Bergamo, l’isolamento e i danni per gli adolescenti: «Casi di autolesionismo in forte crescita»

Patrizia Stoppa, della Neuropsichiatria infantile del «Papa Giovanni»: numeri raddoppiati, anche tre richieste di aiuto in una settimana. «Manca il confronto con coetanei e adulti. Il corpo è sentito come inadeguato».

Sono definite le «età dell’incertezza»: la preadolescenza e adolescenza sono i periodi in cui le vite dei giovanissimi si formano, attraverso esperienze con i propri simili, la progressiva consapevolezza del proprio corpo, la guida e il supporto dei genitori e degli adulti (ma anche della scuola, del mondo dello sport, delle occasioni di aggregazione), tutte componenti essenziali che aiutano a «strutturarsi» per acquisire la dimensione di sé , inserirsi nella società e affacciarsi all’età adulta. Con la pandemia queste età dell’incertezza sono state catapultate in un’epoca di assoluta incertezza. E i disagi sono aumentati, molto, in particolare nelle situazioni già di fragilità, soprattutto nei contesti familiari già complessi e complicati.

L’isolamento

Da un osservatorio qualificato quale quello della Neuropsichiatria infantile dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo – una unità operativa che solo nel 2019 ha effettuato 50.865 prestazioni ambulatoriali, 1.950 prestazioni per pazienti ricoverati e che ha contato 97 pazienti ricoverati in regime di day hospital – è scattato il campanello d’allarme: la pandemia da Sars-Cov2 ha fatto da «cassa di risonanza» per fragilità esistenti e per disturbi latenti in quelle fasce delle «età dell’incertezza», perché la necessità di distanziamento sociale per fronteggiare i contagi ha costretto i giovanissimi a restare isolati fra loro. A lunghi periodi di didattica a distanza, in cui la funzione essenziale della scuola come agenzia educativa, ma anche come opportunità di confronto tra modelli adulti e coetanei, è stata «annacquata» se non cancellata, peggiorata se possibile da un’assenza di pratica sportiva in particolare di gruppo che ha fatto perdere occasioni per spendere energie e sciogliere tensioni.

E le necessità di interventi degli specialisti della Neuropsichiatria infantile sono inevitabilmente aumentati: «I numeri dei casi che hanno richiesto il nostro supporto sono quasi raddoppiati – sottolinea Patrizia Stoppa, direttore dell’Unità di Neuropsichiatria infantile dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo – . Sto parlando di disturbi che si sviluppano in contesti familiari di per sé fragili, ma non si tratta di fragilità sociali o economiche, il fenomeno è assolutamente trasversale. Gran parte dei nuovi casi, peraltro, sono emersi proprio nei primi mesi del 2021, quando i lunghi periodi di isolamento, hanno fatto “esplodere” situazioni latenti. Gli esiti esteriori sono stati ragazzi arrivati in ospedale con segni di autolesionismo, soprattutto tagli sulle mani e sulle braccia, a volte anche uno o due casi a settimana, diverse situazioni di anoressia o bulimia, ma purtroppo anche casi ancora più drammatici di tentativi di suicidio».

Esperienze mancate

Un disagio, quello dei ragazzi nell’era della pandemia, che si esprime quindi soprattutto nell’attacco verso se stessi, anche perché in questa società moderna il corpo è sempre più esibito e idealizzato. «Sono situazioni di disagio in forte crescita. E gli effetti di questo isolamento si vedranno ancora nel tempo. Purtroppo, ora il corpo risulta meno coinvolto, proprio per le relazioni a distanza, e proposto solo attraverso una versione “filtrata” – rimarca Patrizia Stoppa –. Ai più giovani, che hanno invece bisogno sia delle figure guida degli adulti, sia di esperienze reali, autentiche con i coetanei, l’isolamento ha fatto mancare momenti di crescita. Pensiamo anche a quanti ragazzi, per esempio, hanno vissuto il dramma del Covid attraverso persone a loro care che sono mancate. In quest’epoca c’è stata anche una mancanza dell’elaborazione del lutto, con i riti negati: è come se il lutto, per queste personalità in formazione, sia rimasto sospeso, perché mai concluso, mai vissuto, come esperienza. Noi siamo stati chiamati a intervenire su queste situazioni di fragilità, che ci risultano molto diffuse: il lavoro in rete con le altre Neuropsichiatrie lombarde e italiane ci permette di poter avere uno sguardo ampio». E c’è la consapevolezza che queste problematiche continueranno ad emergere con il passare dei mesi. «La didattica a distanza e l’assenza di contatti con i coetanei per i ragazzi ha significato una privazione di aspetti concreti, esperenziali, sensoriali del contatto fisico. E le questioni legate alla crescita con i “rimaneggiamenti” emozionali e identitari hanno bisogno del gruppo di pari per rispecchiarsi, per ridimensionarsi, mentre attraverso alcuni canali rischiano di enfatizzarsi – aggiunge Patrizia Stoppa –. Accanto a questo, c’è bisogno della figura degli adulti, della loro tenuta come contenitore stabile, anche contro cui scontrarsi e mettere in dubbio. Eppure, i riferimenti adulti, in questa epoca incerta sono venuti meno, anche al di fuori della famiglia. Come altre occasioni di condivisione in diverse agenzie educative. Non solo la scuola, basti pensare alle occasioni di sport, in particolare in squadra: si sono perse esperienze e possibilità di ingaggio benefico per il corpo, vissuto nelle potenzialità e nei limiti. Il risultato: l’esistenza e l’identità ricercata e sofferta, per i giovanissimi viene a volte affermata al negativo, o con una sottrazione. Nei casi più gravi si cerca di fare a meno del corpo, nell’illusione di un’esistenza “priva di peso”, ma anche “senza fine”».

Il progetto di aiuto

La Neuropsichiatria infantile sul dramma dei tentativi di suicidio tra i giovanissimi, ha messo a punto un progetto, sostenuto dall’associazione Nepios, che ha avuto l’obiettivo di una intercettazione e presa in carico immediata fin dall’arrivo al pronto soccorso, per accogliere, comprendere e condividere i bisogni che sono dietro gli atti autolesionistici, sia nella fase più emergenziale, sia nella presa in carico, anche a lungo termine, coinvolgendo genitori e agenzie educative. E su questo progetto verrà sviluppato un convegno.

Va rimarcato che la Neuropsichiatria infantile ha continuato in piena pandemia i sostegni per i soggetti con disturbi dello spettro autistico, toccati, con i genitori, dalle problematiche legate all’isolamento, così come quest’epoca Covid è causa di disagio, per la mancanza di possibilità di attività e di contesti “mirati” anche per i soggetti con problemi legati a disturbi di attenzione con iperattività e impulsività, come riscontrato per i pazienti già in carico alla Neuropsichiatria infantile di Bergamo, che è uno dei centri regionali per diagnosi e cura.

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