
Bergamo senza confini / Val Calepio e Sebino
Domenica 22 Giugno 2025
Da Sovere all’Idaho. Lo studio, gli Usa
e le «sorelle» di Delta Gamma
LA STORIA. A 19 anni Federica Brighi frequenta il primo anno del corso in Studi Internazionali e Scienze politiche. Fa parte di una confraternita: «Palestra di leadership».

Ci sono luoghi che sembrano pensati per custodire l’anima. Sovere, ad esempio, si adagia con garbo tra il lago e la montagna, come un libro lasciato aperto sul comodino, a metà tra il sogno e il ritorno. È da qui che parte la storia di Federica Brighi, anche se, a un certo punto, il mondo ha deciso di prenderla per mano e condurla lontano, fino a Moscow, Idaho, Stati Uniti d’America, dove ormai vive e studia International Studies e Political Science all’University of Idaho da un anno. «Mi chiamo Federica Brighi, anche se ormai tutti qui mi chiamano semplicemente Fedi». È una di quelle frasi dette con la disinvoltura di chi ha imparato a vivere in due mondi, e a sentirsi a casa in entrambi, senza però appartenere mai del tutto a nessuno. Federica ha 19 anni e negli occhi la calma dei grandi laghi alpini e la fame di chi ha scelto di non accontentarsi di uno sguardo soltanto.
Dopo il liceo linguistico a Lovere (diplomatasi lo scorso giugno), dove l’adolescenza si consuma tra il vociare dei corridoi e le pagine sottolineate con l’evidenziatore, ha fatto una
scelta che non tutti osano: ha preso il volo. «Oggi mi trovo lontano da casa, immersa in un’esperienza che non avrei mai immaginato così intensa e formativa: sto frequentando il primo anno di università alla University of Idaho, nella città di Moscow, dove studio International Studies e Political Science». Un futuro scritto con cura, parola dopo parola, iniziato per caso - o forse no - durante un anno all’estero, nel quarto anno di liceo, che ha vissuto a Middleton, piccola città proprio in Idaho. Una meta assegnata, non scelta. L’Idaho, terra promessa mai sognata, ma rivelatasi miracolosa. «Sognavo la California o la Florida, ma posso dire che l’Idaho è stata una delle sorprese più belle della mia vita».
L’esperienza a Middleton
È lì, in quel lembo d’America fatto di silenzi e spazi aperti, che Federica ha trovato la sua seconda casa. Non solo nel senso geografico. Middleton le ha offerto un corso di legge internazionale, un amore – «proprio lì infatti ho conosciuto Cade, il mio ragazzo», una squadra di lacrosse e una nuova versione di se stessa. «Quel corso mi ha aperto gli occhi: era esattamente quel mondo che cercavo, quello in cui desidero costruire il mio futuro. Mi ha fatto capire quanto mi appassioni capire le dinamiche tra i Paesi, i diritti umani, la giustizia globale». Tornata in Italia per terminare gli studi, si è trovata di fronte a un bivio, uno di quelli veri, che non si risolvono lanciando una moneta. Roma o l’Idaho? La Luiss o l’università americana? «Alla fine, ha vinto il cuore». E così, lo scorso agosto, è tornata negli Stati Uniti, non più da studentessa ospite ma da universitaria, con un appartamento da sistemare, un orizzonte da esplorare e una sorellanza da abbracciare.
La sorellanza
«Spiegare cosa sia una sorellanza a un italiano non è facile: si tratta di una vera e propria comunità all’interno dell’università, fatta di supporto reciproco, iniziative di volontariato, eventi sociali e tante occasioni per creare legami forti». Delta Gamma non è solo una casa, è una costellazione di voci e gesti che si tengono insieme. Federica, lì dentro, ha un ruolo attivo: è la Director of Diversity, Equity and Inclusion. «È una posizione che mi sta molto a cuore, perché mi permette di promuovere conversazioni fondamentali, di portare avanti iniziative educative, eventi inclusivi e di far sì che ogni ragazza si senta rappresentata, ascoltata e valorizzata». Organizza workshop, costruisce ponti tra identità, accende fiammelle di consapevolezza in un sistema – la Greek Life – che a volte si immagina frivolo, ma che può essere terreno fertile per crescite sincere. È una palestra di leadership, dove imparare che comandare non significa imporsi, ma creare spazio perché gli altri possano esprimersi.

