«Da Ambivere alla Russia
ora abbatto i muri culturali»

«Ragazzi, aprite le ali e volate». E se il monito arriva dalla fredda San Pietroburgo prende ancor più forza. Michela Guerini, 24 anni, è nel pieno dell’esperienza alla Higher School of Economics, una delle più quotate università al mondo in materia economica e manageriale. La migliore della Russia, tra le primissime in Europa. Una scelta forte, decisa e chiara. Esattamente come lei. Con la sua «erre» particolare, la bionda chioma, il carattere solare e una proprietà di linguaggio figlia di un background costruito con tempo e pazienza, ma soprattutto passione. Quella per la lettura, ma anche quella per la pallavolo lasciata due anni fa e che l’ha vista raggiungere la serie B2 in maglia Brembo Volley nel ruolo di schiacciatrice.

Oggi, tuttavia, per un simile attaccante di razza, i palloni da mettere a terra e i punti nel tabellino equivalgono agli esami e ai sacrifici per accrescere la conoscenza internazionale in campo accademico. Una laurea in Ingegneria conseguita a Dalmine, attualmente la porta a essere la sola italiana della facoltà nell’ateneo sulle rive del Baltico. «Ho colto al volo – spiega Michela – l’opportunità di un programma di scambi culturali, un Erasmus extra Unione europea. Volevo proprio andare a San Pietroburgo perché penso che più ci si allontana dalle proprie radici, più si fa sentire la potenza del cambiamento culturale. È il momento giusto, in questa fascia d’età».

Materie simili, ma impostazione diversa e tutto rigorosamente in lingua inglese: giunta al primo semestre del secondo anno – iniziato a fine agosto si completerà a fine dicembre – di una Magistrale che si snoda su 7 esami per un totale di 30 crediti. «L’organizzazione è più rigida e il piano comprende anche dei compiti da eseguire. In Italia – spiega –, inoltre, siamo abituati solamente ad ascoltare il docente. Qui, attraverso presentazioni ed elaborati in classe, si hanno stimoli diversi e decisamente maggiori. Parlare costantemente di fronte a tanti coetanei in una lingua che non è quella madre fa uscire dalla comfort-zone, toglie molte ansie e regala molti input per lavorare su se stessi, sulle proprie insicurezze nonché sull’autostima».

A lezione il martedì e il giovedì mattina, tutti i pomeriggi e il venerdì fino alle 21,30 per un ritmo di vita completamente cambiato rispetto alle abitudini, che le consente – allo stesso tempo – di frequentare un corso di russo nonché di dedicarsi a un hobby prediletto quale la lettura. Proliferano i caffè cosi come le biblioteche «almeno posso accrescere costantemente il livello d’inglese approfondendo, allo stesso tempo, la cultura russa. Ecco lo faccio parecchio anche attraverso i testi di Fëdor Dostoevskij».

A ispirare la poliedrica bergamasca di Ambivere perciò anche uno dei più grandi romanzieri della storia, chiave di volta per entrare da un’altra prospettiva nelle pieghe di un popolo all’apparenza glaciale come il clima che caratterizza gran parte dell’anno, ma che in realtà è molto di più: «I russi – continua Michela –, fuori dall’università, non parlano inglese, ma solamente la loro lingua. Ragion per cui si deve imparare in fretta sia quella sia i modi di fare. Inizialmente fanno quasi paura, proprio come approccio proprio perché essere socievoli non fa esattamente parte del loro dna. Dall’altro lato però cercano sempre di aiutare mettendo a proprio agio anche lo straniero».

Uno «straniero» che, come l’ingegner Guerini, va davvero di corsa (oltre che in metropolitana, il mezzo che va per la maggiore in una città di 5 milioni d’abitanti). E non è un modo di dire e neppure una «necessità» bensì un «mood» che permette anche d’allontanare la vetusta immagine del «secchione» condannato alla vita sedentaria: «Se la pallavolo ormai – rileva – la seguo solo da spettatrice, all’interno dell’università ci sono sia palestra che piscina. E poi si cammina. Non poco visto che la mia media giornaliera è sui 15 km. Ma non pesa minimamente anche perché in ogni angolo, tra un busto di Lenin e l’altro, svetta un’opera d’arte da ammirare, una cattedrale o un museo. Basti pensare che si dice che per visitare per intero l’Hermitage ci vorrebbero sei anni. E che io sogno di visitare almeno un giorno. La sicurezza? Massima. Non solo per la costante presenza di polizia (da sottolineare che la leva è obbligatoria ndr), ma anche per l’illuminazione delle strade che non manca mai».

Per di più la nostalgia del Bel Paese, al netto di quella degli affetti più cari, della dolce metà e degli amici, viene limitata anche attraverso i fornelli con scelte prevalentemente a carattere locale («zuppe molto buone e carne. Ho trovato la Barilla e ogni tanto cucino la pasta. Qualcuno da queste parti azzarda le lasagne, ma non penso proprio che le proverò…»).

Per limitare l’arcinota rigidità dell’inverno tuttavia non può passare inosservato neppure il ricorso a caldi e spiritosi calzini per cui il debole è dichiarato, quasi sottovoce, tra un sorriso e l’altro. Ma tutto è utile, soprattutto se il look rispecchia uno stile di vita a colori. Che sprizza simpatia ed energia da tutti i pori. Che sa riscaldare anche a chilometri di distanza. In barba a chi pensa che gli ingegneri vadano di pari passo alla razionalità e alla freddezza dei numeri, il loro pane quotidiano.

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