Covid, Greco: «Effetti collaterali sui bimbi,
ma per loro il vaccino non esiste»

«Siamo tempestati di chiamate di genitori. Da gestire ci sono anche i danni da ansia». «In corso studi, entro fine anno speriamo siano conclusi».

«Il vaccino contro il Covid per la fascia pediatrica non è attualmente disponibile, ma il virus circola anche tra i bambini, favorito dalle varianti. E da alcuni giorni siamo tempestati di telefonate di genitori preoccupati che chiedono informazioni e vogliono essere soprattutto rassicurati».

Il pediatra Luigi Greco, consigliere e tesoriere dell’Ordine dei Medici di Bergamo, invita a una riflessione ad ampio raggio sul quadro epidemico nella Bergamasca. Se la campagna antinfluenzale si è chiusa il 28 febbraio senza particolari problemi vista la scarsa circolazione dell’influenza stagionale, non può dirsi lo stesso per le problematiche correlate al Covid:

ansia, panico e sedentarietà si sono insinuate anche tra i bambini, gli adolescenti e le loro famiglie, effetto indiretto degli spazi ridotti di socializzazione. E anche tra i bambini bergamaschi il virus galoppa. «Sono in corso degli studi sulla sicurezza ed efficacia dei vaccini contro il Covid anche in età pediatrica e comunque sotto i 16 anni – spiega Greco, che gestisce una platea di 2.500 bambini –. Speriamo per la fine dell’anno di avere dati sufficienti. Non abbiamo dati specifici, ma si è registrato anche nella nostra provincia un incremento di bambini positivi al Covid con scarsa sintomatologia, tra cui tosse, raffreddore e qualche linea di febbre. Soggetti che non hanno bisogno di un supporto particolare, perché stanno a casa, mangiano e riposano. Al massimo è consigliabile una tachipirina, eppure risultano positivi al Covid. Spesso si tratta di focolai di natura familiare con le varianti, ma anche nelle scuole i dati dei positivi sono in aumento».

Dati infatti triplicati nell’ultima settimana nei plessi bergamaschi (da 78 a 212 contagiati) e ben 119 classi poste in quarantena. «È un problema che riguarda le scuole di ogni ordine e grado. E si è abbassata anche la fascia d’età dei positivi tra i genitori, soggetti tra i 25 e i 40 anni. Ma io insisterei su un concetto – rimarca Greco –. La scuola fa del proprio meglio per intercettare i casi sospetti, tuttavia le decisioni sull’iter diagnostico da seguire e le terapie spettano al pediatria, che ha le competenze specifiche. Un paziente positivo al Covid va tracciato, seguito, monitorato nello stato di salute, con una valutazione successiva sulla necessità del tampone a fine quarantena. Tuttavia il Covid sta facendo danni anche in termini di ansia tra i bambini, riduzione delle attività e quindi sedentarietà e sovrappeso. Un danno immateriale rilevante che sta incidendo sul processo di crescita di bambini e adolescenti». Ma c’è anche un altro fronte cui prestare attenzione: «Ci sono diverse patologie diverse dal Covid, di tipo virale e batterico, che portano febbre. Una volta escluso il Covid con un tampone, patologie come le sinusiti o di natura meningococcica vanno poi valutate e curate. Ed è questo il periodo in cui si intensificano le reazioni allergiche».

Greco evidenzia che sono tre le tipologie ricorrenti di domande dei genitori che si rivolgono al suo studio: come gestire la positività del bambino, la quarantena legata alla positività di un compagno di classe e la positività riscontrata proprio da un genitore. «Bisogna essere anche psicologi dinanzi all’ansia genitoriale e scolastica. Si respira un allarme davanti a un positivo e le persone vanno quindi supportate e capite».

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