Azzano, «la manovra fu volontaria»
Il Riesame riqualifica in omicidio doloso

Nell’ordinanza con cui ha accolto l’appello del pm il tribunale di Brescia
ritiene credibili le testimonianze degli amici di Luca Carissimi e Matteo Ferrari, morti il 4 agosto.

La testimonianza degli amici di Luca Carissimi e Matteo Ferrari, ritenuta credibile; le immagini del video dell’incidente, indicative non solo del momento dell’impatto; la versione di Matteo Scapin, l’indagato, non così attendibile; i danni alla sua Mini Cooper, compatibili con un urto violento e non con un tamponamento casuale. Matteo Scapin, accusato di aver provocato la morte di Luca Carissimi e Matteo Ferrari la notte del 4 agosto sulla Cremasca, deve tornare in carcere, aveva stabilito a fine settembre il Riesame accogliendo il ricorso del pm Raffaella Latorraca sulla misura cautelare contro l’ordinanza del gip che aveva disposto i domiciliari derubricando l’ipotesi di reato in omicidio stradale: un delitto colposo. Ora, depositate le motivazioni dell’ordinanza, è più chiaro perché il Riesame abbia accolto il ricorso del pm, riqualificando l’ipotesi di reato in omicidio doloso. Volontario.

«Rebus sic stantibus», cioè, allo stato degli atti d’indagine, sottolinea con prudenza il tribunale bresciano, la condotta di Scapin nell’incidente che ha provocato la caduta dalla Vespa e la morte di Luca e Matteo, è configurabile come un comportamento doloso, rispetto al quale ci sarebbero gravi indizi di colpevolezza già evidenziati dal pm nell’appello. Secondo la Procura, la manovra che ha portato all’impatto con la Vespa di Luca e Matteo non sarebbe stato frutto di uno stato di panico provocato dalla lite in discoteca e dalla rottura del lunotto e concluso con un tentativo di fuga maldestro (e sotto l’effetto dell’alcol), come sostenuto da Scapin, ma al contrario, sarebbe risultato di una precisa volontà di rivalsa nei confronti dei ragazzi, esplosa definitivamente con la rottura del lunotto. E a sostegno della tesi l’accusa riportava le testimonianze di due amici di Luca e Matteo che seguivano la Vespa a bordo di uno scooter. Sentiti due volte, tra le 5 e le 9 del mattino del 4 agosto, il giorno della tragedia, e anche dopo l’ordinanza del gip, entrambi sostenevano di aver visto la Vespa affiancare la Mini al semaforo che immette sulla Cremasca, gli amici gesticolare all’indirizzo della Mini, la moto partire col rosso e voltare a destra, seguita subito dopo dalla Mini che accelerando avrebbe deviato leggermente a destra fino all’impatto: nessuna traccia di frenata, nè fari d’arresto, secondo i due ragazzi.

Testimonianze non pienamente attendibili, aveva sottolineato il gip, perché reticenti sulla questione del lunotto. Ma accogliendo la linea del pm, il Riesame ha ribaltato l’assunto: pur non spiegando la dinamica della rottura del lunotto il racconto dei due ragazzi è credibile, congruente con le immagini dei video che mostrano la partenza della Mini dopo la Vespa, l’accelerazione fino all’impatto, la fuga, e con i danni all’auto, un’ammaccatura da urto violento, non una semplice «strisciatura» sulla parte destra. Quanto alla versione di Scapin, la sua telefonata all’amico (e quella alla madre), prima di chiamare il 112 e quasi due ore dopo l’incidente, per sapere chi fossero i due ragazzi con cui aveva litigato, non sarebbe coerente con il resto della narrazione, quasi un tentativo di riparare i danni, sottolineava il pm. Tesi sostanzialmente accolta dal Riesame. «Faremo ricorso per Cassazione», ha preannunciato l’avvocato Andrea Pezzotta che assiste Scapin col collega Riccardo Tropea. Il ricorso verrà depositato entro la fine della settimana, ma sarà l’incidente probatorio che verrà discusso a gennaio, con la perizia cinematica, a cristallizzare il quadro di quanto accadde ad Azzano.

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