Bergamo senza confini / Pianura
Domenica 21 Dicembre 2025
Robotica e cure. Da Fara Gera d’Adda all’AI Summit di New York
LA STORIA. La storia di Giuliano Pioldi, ingegnere alla Cornell University, il suo lavoro sui sistemi intelligenti per la medicina presentato al meeting Usa sull’Intelligenza Artificiale.
Giuliano Pioldi, da Fara Gera d’Adda ha compiuto un volo parabolico fino a New York (dove vive da agosto), trovando un posto, a soli 23 anni, non in platea, ma sul main stage dell’AI Summit, uno dei più importanti eventi internazionali dedicati all’Intelligenza Artificiale, un palcoscenico riservato, di norma, a chi ha già scritto capitoli importanti della storia tecnologica globale. Il suo biglietto da visita non è una semplice qualifica, ma un’eleganza concettuale che crea un ponte tra l’ingegneria e la cura, tra il codice e il respiro umano. Pioldi infatti è immerso nello studio del Master of Engineering in Electrical and Computer Engineering presso la Cornell University, all’interno della prestigiosa Cornell Tech sulla Roosevelt Island, un’istituzione che non fa sconti e che lo ha introdotto come uno dei «giovani ingegneri italiani più promettenti nel campo dell’IA, della robotica e dei sistemi intelligenti» per il suo lavoro di ricerca sui sistemi cognitivi e la robotica medicale, sviluppato in collaborazione con la Weill Cornell Medicine e il NewYork–Presbyterian Hospital.
«Esci dall’università e incontri personaggi importanti delle maggiori aziende, per esempio il direttore della JP Morgan»
L’ammissione è arrivata a febbraio, dopo la triennale conseguita all’Università di Parma nell’ottobre 2024, e il trasferimento nella Grande Mela nell’agosto 2025. L’America, l’Ivy League, la metropoli che non dorme sono un acceleratore di particelle e, al contempo, un luogo di misurazione. New York, a suo dire, è un po’ come Milano, ma «tutto è all’ennesima potenza. Se Milano va veloce 1, New York va veloce 10». È un’immersione totale in un ambiente dove il talento non conosce l’anagrafe, e l’età è un dettaglio irrilevante di fronte alla competenza: «In America non importa l’età. Anche da giovane ti fanno fare e io ho sempre avuto il sogno americano di poter fare meglio di quanto si possa pensare». Vivere lì è una continua scossa elettrica, un luogo «molto stimolante» dove si incontra il mondo a ogni angolo di strada, anche per caso: «Esci dall’università e incontri personaggi importanti delle maggiori aziende, per esempio il direttore della JP Morgan. Incontri personaggi importanti senza saperlo e mi piace molto».
Ingegneria al servizio della cura
Giuliano Pioldi, classe 2002, arriva dalla Bassa, da Fara Gera d’Adda. C’è un filo sottile che lega la sua passione per l’ingegneria robotica al camice bianco, un legame intessuto anche dal percorso del fratello Leonardo, medico in specializzazione a Milano. C’è stata un’attrazione iniziale per la medicina: «Anche io dicevo di volere fare il medico. E mi è rimasto il pallino. E quindi sono molto contento di questa opportunità di progetto». La sua è una deviazione calcolata, un modo per mettere l’ingegneria a servizio della cura, trasformando il sogno in algoritmo. Il culmine di questo percorso, e il fulcro del suo intervento di prestigio l’11 dicembre all’AI Summit, è il lavoro di ricerca applicata all’emergenza medica, una ricerca che trasforma la tecnologia in assistenza lucida e veloce.
All’AI Summit
Il 10 e l’11 dicembre, la Cornell Tech ha concluso «due giorni incredibili all’AI Summit New York», dove i suoi studenti hanno dimostrato come «l’IA e la robotica possano trasformare l’assistenza e la collaborazione». Mentre l’11 Giuliano era sul palco principale, il 10 si trovava allo stand della Cornell per presentare i progetti a un parterre di aziende di altissimo livello come Nvidia, Google, Microsoft, Bayer (Pharma), Dell, oltre a numerose banche e Venture Capital interessati a investimenti. L’highlight della demo, il pezzo forte presentato da Pioldi (in quanto responsabile del progetto) nella Robotics Zone dell’AI Playground, è stato il Crash Cart. Non si tratta di un semplice carrello di emergenza, ma di un sistema di supporto cognitivo potenziato dall’Intelligenza Artificiale, un vero e proprio assistente silente e preciso.
Crash Cart, carrello d'emergenza
Il Crash Cart (Carrello Medico di Emergenza, dove vi sono tutti gli strumenti utili a medici e infermieri per intervenire) è stato pensato per una funzione vitale e critica: «accelerare i flussi di lavoro d’emergenza». In una situazione di crisi medica, la confusione, l’errore umano e la perdita di tempo possono costare carissimo. Questo carrello intelligente interviene per minimizzare il caos. L’IA a bordo gestisce, ottimizza e presenta al personale medico gli strumenti, i farmaci e le informazioni necessarie nel momento esatto in cui sono richiesti, trasformando i minuti preziosi in una sequenza misurata e lucida di azioni, quasi una coreografia di precisione. Giuliano descrive questo sistema come «l’applicazione diretta di anni di studio»: «Con microfoni e videocamere recepisce le richieste e con le luci mostra esattamente dove si trova lo strumento richiesto, oltre che a dirlo con una voce. E stiamo lavorando per rendere il sistema predittivo: in base al contesto potrà capire già cosa serve all’operatore o al medico o all’infermiere e dire dove si trova nel carrello e illuminarlo già prima che qualcuno glielo chieda». Risparmiando così attimi che salveranno vite. Pioldi aggiunge con lucidità quasi chirurgica che «mettere l’IA al servizio dei medici in sala d’emergenza non è solo programmazione, è quasi una responsabilità. È il sogno che mi è rimasto, quello di contribuire, anche se da una prospettiva diversa, all’assistenza medica».
«Casa mi manca»
Giuliano è a New York da agosto e, nonostante il fermento della metropoli e il successo, il legame con la sua terra resta una costante silenziosa, una misura della propria identità, come accade a chi ritrova le proprie radici in ogni angolo del mondo. La distanza si fa sentire in dettagli che sono tutto tranne che irrilevanti. «Casa mi manca», confida, e «la mia famiglia – mamma Claudia, papà Claudio, mio fratello Leonardo e la sorellina Ester –, che vorrei ringraziare per il supporto costante, in particolare i miei genitori e i miei nonni, fonte di valori e di ispirazione, e i miei fratelli, una presenza fondamentale. E manca il cibo, perché qui è un disastro. Cerco di cucinare il più possibile, ma è tutto diverso».
Nonostante questo, il futuro è a New York, ora. Pioldi ha 23 anni «freschi» e sta già attivando le procedure per un visto di eccellenza che gli permetterebbe di restare negli Stati Uniti. «Già prima di arrivare a New York l’università mi ha offerto due lavori, uno come assistente (caso più unico che raro per uno al primo anno del master, solitamente te lo propongono dopo anni di permanenza in università), e uno come capo dell’integrazione di sistemi in laboratorio (questo è quello che mi permette di lavorare sul carrello di emergenza). Ho ovviamente accettato entrambi, così posso pagarmi le spese. Ma l’Università vorrebbe che io restassi anche a fine master, che terminerà a maggio 2026. Potrei provare a ottenere una green card per persone di rilevanza internazionale dicono».
Bergamo senza confini
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
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