Miscela cocktail a Barcellona nel miglior bar del mondo

Davide Salvi. A 23 anni è bartender al «Paradiso», locale al top della classifica «The World’s 50 Best Bars». I primi passi al Caffè dei Tasso, poi il lavoro in Spagna.

Da Nese, al tetto del mondo. Anzi, al «Paradiso». È questa l’incredibile storia di Davide Salvi, giovane ventitreenne originario della frazione di Alzano Lombardo, che da ormai 4 anni vive e lavora come bartender a Barcellona. Una storia che a inizio ottobre gli ha regalato la soddisfazione di far parte del miglior bar del mondo: il «Paradiso», locale di proprietà di Giacomo Giannotti e Margarita Sader in cui Davide attualmente lavora, si è infatti piazzato alla posizione apicale della celebre classifica The World’s 50 Best Bars che di anno in anno tuona sul gotha della miscelazione internazionale. E ad alzare la coppa del migliore bar al mondo c’era quindi anche lui. Ma andiamo con ordine, come si fa per ogni buona ricetta di miscelazione.

I primi passi al «Caffè del Tasso»

«Sono nato ad Alzano Lombardo il 25 agosto 1999 e ho vissuto a Nese per praticamente 19 anni – racconta Davide –. Ho frequentato la scuola alberghiera di Nembro, Alfredo Sonzogni, diplomandomi nel 2018. Non ho mai pensato di volermi laureare, anche perché già lavoravo (ho iniziato a 14 anni) e perché lo studio “non era tanto il mio”, come si dice. Sono il classico ragazzo tanta pratica poca teoria». E Davide si è dato da fare con la pratica, tanta pratica, fin da giovanissimo. «La passione per il settore in generale e la Cockteleria è nata verso i 14 anni, appena iniziata la scuola. Per questo lo stesso anno ho deciso di iniziare a lavorare facendo più esperienze possibili per arricchirmi teoricamente con la scuola e praticamente nel mondo del lavoro. Ho ovviamente cominciato come tutti dal basso, andando pian piano a mettere le mani nel grande mondo dei cocktail, fino ad arrivare nel 2016 al “Caffè del Tasso” di Bergamo Alta. E dopo vari mesi di sala mi sono finalmente visto le porte del banco bar aperte, potendomi così arricchire molto grazie a colleghi più grandi ed esperti e ai miei 4 “maestri”: Gianluca, Marcello, Rosy e Max».

Barcellona e i libri in pandemia

Poi è arrivato il diploma e la decisione di trasferirsi all’estero per arricchirsi ulteriormente. «Dopo quasi 3 anni in questo bellissimo bar, e avendo completato la scuola, ho deciso di spostarmi, mettendomi alla prova. Essendo diciannovenne ho optato per una città dove la lingua e ambientarsi fosse facile. E casa neanche troppo lontana. Quindi ho deciso di lasciare famiglia e amici e venire da solo a Barcellona». Era il 2019. «Barcellona è un mix di cultura incredibile. Penso di essermi rapportato con persone da tutto il mondo potendo così apprendere un pochino delle loro culture e dei loro modi di vivere. Ho lavorato in due locali prima di arrivare al “Paradiso”. Il primo era un classico ristorante italiano quando ancora non sapevo la lingua ed ero senza documenti nella zona turistica della città. Dopo una stagione estiva e invernale il Covid-19 ha cercato di mettermi i bastoni tra le ruote lasciandomi a casa per mesi e dilapidando il mio conto in banca». Ma Davide non si è arreso, investendo il suo tempo per migliorare nella teoria. «Sfortuna o fortuna ho usato questo periodo di lockdown per studiare e apprendere il più possibile. Immaginate che in camera mia il wi-fi non arrivava e quindi studiare era l’unica soluzione per passare il tempo. Mi avessero visto i miei ex professori non ci avrebbero creduto».

L’esperienza imprenditoriale

«Dopo questo periodo nero in generale per tutti, trovai lavoro nella parte alta della città, in un barrio che si chiama St Gervasi, sempre a Barcellona, dove due ragazzi, divenuti poi amici, volevano aprire un cocktail bar (stile lounge) con molto capitale senza però avere l’esperienza necessaria per far tutto - ricorda -. Così grazie al loro capitale e alla loro fiducia nei miei confronti ho avuto carta bianca su tutto, potendo sperimentare nuove combinazioni di sapori, scoprendo nuovi prodotti e imparando tantissimo. Io ero felice, loro anche». A inizio 2022 Davide sente però il bisogno di una ulteriore nuova avventura. «Dopo quasi due anni sentivo di voler cambiare per alzare ancora di più il mio livello e l’idea principale era quella di emigrare a Londra, cosa che stavo per fare. Mi ricordo ancora: era una mattina di aprile e stavo giusto guardando i voli quando mi arriva un mail da Grup confitería, gruppo di bar a cui appartiene anche “Paradiso”. Leggo la mail e scopro che avrebbero voluto farmi un colloquio per un posto di lavoro». Dove? A “Paradiso”. «Ero al settimo cielo. Il resto fu tutto molto veloce: colloquio molto tranquillo e subito 60 giorni di prova. Da quel giorno a oggi sono passati quasi 8 mesi e in questi 8 mesi penso di aver appreso quello che in altri posti avrei appreso magari in 2 anni. “Paradiso” è il paradiso per i clienti e anche per noi bartender. Ogni giorno entri in un posto con un’energia incredibile, dove 40 persone tutte insieme diventano il motore di una macchina perfetta».

Il salto al «Paradiso»

Una macchina perfetta che, come detto, è appena salita sul tetto del mondo. «Il duro lavoro genera risultati e soddisfazioni e “Paradiso” ne è un esempio. Devo ringraziare tutto Paradiso e il mio capo, Giacomo, per avermi accolto in questa famiglia, avermi fatto crescere e ora vivere questa fantastica esperienza che mi ha portato davvero fino alla cima del paradiso. Essere uno dei bartender del migliore bar del mondo non capita tutti i giorni». E nemmeno a tutti. Ora Davide vuole continuare a sperimentare e imparare, con l’obiettivo, un giorno, di portare tutto quanto avrà appreso a casa sua, nella Bergamasca. «Al momento non c’è un cocktail che mi piace fare di più o che faccio di più. Lavorando in una della città più grandi d’Europa il pubblico con cui mi rapporto è spesso differente e con esigenze differenti. Personalmente prediligo i grandi classici italiani, come l’Americano, o d’estate il Paloma. Tolto i classici, ci sono gli author cocktail dove il bartender può giocare con ingredienti texture e combinazioni caldo-freddo nuove per stupire il cliente e generare soddisfazioni per l’impresa e personali. Personalmente, sono un grande fan dei prodotti asiatici e della cultura latina: infatti nel mio futuro lavorativo quasi sicuramente ci sarà un’esperienza in Sud America e Asia».

Il mondo in un cocktail

«Penso poi che tra 7-8 anni, quando ormai avrò 30 anni, mi fermerò e guarderò indietro. Mi piacerebbe quindi portare tutto quello che ho appreso a Bergamo, città in cui sono nato e che amo, per creare un nuovo concetto di visione di un cocktail: 120ml di liquidi in cui metti dentro un viaggio di un mese in altro Paese. La parola chiave del mio futuro locale sarà “condivisione”».

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