A Songavazzo alla scoperta del cashmere
Mirella e la nuova sfida online

Una storia che parte dal Veneto, arriva in Svizzera e ci porta a Sovere e poi a Songavazzo. Una storia che Giuseppina De Mori ha raccontato tante volte alla figlia Mirella e che ora dipana una matassa fatta di laboriosità e ingegno.

Il maglificio De Mori è nato nel 1957, quando Giuseppina arriva a Sovere con il marito. Lei veneta, lui bergamasco, si conobbero a Zurigo dove entrambi erano emigrati: «Mia madre faceva la sarta, come tutta la famiglia, mio padre era un’artista che si inventava qualsiasi lavoro – racconta la figlia Mirella -. Da sarta si trasformò in magliaia e dopo sposati decisero di tornare in Italia, scegliendo il paese natio di mio padre per mettere su famiglia».

Sovere, appunto: papà apre un ristorante, mamma si prende una macchina da maglieria e inizia a lavorare in casa: «Le prime commesse furono tedesche e il lavoro iniziò a ingranare: nel 1968 a Songavazzo aprimmo un laboratorio con una cinquantina dipendenti».

Fino al 1985 il maglificio De Mori lavorava in esclusiva per una ditta tedesca con una filiale a Milano: «In quegli anni entro anche io in laboratorio – spiega Mirella – e il mercato iniziò ad estendersi quando decidemmo di concludere il lavoro per la Germania». Songavazzo si apre al mondo della moda: «Mi ricordo Krizia, ma anche Aspesi e non solo: la moda italiana faceva le sue maglie da noi, ma anche i marchi più famosi del cashmere bergamasco». Proprio perché De Mori è un maglificio specializzato in questa lana così pregiata: «Dal filo alla spedizione del capo finito, con lavorazioni all’avanguardia, con tutte le finezze e tutti i punti». Una specializzazione che vede ora in campo 10 dipendenti e la collaborazione di artigiani del territorio per le finiture e i dettagli più particolari: «Ci siamo specializzati nel cashmere e questo è il nostro valore aggiunto, pur lavorando tutte le fibre naturali» continua Mirella che quest’anno ha deciso di fare un ulteriore passo in avanti: «Il settore della lana ha risentito della crisi come tutto il comparto, ma lavorare per conto terzi richiede capacità eccellenti che permettono di primeggiare in lavorazioni ancora manuali».

La crisi però ha provocato un problema legato ai crediti: «Molti conti non evasi, difficoltà nella gestione dei pagamenti, soprattutto lavorando sull’Italia». E la fatica va a pari passo con la tenacia: «Perché abbiamo conoscenza e tecnologia, abbiamo artigianalità e idee: da qui una linea interna che è nata da pochi mesi ed è già on line» spiega Mirella. Un’etichetta che prende il suo nome, Mirella De Mori: «Perché è il mio sogno ed è quello di tutto il mio staff: siamo un team di donne e dentro questa lana c’è il più grande grazie a mia madre, che ora non può più lavorare ma che segue il mio progetto da casa».

L’entusiasmo non manca: una collezione cashmere uomo e donna composta da maglieria, abiti, giacche e pantaloni, con una linea di accessori: su mirellademori.it il primo lancio mentre l’imprenditrice pensa a una rete vendita: «L’obiettivo è sfruttare le competenze interne per un progetto che possa raccontare anche la storia della nostra famiglia, senza dimenticare il lavoro conto terzi che resta la nostra mission». E che ha permesso di chiudere il 2015 con 500 mila euro di fatturato: «Ora gli investimenti sono minimi, per il prossimo anno punto a crescere e a creare un progetto commerciale per portare anche la mia linea in giro per l’Italia. Proprio come il cashmere che ogni giorno ci inventiamo per le grandi griffe».

© RIPRODUZIONE RISERVATA