Ucciso e gettato nel Naviglio a Calcio
Arrestato il cugino della vittima

È stato tratto in arresto con l’accusa di omicidio volontario Musli Morina, il cugino, coetaneo e connazionale kosovaro di Erion Morina, ucciso a vent’anni la notte tra giovedì 16 e venerdì 17 gennaio in centro a Calcio e il cui corpo è stato poi gettato nel vicino Naviglio Civico Cremonese.

È stato tratto in arresto con l’accusa di omicidio volontario Musli Morina, il cugino, coetaneo e connazionale kosovaro di Erion Morina, il ventenne ucciso la notte tra giovedì e venerdì in centro a Calcio e il cui corpo è stato poi gettato nel vicino Naviglio Civico Cremonese. La conferma degli inquirenti è arrivata ieri sera, sabato 18 gennaio, dopo che per tutta la giornata era stato mantenuto il più assoluto riserbo sugli sviluppi delle indagini: non è trapelato nulla su eventuali dettagli della lite sfociata nell’omicidio e nemmeno se Musli abbia confessato.

Si è saputo soltanto che il ventenne kosovaro, in Italia fin da quando era minorenne proprio come il cugino che avrebbe ammazzato, venerdì sera era stato trattenuto a lungo nella caserma di Treviglio dell’Arma per l’interrogatorio. Le attenzioni dei carabinieri e della Procura – titolare del caso è il sostituto procuratore Silvia Marchina – si erano comunque concentrate fin da subito sul ventenne, con il quale Erion Morina abitava a Calcio, non lontano dal luogo della lite di giovedì notte. Nelle prossime ore verrà eseguita l’ausopsia sul corpo della vittima: dai primi esami, risultava essere stato colpito da un oggetto acuminato, un punteruolo oppure un coccio di bottiglia, due volte alla testa e una alla schiena. L’esame autoptico chiarirà se la morte è stata causata dai colpi, oppure dalla caduta di tre metri nel canale. Ieri della striscia di sangue generata dal trascinamento del corpo di Erion Morina non c’era più traccia. Le tracce sono state pulite dopo i rilievi dei carabinieri, anche se lo scenario del cruento episodio ben difficilmente potrà essere dimenticato nel paese della Bassa.

Ieri a ricordare quanto accaduto c’erano alcuni mazzi di fiori e una decina di ceri, sistemati sul muretto che fa da sponda al Naviglio Civico Cremonese, nel punto in cui, venerdì all’alba, era stato ritrovato il corpo senza vita del giovane muratore. Li hanno portati alcuni ragazzi kosovari che abitano a Calcio, ma anche dei residenti italiani di via Vezzoli dove, al secondo piano di una palazzina del civico 3, abitava da sei mesi il ventenne, tra l’altro con il cugino ora accusato dell’omicidio. «Siamo qui a pregare per un ragazzo che aveva quasi la nostra età e a ricordarlo con un fiore e un lume. Non lo conoscevamo personalmente, ma altre volte lo avevamo incrociato – raccontano alcuni ragazzi –: era originario del nostro Paese, ma saremmo comunque venuti a pregare per chiunque muore in questo modo». Erdin Mazreku, kosovaro di 24 anni che vive a Calcio con la famiglia da 22, sottolinea: «Non sapevo chi fosse, ma dispiace che un giovane venuto in Italia da poco per lavorare e aiutare i suoi genitori in Kosovo abbia fatto una fine del genere. Morire così, con una vita davanti, non è possibile».

Abbastanza ermetiche le tre famiglie che abitano nella palazzina di via Vezzoli 3: «Abitava qui da poco con un connazionale, ci salutava ma in maniera fredda – ricordano i tre capifamiglia –: noi lavoriamo nei cantieri, partiamo presto la mattina e torniamo tardi la sera, quindi di lui non sapevamo nulla». Il parroco, don Fabio Santambrogio, ha commentato: «Quanto accaduto non è un buon segno per Calcio: vuol dire che ci sono situazioni di disagio che vanno affrontate. La vittima è un giovane per il quale inviteremo a pregare la comunità parrocchiale. Che, allo stesso tempo, non deve solo osservare ma anche interrogarsi su un fatto del genere».

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