«Sperimentare i tessuti»
Relogo colora la sua moda

La trovi china sui suoi cappotti e abiti, in mezzo ai rocchetti di filo colorato e con la macchina da cucire a fianco, amica inseparabile. Tutt’intorno ci sono le sue giacche, gli abiti architettonici, la geometria delle forme e quel senso avvolgente dei tessuti che vestono, coprono, riscaldano e interpretano chi li indossa.

Barbara Ceresoli, bergamasca 46enne da sempre schiva e riservata, festeggia undici anni del suo Relogo, marchio che la racconta da sempre e che si è evoluto insieme a lei. Ora più colorato, più estroso, ma nel rispetto dell’essenzialità delle linee. «Le forme restano pulite - racconta lei -, ma ho implementato la ricerca dei tessuti e oso con il colore, cosa che prima non facevo: ora ammetto di divertirmi molto di più» sorride. In fondo il suo atelier è sempre stato in continua evoluzione, con l’intento di unire la moda all’arte, ricercando e sperimentando forme, partendo dal suo essere autodidatta e facendosi spingere dal suo istinto. «E poi c’è la passione, che nasce anche da una famiglia in cui la macchina da cucito era sempre in azione – racconta –, mentre io bambina aiutavo mia madre a tagliare i cartamodelli».

Lo stesso «Re-Logo» è da sempre un connubio tra antico e moderno, con la voglia di affrontare in maniera diversa il rapporto di produzione e commercializzazione dell’abbigliamento. «Se nell’ambito della moda molto spesso, troppo spesso, non importa l’oggetto in sé ma il marchio che concentra i desideri di appartenenza e identificazione del compratore, la mia idea è far tornare l’abito, e non il logo o la marca, prioritario - spiega Barbara -. Ripartendo dalla materia prima di abiti e accessori».

Da qui anche la scelta di collaborare con una magliaia che, a mano, realizza capi oversize, dal gusto vintage. C’è così la fantasia delle lane, un mix di nuove consistenze, di accesi trasformismi: «È una necessaria evoluzione dopo 11 anni di fatto a mano: ho cambiato tre sedi in Borgo Santa Caterina, spostandomi di pochi civici e vivendo sempre la bottega come atelier e laboratorio insieme – continua Barbara-. La mia casa è questa strada, c’è il profumo dell’artigianalità».

Certo, c’è la difficoltà di fare tutto insieme: «Tutto da sola, e il tempo non sembra bastare mai, ma è il bello del lavorare capo dopo capo, di continuare a inventarsi pezzi unici, di crearli dall’intuito, forse dal sogno. Sicuramente dalla mia immaginazione». Tessuti naturali, sempre e comunque, con la «scoperta» della maglina: «Mi sono lanciata in fantasie optical, in fiorati che prima avrei ritenuto troppo arditi per il mio stile. Mi sono fatta trasportare dalla voglia di cambiare, dall’intuito che osare, ogni tanto, può stravolgere positivamente piccoli tasselli di una vita» ride Barbara, che aggiunge: «Mi piace questo Relogo, la sua evoluzione, il suo percorso, mi piace perché racconta quello che sono e che sono diventata».

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