Nei college Usa il record di 50 reti. «Ma il gol più bello 4 anni all’estero»

LA STORIA. Michele Signorelli, 24enne di Villongo, attaccante in America. «Con lo sport tante borse di studio per l’università». Presto la laurea in Business-Management alla Utah.

«Sono uno studente-atleta che ha giocato e studiato quattro anni nei college americani. Questa esperienza mi ha aiutato a crescere come persona, esplorare e conoscere posti e culture completamente diverse da quelle italiane. Mi ha aiutato a conoscere ragazzi provenienti da tutto il mondo e condividere insieme a loro la mia carriera calcistica nei college». Michele Signorelli, 24 anni, originario di Villongo, racconta così l’esperienza oltreoceano che da ormai quattro anni lo porta a vivere e studiare a Orem, una città a circa 30 minuti da Salt Lake City nello Utah, nella Utah Valley University. «Grazie a questa esperienza avrò un bagaglio personale che mi aiuterà molto in futuro e ho imparato molto bene l’inglese. Oltre all’esperienza calcistica e a tutti gli studi affrontati negli States, che ritengo la cosa più importante di questo percorso, questa esperienza mi ha permesso di visitare luoghi che nemmeno avrei mai immaginato di vedere prima, posti come Los Angeles, New York, Las Vegas, San Diego, Boston. Tutti posti magnifici in cui spero riuscirò a tornare».

Arrivare dove è oggi

La passione per il calcio che gli ha permesso di arrivare dove è oggi è nata in Michele fin da bambino. «Mi sono diplomato a Bergamo all’Istituto Leonardo da Vinci nel 2018. Un anno prima di partire per gli Usa. E mi sono laureato l’estate scorsa al St. Francis College Brooklyn. Quest’anno è un anno “extra” che ho ricevuto a causa del Covid-19 e che mi ha permesso di completare un programma annuale in Business-Management. Finirò il mio percorso di studi a maggio. Il calcio è ciò che mi ha permesso di poter vivere questa esperienza.

Grazie a esso sono stato in grado di ricevere borse di studio che mi hanno praticamente permesso di studiare e giocare a calcio gratis negli Stati Uniti. La passione per il calcio l’ho avuta sin da quando ero piccolo quando giocavo nel cortile di casa con gli amici per ore e ore. Ho cominciato a giocare da quando avevo sei anni ed è sempre stata la mia passione più grande. Ho sempre sperato che il calcio mi aiutasse non solo a togliermi soddisfazioni ma anche a crescere come persona. E a costruire un futuro. E penso che in questo momento non c’è dono più grande che il calcio mi avrebbe potuto fare dopo aver vissuto anni bellissimi che sicuramente hanno cambiato tante cose nella mia vita e nella mia persona».

Michele è partito per gli Usa da solo nel luglio del 2019. «Avevo ricevuto una borsa di studio sportiva all’Arizona Western College. Negli anni passati lì ho avuto altri italiani nella squadra di calcio e questo soprattutto il primo anno mi è stato molto di aiuto. Ho conosciuto persone fantastiche in questi anni e degli amici che non so nemmeno se riuscirò a rivedere in quanto siamo tutti distanti migliaia di chilometri. Il livello calcistico presente qui negli Stati Uniti è un livello che si sta alzando sempre di più. Molte squadre adesso prendono ragazzi dall’Europa o da altre parti del mondo per alzare la competitività. La differenza principale che ho notato è che qui a differenza dell’Italia ci si concentra molto sulla fisicità e il fitness dell’atleta. Una cosa che però non è ancora al livello dell’Italia è la cultura calcistica. Ci sono sport come il football americano e il basket che catturano più attenzione non solo mediatica ma anche di risorse. Penso però che tra qualche anno questo gap non sarà più così ampio perché il calcio sta crescendo sempre di più in America».

Nei suoi anni da attaccante negli Usa, Michele si è tolto diverse soddisfazioni a livello sportivo. «Nella mia prima stagione ad Arizona Western (2019/2020) siamo riusciti a vincere il campionato Accac, il campionato West Coast contro il Salt Lake Community College per poi partecipare alle finali nazionali della Njcaa per la prima volta nella storia del programma di Arizona Western. In quell’annata sono stato il capocannoniere del campionato con 16 goal. Dopo questa stagione il coach ha deciso di coprire al 100% la mia borsa di studio. A causa del Covid-19, però, da marzo del 2020 fino a gennaio 2021 sono stato obbligato a rimanere in Italia, in quanto il college era chiuso per la pandemia».

Dopo l’emergenza sanitaria

Una volta finita l’emergenza sanitaria Michele è tornato in America per la stagione successiva, iniziata ad agosto 2021. «Quella fu sicuramente la stagione dove mi sono divertito di più e ho avuto più successo da quando sono negli Stati Uniti. Anche quell’annata abbiamo vinto il campionato e poi siamo andati nelle fasi finali nazionali. Nelle fasi nazionali siamo riusciti ad accedere alla finale che poi abbiamo perso, finendo la stagione come la seconda miglior squadra della Njcaa negli Stati Uniti con un record di 21 vittorie e due sconfitte. In quella stagione sono stato premiato nella Top 11 All American, uno dei titoli individuali più ambiti. In parole più semplici ero stato messo nel migliore 11 dell’anno della Njcaa».

Poi Michele si è trasferito a New York (2022/2023) al St Francis College Brooklyn, che milita nella Ncaa Division 1. «A New York ho vissuto un’esperienza unica: non calcisticamente parlando penso sia stato il periodo migliore che ho vissuto in America. La scuola era situata al centro di Brooklyn, a soli 10 minuti dal ponte di Brooklyn che lo collega a Manhattan. A St. Francis College ho giocato una stagione dove siamo riusciti ad accedere alla finale dei play-off del campionato che purtroppo abbiamo perso. Quell’anno sono riuscito a far parte della Top 11 dei play-off del campionato. Nella mia ultima stagione (2023/2024), invece, mi sono trasferito alla Utah Valley University. La stagione qui alla Utah Valley University calcisticamente parlando è stata la peggiore in quanto a vittorie di squadra, ma sono riuscito a raggiungere 50 goal complessivi nella mia carriera nei college americani. Adesso mi sto concentrando a finire il mio percorso di studi in Business-Management che completerò a maggio».

L’Italia, gli affetti e casa però mancano. «Sicuramente le persone che ci sono in Italia mi mancano tanto, la mia famiglia, la mia ragazza, il mio cane, i miei amici. Passare tanto tempo lontano da tutto ciò non è semplice, ma dopo tanto tempo ci fai quasi l’abitudine. Fortunatamente esistono WhatsApp, oppure Skype che sono gli “attrezzi” che uso di più per comunicare con le persone dall’Italia. Ritorno in Italia due volte all’anno, un mesetto nel periodo di Natale e un paio di mesi in estate quando il college è chiuso. Diciamo che queste “pause” mi aiutano molto, non solo perché rivedo tutte le persone a cui voglio bene ma anche perché mi permettono di rifiatare un po’». E il futuro? «Per il futuro ancora non sono certo al 100%. Ora come ora sono più concentrato a finire il percorso di studi. Non nascondo che mi piacerebbe continuare a giocare a calcio. Cosa che molto probabilmente continuerò a fare. Per quanto riguarda opportunità lavorative mi prenderò qualche mese dove vorrei andare in giro per conoscere persone e capire dove potrei avere ottime opportunità. Mi piacerebbe rimanere in Europa, non necessariamente in Italia. Anche se mi piacerebbe lavorare per qualche azienda che lavora con l’estero in modo da essere in contatto con persone di altre culture e anche viaggiare».

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