovi inizi anche in «Finché il caffè è caldo» (Garzanti) di Toshikazu Kawaguci, ambientato in un bar speciale, che permette di ripercorrere il proprio passato, offrendo uno sguardo diverso e un’occasione per sanare le ferite e ripartire. Non a caso è diventato un longseller, infine, «Cambiare l’acqua ai fiori» di Valeriè Perrin, romanzo sensibile e coinvolgente in cui Violette Toussaint, guardiana di un cimitero, è depositaria di segreti e confidenze e dipana i fili di mille vicende che aiutano a riscoprire la bellezza e la meraviglia delle piccole cose.

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