Corsie ciclabili, ok dalle associazioni
«Ma occhio a interruzioni e incroci»

Dopo le bocciature di Aci e autisti Atb, disco verde dai gruppi di utenti abituali. «Si può ancora lavorare per migliorarle, ma con la nuova segnaletica siamo più visibili».

C’è ancora un po’ da pedalare, perché occorre affinare alcuni aspetti, ma le associazioni legate al mondo della bicicletta e dell’ambientalismo promuovono le corsie ciclabili in città. «È un modo per dare visibilità alla presenza dei ciclisti in strada, legittimandola – riflette Giulia Porta, presidente di Fiab Bergamo Pedalopolis –. Le corsie non sono un sistema protetto come le ciclabili e non vanno confuse, ma da utente della bicicletta mi sento più tranquilla. Servono anche come deterrente psicologico, per richiamare all’attenzione gli automobilisti».

«Ci sono state tante polemiche, ma i numeri non supportano questo allarmismo. Il nostro giudizio sulle corsie ciclabili è positivo – è il parere di Claudia Ratti, presidente di Aribi –. La segnaletica orizzontale richiama a una maggiore attenzione gli automobilisti ma anche gli stessi ciclisti. Mi sembra che i veri pericoli siano rappresentati dalle distrazioni di chi è alla guida delle automobili e dall’alta velocità».

Per Gabriele Torri di Bike2UniBg, il giudizio è «sicuramente positivo, perché le corsie mostrano che la strada è uno spazio condiviso a disposizione anche dei ciclisti. Certo esistono alcune problematiche e si può lavorare ancora per migliorare questi percorsi, soprattutto sulle strade più trafficate, in corrispondenza di incroci, dove spesso le corsie si interrompono. Gli automobilisti comunque ora paiono più attenti».

«Siamo stati positivamente sorpresi dalla velocità con cui il progetto è stato realizzato – nota Nicola Lesina della Popolare Ciclistica –. Col Covid, le esigenze di mobilità sono mutate: bisogna comprendere che la strada va condivisa, e questa condivisione porta benefici per tutti. Punti critici? Dove ci sono più auto e dove si va più veloci, per esempio attorno alla stazione tra via Bonomelli e via Paleocapa». Pollice all’insù anche dalle associazioni ambientaliste: «Un regalo del post-lockdown – sorride Elena Ferrario, neopresidente di Legambiente Bergamo –. Tutto ciò che va in direzione di una mobilità diversa è un buon inizio. Certo non sono paragonabili a delle vere ciclabili, perché gli utenti sono comunque esposti a maggiori pericoli, ma l’effetto visivo è importante. Punti critici? Dove si interrompono di colpo, penso per esempio in via Camozzi, o a diverse svolte col semaforo». «L’auto non è la regina della strada: occorre accettare che la strada è di tutti, a maggior ragione in città, dove si deve privilegiare la mobilità dolce – aggiunge Francesco Perini, del movimento dei Fridays for Future –. È un’attenzione in più per i ciclisti».

Opinioni (ben) diverse sono arrivate per esempio dall’Aci, sia a livello nazionale sia a livello orobico: «Abbiamo fatto una presa di posizione forte nei giorni scorsi sui pericoli delle recenti modifiche al Codice della strada e sui rischi delle corsie ciclabili, e l’idea non cambia», rimarca Valerio Bettoni, presidente dell’Aci di Bergamo. Dalla Fit Cisl Bergamo era partito un allarme maturato soprattutto dai conducenti dei bus: «Le corsie ciclabili sono più pericolose che utili», oltre a comportare possibili ritardi sulle tabelle di marcia. «I pullman sono imbottigliati dalle auto e dai parcheggi selvaggi», replica Giulia Porta di Pedalopolis. Tema non troppo distante è quello della convivenza con i monopattini: «In sé, i monopattini sono un mezzo leggero utile nell’ottica di una migliore mobilità – premette Elena Ferrario di Legambiente –. L’uso attuale è però senza criterio, soprattutto da parte dei ragazzini: ci vuole una regolamentazione sia educativa sia punitiva, sebbene fortunatamente non ci sia ancora un numero sensibile di incidenti, almeno a Bergamo».

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