Moda e suggestioni con D-Kola
E i suoi abiti volano a Londra

Ci sono tagli, ci sono vuoti, come spaccature che nei suoi abiti sono l’inizio di una storia.

Ci sono frange e cuciture in vista. E tessuti che s’impadroniscono della forma. Dorina Kolaj si spiega così: in un connubio di materia ed emozioni, di nette forme che sanno vestire una donna. Con femminilità e sicurezza.

Abiti capaci di impadronirsi di corpi che hanno sempre molto da raccontare. La moda di D-Kola è matura e sincera, per lei che è artista e poi stilista, amante della sperimentazione e della materia.

Neoprene, ma anche tulle preziosi, sete rigide e imponenti, pizzi austeri, ribelli paillettes. Martedì 14 ottobre tutto questo ha danzato all’interno della chiesa sconsacrata di San Lupo per presentare la nuova collezione e una nuova fase: l’apertura, prima di Natale, di uno spazio a Bergamo, nuovo showroom in cui continuare a fantasticare e credere, mentre la sua collezione è già volata a Londra, nello showroom di «Avant-Premiere».

Tutto questo dopo il successo di «Mistica femminilità», titolo della serata di presentazione della linea che si è svolta poche settimane fa: una celebrazione della donna nelle sue infinite e mutevoli variazioni, nelle sue affascinanti evoluzioni. Dal neoprene al pile. «Mi sono sentita chiamata a fare parte di ciò che è il mondo della moda e vorrei isolarmi dal concetto classico legato al consumismo che si limita a una descrizione superficiale della realtà, senza perseguire la costruzione di una teoria che cerchi una verità più profonda» commenta lei.

D-Kola ha quindi presentato questa collezione attraverso quaranta ragazze con un gioco di separazione tra «donne ombra», donne d’altri tempi e la sua donna. Con un nome per questa linea: «Pursuit of Happiness», alla ricerca della felicità, e dei tempi per raggiungerla.

Perchè per D-Kolaj è sempre una questione di spazi e momenti: «Con i miei vestiti io riscopro il mio tempo» ripete lei che a 30 anni ha raggiunto un nuovo step: «Aprire uno spazio tutto mio per creare», lei che un giorno di fine estate del 2004 ha lasciato la sua città in Albania, Milot, ed è venuta a Bergamo. Ed è qui che ha iniziato a «tagliare e cucire, disfare e ricucire».

Partendo dalle stoffe, grande amore, tra maglieria coloratissima, abiti in felpa, tanto panno infeltrito per capispalla minimali, senza cuciture, architettonici. E ancora: pile e neoprene, per una donna determinata. E Dorina non resiste e sorride:«E anche un po’ ribelle, avvenieristica. Felice ma sempre con la testa sulle spalle».

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