«Essere parte di Delta Gamma significa creare legami fortissimi, sostenersi a vicenda, imparare a guidare e a essere guidate». È con questo spirito che Federica guarda al futuro: con un piede nella responsabilità e l’altro nel sogno. «L’anno prossimo mi candiderò per diventare Presidente della casa». Candidarsi significa prendere su di sé il peso delle decisioni, ma anche l’occasione di essere faro per chi arriva. Un’eredità da costruire nel presente per chi verrà dopo. Ma è anche una prova: di ascolto, di equilibrio, di capacità di visione. Nel frattempo, la quotidianità si costruisce nei piccoli riti: una colazione al volo con le coinquiline, le ore in biblioteca, una lezione appassionante, una partita sotto la neve, un messaggio che arriva da Sovere e ferma il cuore per un istante. «Sovere, Lovere, il lago, il profumo del pane fresco, la mia famiglia: tutto questo fa parte di me e non se ne andrà mai. Ma anche l’Idaho ormai è casa: le montagne, gli spazi infiniti, la natura selvaggia, la neve in inverno e il caldo d’estate. E soprattutto, le persone».
L’equilibrio tra due mondi
La doppia vita di Federica è un equilibrio costante tra due mondi: l’energia delle opportunità americane e l’intimità delle radici italiane. «Negli Usa ci sono più possibilità per i giovani. Ma la qualità della vita italiana è insostituibile: la cucina, il sistema sanitario, il legame con la famiglia». In mezzo a questo doppio battito, c’è il cuore della storia: la famiglia. «Ogni passo che ho fatto è stato reso possibile da una rete di amore incondizionato. Mamma e papà non mi hanno mai fatto sentire sola, neanche a migliaia di chilometri di distanza». Luca, il fratello. I nonni. Gli zii. I cugini. Una costellazione affettiva che non si scompone con la distanza, ma si tende come una corda elastica pronta a riportarti a casa, quando serve. «Con mamma, papà e Luca ci video chiamiamo ogni giorno. Racconto loro tutto, ogni piccolo dettaglio della mia giornata. Questo legame è ciò che mi dà il coraggio di restare qui».

In mezzo ai libri di politica internazionale e ai ritmi frenetici del campus, Federica trova ancora tempo per scrivere, leggere, osservare. Perché per capire il mondo, prima di tutto, bisogna saperlo ascoltare. A volte basta una pagina di diario, altre volte una telefonata con un’amica d’infanzia, per rimettere insieme i pezzi. Il futuro, dice, è un’incognita. Ma è anche una promessa. «Dopo aver vissuto all’estero, so che non potrò mai più sentirmi del tutto a casa né in Italia né negli Usa. È una sensazione strana, ma meravigliosa allo stesso tempo. Avere non una, ma due case nel mondo è un privilegio». Forse sarà un’organizzazione internazionale, forse un’ambasciata, forse un’aula di tribunale. Di certo, sarà un luogo dove si può fare la differenza. E ovunque sarà, porterà con sé quel senso tutto bergamasco di concretezza gentile, di lavoro silenzioso, di testardaggine luminosa.
«L’unica certezza che ho è che voglio costruire un lavoro che mi permetta di fare la differenza, di viaggiare, di capire il mondo e contribuire, anche solo un po’, a migliorarlo». Prima di partire, lavorava in un bar. Non per fare cassa, ma per capire. «Mi ha insegnato l’importanza del contatto umano, della pazienza, del guadagnarsi le cose con impegno». E a chi sogna di partire come lei, dice solo una cosa: «Fatelo. Anche se fa paura. Anche se ci sono momenti duri. È proprio lì, fuori dalla zona di comfort, che si cresce davvero».
Bergamo senza confini
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
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