Bergamo, odissea quasi finita
Aler, 107 case saranno aperte nel 2020

Iniziati i lavori per la nuova piazza che sblocca l’assegnazione. Danesi, presidente Aler: «Adesso basta problemi, diamo risposte ai cittadini».

È solo un sottile strato di cemento, perfino banale. Eppure quello strato, base di una nuova grande piazza, è indispensabile per aprire 107 alloggi popolari a cittadini che hanno bisogno di una casa. Via Borgo Palazzo, all’altezza di via Daste e Spalenga, tra l’ex ospedale psichiatrico e il «bosco» della Celadina: in quel punto da qualche mese si staglia il bianco candido di tre enormi palazzi realizzati da Aler e fino ad allora nascosti da una fitta vegetazione.

Sono pronti da quasi un anno dopo un’odissea lunga quasi 15. Rifiniti in (quasi) tutti i dettagli, mai aperti proprio per la mancanza di quelle che vengono chiamate «opere di urbanizzazione primaria»: parcheggi e soprattutto la nuova piazza iniziata ieri e da concludere, secondo i piani, il prossimo ottobre.

Il cambio di rotta

A novembre dello scorso anno, quando Fabio Danesi è diventato presidente di Aler Bergamo-Lecco-Sondrio, ha capito subito che questa sarebbe stata una delle partite da riprendere e giocare subito. Nel giro di poche settimane sono stati individuati tutti gli ostacoli da superare per arrivare il prima possibile all’assegnazione degli appartamenti e il getto di cemento della nuova piazza, arrivato proprio ieri, era uno dei passaggi evidenziati con un cerchio rosso. Il cronoprogramma ora procede con un unico traguardo: l’apertura delle case. Danesi ha voluto vedere di persona le ultime fasi dei lavori dopo i tanti sopralluoghi degli ultimi mesi. «È l’investimento più importante di Aler per la provincia di Bergamo – spiega il presidente di fronte alla betoniera che rumoreggia a pieni giri –. Un cantiere che è sempre rimasto nel caos. Partito nel 2005, da 15 anni e ad oggi non è stato concluso. Non c’è dentro nemmeno una persona. Adesso basta, servivano risposte e le stiamo dando. Alla gente non interessano i problemi, la burocrazia: la gente vuole le case. L’obiettivo è assegnarle entro il 2020».

Le tipologie di alloggio

I tre grandi edifici si dividono i 107 alloggi: 30 a canone sociale, 70 a canone moderato e 7 a canone convenzionato. Nulla a che vedere con lo stereotipo delle vetuste case popolari: pannelli solari sul tetto, ogni appartamento con centrale personalizzata per controllare i consumi energetici, balconi ampi così come le camere, doppio bagno, cantine e box. A vederli dall’interno sembrerebbero già pronti da abitare. C’è anche un cartello che avvisa della vernice bianca fresca sui muri. All’ascensore va solo tolta la pellicola protettiva e attaccata la corrente. L’accelerata degli ultimi mesi sembra che sia servita. «C’è stato un cambio netto di direzione – conferma il presidente Danesi –. E non per demeriti dei professionisti che hanno lavorato a questo progetto, ma perché servivano altre priorità. Il mio ruolo è stato di aver pressato, chiedere la chiusura dei contenziosi e realizzare finalmente le abitazioni, che in fondo è quello che la gente vuole».

Tra ritardi, fallimenti, riprese e contrattempi, l’investimento di Aler supera i 15 milioni di euro. Un parto talmente complesso da rendere difficile la quantificazione dei soldi pubblici spesi. Completarle era un dovere nei confronti dei tanti cittadini che fanno domanda per entrare in un alloggio pubblico. E con questo pensiero in testa Danesi ha già pensato al momento più importante, ribaltando la logica del classico taglio del nastro all’italiana. Non alla prima pietra, ormai posata 15 anni fa, non all’apertura ufficiale, bensì all’assegnazione dell’ultimo dei 107 appartamenti. Solo a quel punto questa odissea potrà dirsi finalmente conclusa.

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