«Clusü, in Polonia
i sapori baradelli»

Lontano da casa da tanto tempo, ma l’amore per il paese natio non l’ha certo dimenticato il clusonese Dario Todeschini. Da luglio 2019 è infatti il titolare di «Clusü», un ristorante italiano sito nella cittadina polacca di Częstochowa, dove risiede dal 1991. «Prima facevo l’artigiano – racconta il 64enne –, nel settore del mosaico, e la voglia di partire è sempre stata un po’ innata nella mia personalità. Ho lavorato anche in Sierra Leone, in Africa, prima della guerra civile, sempre spinto dalla voglia di conoscere luoghi e popoli diversi. Nei primi anni Novanta sono partito per la Polonia, ma mai mi sarei aspettato di passare qui parte della mia vita. Inizialmente avevo solo pensato di accompagnare un amico che da qualche anno aveva già investito in Polonia. Non sono un grande amante del freddo, i nove gradi sotto lo zero di Clusone potevano essere sufficienti, rispetto ai -25/30 che si registrano qui, durante la stagione invernale. Ma la crisi del tessile in Italia e il nuovo “El Dorado” dell’Est Europa mi convinsero a restare».

«Dopo qualche tempo ho intrapreso l’avventura di un’enoteca – racconta Todeschini –, l’avevo chiamata “Social Vi”, ma era un po’ difficile da raggiungere. Inoltre non potevo fare somministrazione di cibo ma solo assaggi. Così questo progetto si è poi evoluto in quello del ristorante che ha aperto ufficialmente il 10 luglio 2019». Sono trascorsi quasi 30 anni dal suo primo viaggio e Dario Todeschini vive ancora in Polonia, dove ha trovato anche l’amore, e ha dato sfogo a una delle sue grandi passioni: la cucina.

Sfogliando il menù del ristorante «Clusü», si può notare che sono diverse le specialità orobiche proposte, come: casoncelli e scarpinòcc, polenta e coniglio, polenta e capriolo, brasato, polenta taragna. «Devo ammettere – confessa il proprietario del ristorante – che in un Paese come questo, dove imperversa l’abitudine di mangiare carne di maiale, i nostri piatti sono molto graditi. Forse anche aiutati dal cambiamento delle condizioni climatiche: un tempo mangiare carne di maiale aiutava infatti a sopravvivere alle basse temperature registrate. Da qualche tempo invece il clima è simile a quello mediterraneo. Mi servo dell’aiuto di un cuoco e di un cameriere, entrambi italiani. È impossibile fare cucina italiana affidandosi a stranieri. Io invece mi dedico alla presentazione dei piatti».

Il locale è un vero e proprio omaggio alla città di Clusone. Non solo nel nome, ma anche all’interno del locale, dove vi è raffigurata la famosa piazza Orologio con l’Orologio Planetario Fanzago. «La Polonia – spiega il baradello – è tendenzialmente tranquilla come nazione, soprattutto Częstochowa, la cittadina dove vivo. Quando sono arrivato qui, lo Stato era da poco uscito dallo strangolamento sovietico, che aveva aggiunto distruzione economica e distruzione mentale a quelle già propinate dalla seconda guerra mondiale. Questa uscita dava possibilità di lavoro più facili che non in Italia, soprattutto a livello imprenditoriale visto che i costi erano nettamente inferiori ai nostri. Differenze tra i due Paesi ce ne sono eccome. Il cibo per esempio: la cucina polacca non è molto riconosciuta nel mondo. Il tempo era molto differente con l’estate corta e inverni rigidissimi, quasi siberiani. Ma oggi è così cambiato da essere molto simile a quello bergamasco. Posso dire che i polacchi mancano di allegria spontanea, i confini ad ovest con la Germania li influenzano molto, ma è in atto un progressivo avvicinamento verso gli atteggiamenti di noi mediterranei. Sono inoltre un popolo molto religioso»

Nonostante la Polonia sia diventata ormai quasi la terra madre di Dario Todeschini, si fa sentire ancora la malinconia di casa e degli affetti. «Del mio Paese mi manca ovviamente una parte importantissima della mia famiglia – confessa –: mia figlia Laura, avuta dalla mia ex moglie dal quale sono separato, mia nipote e le mie sorelle a cui sono molto affezionato. Mi manca anche la mia città e la sua bellezza storica. La bellezza naturale che non solo si vede ma si può sentire sotto pelle. L’Italia, in quanto Italia, è piena di contraddizioni ma è bellissima e unica. Bergamo è talmente bella che mancano gli aggettivi per descriverla, e quello che vedo io è che finalmente questa bellezza appartiene al mondo non solo a noi bergamaschi, popolo di lavoratori tosti come pietra ma anche chiusi e molto sospettosi».

«Per il futuro – prosegue –, se il progetto del ristorante funziona, l’idea è quella di aprirne uno, con le stesse caratteristiche, anche a Danzica, a mio parere la più bella e affascinante città polacca. Non possono più rinunciare a casoncelli e polenta. Tornare in Italia in pianta stabile non ha più senso: Bergamo è collegata giornalmente con Varsavia e tre volte a settimana con Katowice, aereoporto sito a soli 20 minuti da Częstochowa. Con “Wizz Air” inoltre i prezzi sono contenuti con un’ora e trenta di volo sono in Italia, ad Orio al Serio. Spesso infatti torno a casa». Częstochowa è una città di circa 240.000 abitanti nella regione della Slesia. È fra i luoghi di maggior importanza per quanto riguarda il culto mariano, insieme a Lourdes e Fatima. Lì si trova infatti il santuario della Madonna Nera con il Bambino, meta ogni anno di migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo.

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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