Bergamo, persi 1.134 abitanti
Preoccupa il calo della natalità

In città per la prima volta allarma il calo dei neonati. Persi in un anno 1.134 abitanti. Effetto Covid: nel 2020, 630 morti sopra la media, solo a marzo +442%. Dai 122.094 residenti di fine 2019 si è scesi a 120.960.

I numeri. Il 2020 li ha messi costantemente al centro della quotidianità, algido borsino della tragedia che avanzava. Ma c’è di più, dietro ogni cifra delle anagrafi, e cioè il consuntivo demografico di un anno che per la città di Bergamo spazia dal Covid alla morfologia della popolazione secondo l’età o la dimensione delle famiglie. La tempesta pandemica si scontra così con processi di lungo periodo, generando risultati d’impatto. Il più immediato è condensato nel bilancio dei residenti, che sono tornati a poco più di 120 mila, una soglia simbolica importante: sono 120.960 per la precisione, contro i 122.094 di fine 2019, con un calo complessivo di 1.134 abitanti. Da sei anni ininterrotti, invece, la popolazione della città cresceva: lo scorso anno s’è però arenata.

Non solo Covid

È un calo che si scorge da ogni prospettiva. Calano i neonati, con le nascite scese di oltre il 12%: dagli 844 bebè del 2019, nel 2020 ci si è fermati a 736 (-108). Circa un terzo del calo dei residenti è determinato dalla contrazione degli anziani over 65: -363 in un anno, ma rappresentano ancora un quarto della popolazione cittadina. Scende anche la quota di stranieri: -203 in un anno, da 20.321 a 20.118; i cittadini non italiani «pesano» il 16,6% dei residenti totali, e in valore assoluto hanno toccato il picco di 20.420 unità alla fine del 2018. Erano invece 3.046 alla fine del 1996. «L’essere tornati a 120 mila abitanti, seppur vicini ai 121 mila, è un dato che impressiona, perché quella è una soglia molto simbolica – riflette Giacomo Angeloni, assessore ai Servizi demografici –. È una commistione di fattori, molti dei quali saranno da tenere monitorati a lungo, per capire gli effetti più strutturali della pandemia. Il calo della natalità è una novità abbastanza triste per la città, perché le nascite hanno sempre “tenuto”: tra l’altro, in questa contrazione l’effetto-Covid è solo relativo».

Dei 58.668 nuclei familiari presenti in città a fine 2020 (-410 in dodici mesi), quasi la metà – 27.073, il 46,1% – è rappresentato da persone che vivono sole: «I numeri confermano che la città ha una fortissima presenza di nuclei composti da una sola persona – spiega Angeloni –, e nell’ultimo decennio questa fetta di popolazione è stata in perenne aumento. Nel calo complessivo del 2020, è il segmento che ha avuto la contrazione minore. Stiamo parlando soprattutto di anziani, ma anche di giovani single». Sono 14.779 i nuclei composti da due persone (il 25,2% delle famiglie residenti in città), 8.347 quelli composti da tre persone (14,2%), 6.135 quelli formati da quattro persone (10,5%), 1.713 quelli composti da cinque (2,9%); sono 621 (1,1%), infine, le famiglie con più di cinque componenti. Altre chiavi di lettura guardano al genere e all’età: dei 736 nuovi nati del 2020, 382 (il 51,9%) sono maschi. Guardando alla popolazione nel complesso, invece, prevalgono le donne: sono 63.732 quelle in città, il 52,7% della popolazione. La classe d’età più rappresentata è quella tra i 50 e i 54 anni, con 9.739 residenti; gli ultranovantenni sono 2.143, tra cui 50 persone che hanno tagliato o superato il traguardo del secolo (44 donne, 6 uomini).

La tragedia, nei numeri

È dalle anagrafi che s’è colta la tremenda portata del Covid, oltre i dati ufficiali delle vittime certificate da un tampone, introvabile quando la bomba epidemiologica è esplosa con imprevista violenza. A febbraio forse un piccolo campanello aveva leggermente vibrato, con 127 decessi contro una media 2010-2019 di 119 decessi. È a marzo, però, che tutto è stato stravolto: 672 decessi tra i residenti contro una media di 124, +442%; la coda dei contagi, nella tragica sequenza che porta alla morte, s’è patita anche ad aprile, con 232 decessi contro i 104 di media (+123%), e fino a maggio, con 119 decessi contro i 104 di media (+14%). In questi tre mesi, sono morte 691 persone in più della media: è in questa cifra che si ricava la reale portata della pandemia. Nel prosieguo dell’anno si sono invece poi registrati diversi mesi con decessi sotto la media; poi la seconda ondata del virus, pur attenuata e imparagonabile, ha bagnato ancora di lacrime la città: a novembre si sono contati 124 decessi di residenti contro i 113 di media, +9,7%; a dicembre, infine, la mortalità è tornata di nuovo sotto trend.

In tutto il 2020 sono morti 1.995 residenti, rispetto a una media 2010-2019 di 1.365 decessi annuali: fanno 630 morti in più del solito. Tra i morti del 2020, il 72,3% aveva più di ottant’anni: mediamente, invece, questi decessi rappresentavano il 68,4% del totale. La tragedia in cifre porge infine il dato dei deceduti sul territorio di Bergamo: è sostanzialmente il dato dei morti negli ospedali cittadini, le trincee dove s’è lottato per la vita. A marzo i decessi sono stati 1.157 (+448%), ad aprile 370 (+96%), a maggio 245 (+26%). Ha soffiato di nuovo in autunno, la tempesta dei contagi: 255 morti a novembre (+29%), e 224 a dicembre (+10%).

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