Un «Primo Maggio» di solidarietà
La Messa del Vescovo in diretta

Un’occasione utile per pensare al dopo e alle difficoltà che ci aspettano. La Messa in diretta su Bergamo Tv e sul nostro sito alle 10.30 sarà celebrata nella Cantina Sociale Bergamasca di San Paolo d’Argon. Alle 21 il Rosario dal Santuario di Caravaggio.

Mentre cerchiamo di preparaci, con molte incertezze, alla «fase 2» dell’emergenza, celebriamo il 1° Maggio. Anche per questa ricorrenza «nulla è più come prima» e la Messa celebrata dal nostro Vescovo Francesco non sarà aperta a tutti i rappresentanti delle associazioni datoriali, istituzioni, enti locali e persone del territorio, ma trasmessa in diretta venerdì mattina alle 10.30 su Bergamo Tv e sul nostro sito.

Abbiamo scelto un luogo che potesse rappresentare uno scorcio delle tante attività produttive del nostro territorio, la Cantina Sociale Bergamasca, che coinvolge 52 aziende del territorio socie della cooperativa con più di 400 lavoratori e lavoratrici dipendenti e che oltre a queste vede associate al Consorzio Tutela Valcalepio altre 72 realtà di vario tipo.

Un esempio di lavoro che «ci fa comprendere quanto è importante la solidarietà, l’interdipendenza e la capacità di fare squadra per essere più forti di fronte a rischi ed avversità» ci ricordano i Vescovi nel messaggio per il 1o maggio «Il lavoro in un’economia sostenibile». Sentiamo che anche questo celebrare il dono di Dio dentro al mondo del lavoro, pur nella distanza, coinvolge una comunità intera che si raduna in cerca di una parola, di un senso che permetta di custodire la memoria del bene ricevuto e del male sofferto in questo tempo difficile e che ci aiuti ad alzare gli occhi con speranza su questo pezzo della nostra vita martoriato dalla pandemia, che è il lavoro.

Vogliamo che questo sia il nostro primo modo per pensare a quel dopo che ormai sta prendendo forma evidenziando le enormi fatiche di moltissimi di noi. Gli analisti prevedono un importante calo del Pil e intere filiere che danno lavoro a milioni di persone sono drammaticamente ferme e lo resteranno ancora. Già da ora molti dichiarano l’impossibilità a riaprire. Ci sarà meno lavoro, inutile girarci attorno. Una scarsità che porta sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo o di non trovarlo, a condividere l’idea che nulla sia più com’è stato finora rispetto alla dignità, ai diritti, alla salute che rischiano di finire in secondo piano.

Si tratta di una deriva preoccupante. I Vescovi ribadiscono che «in un sistema che mette al centro l’esclusivo benessere dei consumatori e la crescita dei profitti delle imprese, la crisi sanitaria e quella economica gravano sensibilmente sulla qualità e sulla dignità del lavoro. Si generano una quantità rilevante di persone «scartate». Tutti, almeno a parole, chiediamo un’economia più giusta, più sostenibile, più rispettosa dei diritti, dell’ambiente, dei tempi della vita.

Ma se, scrivono i vescovi, nel costruire un’economia diversa «è in gioco la fedeltà al progetto di Dio sull’umanità», allora non è solo un problema dei politici, delle multinazionali, dei datori di lavoro. Ognuno di noi ha la sua parte da fare e se proviamo ad essere onesti sentiamo che questa è tutt’altro che una frase fatta. Dobbiamo ricomprendere e ridire con energia a partire dal nostro cuore e dalla concretezza delle nostre scelte, che la vera fonte di valore sono le nostre relazioni umane e quelle con l’ambiente.

Non siamo monadi isolate, collegate solo da un astratto sistema di prezzi, ma esseri di carne e anima interdipendenti con gli altri e con il territorio. Questo è ciò che dobbiamo imparare nuovamente, «quell’essenziale» che non ci fa cadere nel baratro della logica dello scarto. In questi mesi siamo stati capaci di mostrare inimmaginabili e magnifiche storie di solidarietà, generosità e coraggio, avremo la forza e la determinazione di questi slanci anche dopo?

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