A 28 anni si è spento il sorriso di Ilaria, la «guerriera» di Dalmine

Colpita da un’infezione cerebrale, era rimasta disabile a 26 anni. Nella cittadina si è avviata una gara di solidarietà per aiutare la famiglia

L’aveva adottata un paese intero. In solo due anni era diventata la figlia, la sorella, la nipote di tutti in città. Ilaria Parimbelli, 28 anni, si è spenta domenica 1° agosto all’ospedale Papa Giovanni XIII dove era stata ricoverata mercoledì dopo una crisi epilettica. Dal 2019 la vita della giovane era stata travolta dalla malattia, due anni fa, infatti, era stata colpita da un encefalite erpetica, un’infezione celebrale dovuta al virus dell’herpes che l’aveva lasciata disabile al 100%.

Sono stati anni difficili per lei e per le sua famiglia: mamma Sonia, papà Carlo e per il fratello minore, Federico. Dentro e fuori dagli ospedali e dalle cliniche riabilitative, anni di diagnosi, di fatiche, di lacrime, di rabbia. Ma anche anni di conquiste, di piccoli progressi: la prima stretta di mano post-operazione, il primo ghiacciolo mangiato, la prima volta in piedi, di nuovo, sulle sue gambe. Ilaria in questi mesi non ha mai mollato di un centimetro. La ragazza era una guerriera.

Il 23 settembre 2019 è una data che è stata impressa a lettere di fuoco sulla sua pelle e su quella della sua famiglia. L’encefalite erpetica uno spartiacque. «Ilaria aveva 26 anni, un buon lavoro, faceva l’impiegata, aveva un fidanzato con cui sarebbe andata ad abitare cinque giorni dopo, la casa era già pronta - racconta Sonia, la mamma - era solare, generosa, umana, si faceva in mille per gli altri, poi da quel settembre è cominciata, quella che io chiamo la seconda vita di Ilaria. Difficile sì, ma lei non mollava. Era la nostra piccola guerriera. Se avesse potuto parlare so che ci avrebbe detto “ce la faccio, non preoccupatevi che ce la faccio”».

Gli esami medici, i ricoveri, le carte burocratiche che riguardano la salute di Ilaria riempiono addirittura una delle valigie di papà Carlo. Due interventi al cervello eseguiti al Papa Giovanni XXIII, tre mesi nel reparto di riabilitazione alla Casa di Cura San Francesco di Bergamo, otto mesi nel 2020 al centro Cardinal Ferrari di Fontanellato, in provincia di Parma, e dal 22 gennaio al 26 giugno del 2021 all’Istituto Clinico Quarenghi di San Pellegrino. «L’avevano dimessa due giorni prima del suo compleanno, che cadeva il 28 giugno - aggiunge Sonia - per farle un regalo».

Nelle difficoltà di questi mesi, anche economiche visto la necessità di cure, di fisioterapia, di trasformare la casa per le nuove esigenze di Ilaria, una certezza costante: l’affetto, la solidarietà e la vicinanza delle persone comuni. La società civile di Dalmine e non solo, ha infatti risposto sempre presente con l’obiettivo di non lasciare Ilaria e la sua famiglia da soli ad affrontare tutto.

«I social e i giornali hanno aiutato a far conoscere Ilaria e siamo stati contattati da tante persone - conclude la mamma - chi ci ha dato una mano con per le raccolte fondi, chi per chiedere come poteva aiutare, chi solo per spronarci a non mollare. Venivo fermata per strada da signore che non avevo mai visto e che mi chiedevano notizie sulle condizioni di mia figlia. Questa cosa è stata importante per noi, ci ha fatto sentire meno soli. Grazie davvero. E grazie poi al dottor Luca Longhi e a tutto il personale della Terapia Intensiva del Papa Giovanni, alla dottoressa Maria Beatrice Tengattini, al dottor. Marcello Mercenaro della Casa di Cura San Francesco, al dottor Giovanni Pietro Salvi e alla dottoressa Annamaria Quarenghi, dell’istituto clinico Quarenghi e a tutto lo staff di San Pellegrino. Hanno trattato Ilaria come fosse figlia loro». La camera ardente è allestita nella chiesa parrocchiale di Brembo dove martedì 3 agosto alle 14,30 si svolgeranno i funerali.

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