A Pechino con 20 artisti
selezionati nel mondo

«Sto cercando di far entrare la mia casa nelle scarpe» è la frase che probabilmente resta nascosta dietro ogni sua opera, quella che trovi appesa tra i fili invisibili delle tele del suo studio milanese o tra i bozzetti appesi nella sua casa di Curno. Guido Nosari è l’artista che non ti aspetti, quello a cui il cambiamento in passato faceva un po’ paura, ma che ora è il trampolino di lancio per quel che ama fare: semplicemente arte. Classe 1984, bergamasco doc e con anni di studi alle spalle passati dalle aule del Sarpi ai corridoi dell’Università Statale di Milano, dalla laurea in Giurisprudenza all’Accademia delle Arti di Brera. E poi sono iniziati i viaggi e le esperienze vere. «Tutto fa curriculum e tutto fa vita» ci dice «l’importante è trovare il proprio posto nel mondo e fare ciò che ci fa sentire vivi».

Guido non è un «cervello in fuga», ma un artista che fa della sua passione (diventata anche un lavoro) il motivo per spostarsi e cambiare spesso casa. E così ha lasciato Bergamo per Berlino in diverse occasioni, tra cui spiccano i tre mesi in residenza d’artista nel 2015 per il progetto che lo ha visto protagonista alla sinagoga. «In quell’occasione vinsi una residenza molto ambita, riguardante un progetto artistico sulla cupola della sinagoga di Berlino: realizzai un’installazione ricoprendola interamente di tessuto e il risultato fu davvero soddisfacente» rivela Nosari. Quando gli viene chiesto di più sulla sua arte lui risponde che è una ricerca, un’indagine continua sulle figure limite dell’esistenza, sui confini del corpo, sui fenomeni che segnano il limite di ognuno: le ombre, la pelle, i riflessi, gli echi, le ripetizioni… Per dar voce a questa ricerca utilizza materiali tessili e pittorici insieme, che si incrociano e si fondono in tele o installazioni.

Lo scorso anno una delle sue installazioni è stata esposta proprio al Museo Bernareggi di Bergamo, un cubo di 3 metri per lato in materiale tessile. «Bergamo è la mia oasi di pace ed esporre nella mia città è sempre un grande onore – sottolinea l’artista –. Quando sono qui esco di rado e mi concentro moltissimo sulla mia arte, cosa che per assurdo fatico a fare nel mio studio a Milano, in zona Tortona, dove incontri ed eventi mi tengono impegnato non poco. In generale sono un tipo a cui piace la tranquillità, il posto sicuro, tutte le mie cose a portata di mano… Ma negli anni mi sento migliorato, soprattutto grazie alle esperienze all’estero: potrei adattarmi ovunque». Una grande prova di adattamento sarà sicuramente la residenza d’artista che lo vedrà partire a breve per la Cina.

A gennaio 2019, mentre lavorava al Palazzo Monti di Brescia, Guido riceve la chiamata dal Modern Art Museum Shangyuan, uno dei quattro musei di arte contemporanea a Pechino. «Mi comunicano di aver vinto la residenza e insieme ad altri venti artisti vivrò e lavorerò nel museo, stavolta non per un progetto preciso, ma liberamente seguendo la mia arte – rivela emozionato –. Sono stato scelto per il mio curriculum e per motivi di ricerca, dunque continuerò a concentrarmi sulle figure limite dell’esistenza adattandole alla realtà di una metropoli come Pechino». La residenza cinese durerà sicuramente tre mesi, fino a fine agosto, anche se ci sarebbe la possibilità di prolungarla sino a fine anno. «Ho già diversi impegni fissati al mio rientro estivo: una mostra a Varese, poi a Trieste e probabilmente una collettiva in centro Bergamo – conclude Nosari –. Arte è passione e se hai passione ti muovi sempre, ovunque, continuando a produrre e lasciandosi ispirare».

Alla domanda «Cosa ti manca quando sei lontano dalla tranquillità di Bergamo?» la risposta è schietta: «Mi mancano i bergamaschi, non quelli che si intendono di arte, sia chiaro. Mi manca il bergamasco medio, quello che non smette mai di sognare, che mette al centro della sua vita l’etica del lavoro e il senso di responsabilità. I sogni, nella vita di un bergamasco, rimangono intatti nel tempo, non si piegano né vengono corretti man mano che si invecchia: questo rende speciale un bergamasco agli occhi di un artista, questo mi fa rimpiangere la mia città ogni volta che preparo la valigia e parto. Questo vorrei mettere nelle mie scarpe sempre, per far entrare la mia casa ovunque mi sposto».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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