Zia e nipote insieme Bergamo
Quando la moda è «più o meno»

Alice il primo abito l’ha cucito con il padre. Hanno smontato un pantalone militare e «costruito» una gonna. Così, per gioco, per quell’appassionata indole pratica che questa 32enne dai capelli sbarazzini si è trovata fin da piccina. «Un vulcano sempre attivo, una donna emozionale».

Alice il primo abito l’ha cucito con il padre. Hanno smontato un pantalone militare e «costruito» una gonna. Così, per gioco, per quell’appassionata indole pratica che questa 32enne dai capelli sbarazzini si è trovata fin da piccina. «Un vulcano sempre attivo, una donna emozionale» la descrive bene la zia Lorena. Insieme hanno creato da pochi mesi un progetto stilistico che parla di forme geometriche, che abolisce il senso della taglia e che sa giocare con i tessuti. «Più o meno» dove il «più» è Lorena Meschieri, 52 anni di San Tomaso, con alle spalle una carriera da modellista e stilista, consulente per aziende fashion oltre che insegnate alla Marangoni e allo Ied di Milano, mentre il «meno» è Alice Previati, ora residente a Paladina, una laurea in Comunicazione ed esperienze nel mondo della moda come coordinatrice di immagine e stylist.

Si trovano per caso, unite dal filo della famiglia, solido e indistruttibile, quando Alice scopre di aver troppe idee per svilupparle da sola: «Lorena mi ha aiutato in una fase stilistica in cui ero tutto un tulle e un pois» ricorda Alice che sorride sincera. E la famiglia unita aiuta, la condivisione, mani esperte che saggiamente sanno tagliare e cucire, una sartoria in via Paleocapa, background della famiglia di Lorena che tra l’ago e il filo c’è cresciuta.

Partono così zia e nipote, per «passione e fantasia», ma poi lo scorso novembre i loro tempi, così come i sogni, coincidono. «Creare, pensare, elaborare è diventato subito fare – raccontano -. Abiti, borse e accessori hanno cominciato a prendere forma: avevamo voglia entrambe di mettere le mani nel tessuto». Tornare a scrivere un percorso stilistico che Lorena aveva lasciato per lavorare in una cooperativa sociale: «Producevo solo file e telefonate, ho mantenuto lo spirito etico, e ora l’ho rielaborato in un progetto moda».

Che si esplicita attraverso una collezione di tessuti che entrambe tirano fuori dai bauli. «Ci incontriamo a metà strada, per una linea versatile, comoda, elegantemente semplice». Forme geometriche, architetture che si costruiscono ed evolvono. Basta un bottone, una manica che diventa cinta, un modo di vestire lo stesso abito in maniera differente: «Al centro c’è sempre la donna, femminile e concreta, pratica nella sua vita quotidiana. Libera dai canoni dettati dalla moda». E su questi concetti Alice e Lorena spingono l’acceleratore: «Qui non c’è taglia, c’è un diverso modo e approccio al vestire. Nascono capi la cui unicità sta nella capacità di adattarsi a chi li indossa valorizzandone la personalità».

L’abito diventa così una certezza: «Il vestito non nasconde, valorizza». Per una collezione che sta iniziando a girare le prime piazze d’Italia, in attesa di un sito web e di scoprire il mondo dei negozi (per info su Fb «piuomeno»): «Questi sono i nostri primi passi, con riscontri sorprendenti . Con un progetto nel progetto: «Le nostre linee sono piaciute a donne “più morbide” ed è così già in studio per autunno c’è una sezione dedicata che chiameremo “X...te” ». Una piccola collezione, per capi che hanno nomi strani – da Pantabru ad Abigo fino a Onda -, che raccontano emozioni e che «sviluppiamo in un’accurata varietà di materiali e fantasie». Spingendo sull’artigianalità, su una non obbligatoria definizione della struttura del capo. «Che veste me e te, ma in maniera diversa» ripetono zia e nipote nelle loro gonne ampie, in pantaloni larghi e dritti, in maglie che abbracciano e rincuorano. «La nostra è una creatività pratica», sorridono ancora. E basta un bottone a volte, spostare un’asola e allentare la cinta. In tutti i sensi. Perché la vita, in fondo per tutti, è un po’ «più o meno».

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