Viviana, scienziata a Basilea
Grazie alla grinta sugli sci

La vita è come una gara di sci. Ti prepari, ti alleni (con tanti sacrifici) e, se lo vuoi davvero con tutto te stesso, vinci. E poi ricominci. È così che la pensa Viviana Maffeis, ventottenne originaria di Vertova, provincia di Bergamo, che da settembre 2018 insegue la sua vittoria a Basilea, in Svizzera. Viviana è una scienziata che, per arrivare dove è oggi, è partita dallo sci. «Ho iniziato a praticare questo sport fin da quando ero una bambina ed è anche merito di questa disciplina sportiva e dello Sci club Radici se oggi ho un carattere forte e combattivo. Ho sempre avuto uno spirito agonistico e la voglia di vincere, di essere la migliore, di arrivare al primo posto. Quando sei bambino non lo capisci, ma poi, quando cresci, ti rendi conto che la vita non è semplice, che è sacrificio, e l’insegnamento che ho avuto dagli sci mi ha aiutato molto nella vita. Credo che, alla fine, come ha detto Mandela, “un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso”».

«Sono una scienziata, ma ci sono arrivata attraverso un percorso obliquo: ho fatto il liceo Socio psico pedagogico ad Albino, dove ho avuto la fortuna di conoscere i professori giusti al momento giusto, che mi hanno spinto e attratto verso il campo della scienza che prima credevo non mi piacesse così tanto. Io come indole, infatti, sono molto più creativa e artistica e amavo le materie affini a questo mio essere, ma i professori incontrati in quegli anni sono riusciti ad avvicinarmi alla scienza. Tanto è vero che ho finito la quinta superiore leggendo i libri del neuroscienziato Giacomo Rizzolatti».

Dopo il liceo Viviana si è iscritta al corso di laurea in Farmacia all’Università degli Studi di Pavia. «Ho fatto questa scelta perché ero attratta dalla chimica. Avevo letto questi libri di Rizzolatti e mi ero appassionata ai neurotrasmettitori. Così ho frequentato Farmacia e al quinto anno ho vinto l’Erasmus Placement con un progetto finanziato e sono finita a lavorare a Londra: studiavo i meccanismi di fibrillogenesi delle proteine dove il mio professore che era direttore del centro era direttamente a contatto con clinici e scienziati che lavoravano all’interfaccia tra biofisica e medicina. Così, da novembre 2013 a marzo 2014 ho potuto studiare al Centre for Amyloidosis & Acute Phase Proteins, Division of Medicine, Royal Free Campus, University College London. E, rientrata in Italia, mi sono laureata con 110 e lode proprio con la tesi sviluppata a Londra».

Ti alleni.

«Sono uscita dall’università italiana con una certa amarezza: lanciata verso il mondo della conoscenza, vuoi dare tanto, ma il supporto è fragile». Nonostante l’iniziale sfiducia Viviana ha continuato a lavorare per raggiungere i suoi obiettivi. «Ho deciso di non arrendermi. Anzi, proprio come quando gareggiavo con gli sci, ho spinto al massimo e sono riuscita a vincere un posto di dottorato in ricerca in Scienze e tecnologie della chimica e dei materiali all’università di Genova. Su oltre 200 iscritti da tutto il mondo, uno dei 5 posti disponibili è stato assegnato a me». Dal 2014 al 2017 Viviana ha quindi lavorato come ricercatrice all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. «Il dottorato mi ha permesso di seguire diverse conferenze a Oxford e in Danimarca, oltre che realizzare due Research visit: una (da maggio ad agosto 2015) alla University of Texas, Department of Chemistry, a El Paso, in Texas, dove studiavo i fattori influenzanti la regiochimica in fullereni contenenti un atomo di metallo al loro interno; l’altra (da marzo 2016 a ottobre 2017) al Trinity College Dublin, School of Chemistry, di Dublino, in Irlanda, dove ho individuato un protocollo per promuovere una reazione fotocatalitica usando nanocomposites fatti di materiali al carbonio e ossidi metallici».

Vinci.

Queste esperienze, nonostante i tanti sacrifici che le sono costati, hanno permesso a Viviana di raggiungere diversi traguardi. «Nonostante i tanti momenti duri, il grande impegno che ci ho messo e la mia resistenza (caratteristiche che mi distinguevano anche in gara sugli sci) mi hanno permesso di togliermi diverse soddisfazioni: ho vinto l’European doctor Label Award, premio che ti assegnano quando dimostri un’intensa attività di ricerca nei centri di ricerca europei; ho lavorato con luminari e studiosi affermati e uno di loro, il professor Echegoyen, a El Paso, quando ho finito il mio lavoro, mi ha detto, “tu hai spinto la scienza sufficientemente quest’estate”, frase che ricorderò per sempre e che mi ha reso davvero orgogliosa; e, a ottobre di quest’anno, su invito, parteciperò come speaker all’importantissima International Conference on Chemistry and Chemical Engineering, a Dubai».

E ricominci.

Ora, Viviana, come detto, si è trasferita al dipartimento di Chimica dell’Università di Basilea per continuare a inseguire il prossimo traguardo. «Ho vinto un posto di post-doc di due anni a Basilea e da settembre scorso mi sono trasferita in Svizzera proprio per questo. Attualmente, mi dedico allo sviluppo di organelli polimerici artificiali che potrebbero essere utilizzati in futuro come “impianti cellulari” con l’obbiettivo di trattare efficacemente determinate patologie e fornire in aggiunta nuove soluzioni per una medicina personalizzata. Anche qui, come nelle precedenti esperienze lavoro in un gruppo interdisciplinare. Cosa fondamentale nella ricerca. Uno dei miei obiettivi futuri a livello lavorativo è riuscire a vincere qualche fondo per avere un gruppo mio di ricerca».

Viviana ha avuto la fortuna, per sua stessa ammissione, di essere sempre supportata dalla famiglia. «Nella carriera, come nello sport, ho avuto la fortuna di avere una famiglia eccezionale che mi è sempre stata vicino, anche nei momenti difficili. Ed è anche grazie a loro che ho raggiunto i miei traguardi, oltre che al mio saper resistere, perseverare ed essere forte, senza mollare mai».

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