«In Commissione
a Bruxelles
promuovo identità
e cultura europea»

A Bergamo Hinano Spreafico ha lasciato la famiglia, un po’ come tutti coloro che partono dalla loro terra per vivere e lavorare all’estero. Lei però l’Italia continua ad osservarla da vicino, seppure da 17 anni vive a Bruxelles, seguendo i progetti di ricerca nel campo delle Scienze sociali e umanistiche finanziati dall’Unione europea.

Hinano è partita da Bergamo dopo la maturità linguistica al liceo Enrico Fermi; prima destinazione Parma, dove ha studiato Conservazione dei beni culturali. Una passione che l’ha portata a Milano, dove per tre anni ha lavorato in varie fondazioni artistiche, occupandosi di mostre e di eventi culturali. La partenza dall’Italia risale al 2003 quando Hinano, allora 25enne, raggiunge Bruxelles dove inizia a collaborare con uno dei più grandi centri culturali del Belgio, il Bozar. «In quel periodo – dice – avevano bisogno di guide italiane per alcune mostre organizzate nell’ambito di Europalia Italia, la biennale dell’arte dedicata ogni volta ad un Paese diverso. Al termine di quell’incarico, cercai una nuova collocazione in ambito culturale, ma non parlando il fiammingo è stato difficile». Dopo pochi mesi, ecco arrivare una nuova opportunità: «Fui assunta in una società di consulenza che forniva a società e centri di ricerca interessati a partecipare ai programmi quadro per la ricerca e innovazione, anche in ambito culturale. Acquisita una certa esperienza, decisi di creare una nuova società per sostenere la promozione e la ricerca europea. In poco tempo, mi ritrovai a dirigere una società in continua crescita e i nostri servizi vennero richiesti in supporto a molti progetti europei di ricerca in diverse discipline, tra cui cultura, salute, trasporti ed energia».

Un’esperienza importante per la carriera di Hinano Spreafico, che dura da più di 10 anni: «Fino a quando decisi di fare una pausa – racconta – per poi rimettermi in gioco diversamente. Avevo voglia di mettere a frutto le conoscenze acquisite per un servizio che avesse ancora maggiore impatto. Così feci un concorso per entrare alla Commissione Europea, dove approdai a maggio del 2015». Oggi Hinano lavora per un’agenzia della Commissione, la Research Executive Agency - Rea, che gestisce proprio i finanziamenti ai progetti del Programma quadro per la ricerca e l’innovazione. «In particolare, mi occupo anche di progetti che sostengono proprio il patrimonio culturale, l’identità, la storia e la cultura europea e il ruolo dell’Europa nel mondo, mantenendo così uno stretto legame con la mia vera passione». Un settore in cui l’Italia è sempre molto attiva: «Università, imprese e centri di ricerca partecipano tanto e il nostro Paese è tra i principali beneficiari dei finanziamenti – dice ancora Hinano –. Le realtà più attive sono quelle che, più di altre, sono interessate ad una prospettiva europea e sono aperte ad una collaborazione con altri enti, europei o internazionali. Ci sono ancora ambiti in cui si potrebbero sfruttare meglio queste opportunità ma in generale l’Italia è già presente con molte eccellenze in diversi settori».

E con l’inglese come siamo messi? Gli italiani non hanno certo la fama di essere dei provetti linguisti: «Io posso dire di averlo finalmente imparato qui – ammette Hinano –. Al liceo ho avuto delle buone basi, che mi hanno aiutato a trovare lavoro ma per poterlo parlare correntemente e poterlo usare come lingua principale di lavoro, ho dovuto lasciare l’Italia. In questi ultimi anni ho notato però che il livello dei giovani sta migliorando: spero che l’interesse nell’apprendere le lingue continui ad aumentare e che le opportunità per praticarle non obblighino a lasciare il Paese».

Pur senza perdere di vista la sua Bergamo, Hinano è ormai inserita nella sua nuova vita, tanto che l’idea di tornare in Italia non le interessa ancora: «Qui sono molto felice – dice –: lavorare in un ambiente internazionale è stimolante, arricchisce molto, mi consente di rimanere sempre aggiornata e di adattarmi a diverse culture e modi di lavorare. L’Italia non mi manca, ma il patrimonio culturale, artistico e architettonico che abbiamo noi, non si trova in nessun altro Paese e vivendo in Belgio ho nostalgia del Mar Mediterraneo e delle Alpi. Tuttavia penso che, vivendo in Europa, non ci si dovrebbe porre la questione di “lasciare il proprio Paese”: io mi sento cittadina europea e queste esperienze di vita dovrebbero far parte del percorso educativo e professionale di tutti».

In Belgio Hinano ha trovato una migliore qualità della vita: «Le città sono a dimensione d’uomo – dice – anche Bruxelles, che uno può immaginare come una grande metropoli, alla fine, sembra una cittadina di provincia: ci sono tanti parchi, si gira facilmente in bicicletta». Una città piccola, ma cosmopolita, dov’è difficile sentirsi stranieri: «Ci sono tante persone che arrivano da fuori – racconta Hinano – Siamo tutti parte di un’unica comunità. Io, poi, vivo in quartiere in cui ci sono tanti italiani: quando esco di casa mi capita spesso di incontrare qualche amico italiano e anche al supermercato i nostri prodotti si trovano facilmente».

Un modo per rimanere legata alle sue radici, che sente profonde, è anche la piccola Clara, nata e cresciuta in Belgio, «pure lei – assicura mamma Hinano – si sente italiana e un po’ anche bergamasca, forse perché a Bergamo vivono ancora nonna Betta e gli zii Riccardo e Valentina». Clara ha appena 6 anni, ma parla sia l’italiano che il francese: «Nella sua classe alla scuola materna – dice Hinano – c’erano 23 bambini con genitori di 20 nazionalità diverse, eppure lei non ha mai perso di vista le sue radici».

In questi mesi non c’è conversazione con un italiano all’estero, che possa prescindere dal Covid. Il Belgio è una delle nazioni più colpite: «Io lavoro a casa da marzo – dice Hinano – questo ha richiesto molti cambiamenti e non è stato facile, ma nonostante ciò, abbiamo imparato a gestire il tempo diversamente».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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