«Covid, più i giovani si vaccinano
e meno crescono i ricoveri»

Marco Rizzi, direttore Malattie infettive del «Papa Giovanni»: per un autunno tranquillo bisogna proteggere i ragazzi.

I numeri consegnano un quadro di stabilità, ma relativa. Perché il lunedì è giorno da prendere sempre con le pinze, nel calendario della pandemia: precipitano i tamponi, come di consueto a inizio settimana, e precipitano anche i nuovi contagi. Ieri in provincia di Bergamo sono stati 5 i nuovi casi segnalati, contro la media di 26 casi giornalieri emersi nell’ultimo periodo tra martedì e domenica (per quanto riguarda i contagi, l’incidenza della provincia di Bergamo si attesta ora a 14,8 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti); confrontando invece l’andamento dei lunedì, cioè a pari condizioni o quasi, il 19 luglio s’era registrato un solo positivo, il 12 luglio invece 6, il 5 luglio un solo caso. Il quadro lombardo porge osservazioni non dissimili: 177 le nuove infezioni comunicate ieri nell’intera regione, rispetto a una media di 535 nuovi casi giornalieri tra martedì e domenica. Ma c’è un dato che emerge: i tamponi processati sono stati appena 8.606, il dato più basso dal 31 maggio, e così il tasso di positività – cioè il rapporto tra nuovi contagi e test analizzati – è risalito al 2,06%, ed era dal 23 maggio che non si varcava l’asticella del 2%.

«Il virus continua a circolare, ma sono cambiati i serbatoi di contagio: i nuovi casi, con la campagna vaccinale ormai ben rodata, riguardano chi non si è ancora protetto, soprattutto le persone più giovani, che risultano il principale veicolo inconsapevole del virus. Gli anziani si sono già immunizzati e in generale sono molto più attenti a evitare assembramenti o contatti a rischio – sottolinea Marco Rizzi, direttore di Malattie infettive all’Asst Papa Giovanni XXIII – . Quindi nei ricoveri stiamo assistendo a un abbassamento dell’età, e crescono meno dei contagi perché chi si infetta ora è solitamente in condizioni migliori di salute delle fasce più a rischio perché anziane o con altre patologie. E quindi, tranne qualche eccezione che pure c’è, si tratta di ricoveri con numeri bassi, e in ogni caso gestibili. La situazione in ospedale è tranquilla, per il momento. Ciò a cui si deve puntare è aumentare le vaccinazioni: il green pass sta diventando un ottimo stimolo, e se riusciamo ad arrivare all’80% di popolazione coperta in autunno otterremo maggiore sicurezza sia sulla curva dei contagi che dei ricoveri. E ci terremmo al sicuro dal rischio di nuove varianti. Si tenga conto che c’è una fascia di popolazione che non è vaccinabile, quella dei giovanissimi sotto i 12 anni, una percentuale minima di non vaccinabili per problemi di salute, e poi ci sono le sacche dei no vax. Se i giovani aderissero compatti alla campagna, e con loro i più riottosi delle fasce a rischio, vedremmo circolare meno il virus e arriveremmo a un 80% di copertura che potrebbe metterci al sicuro, già da questo autunno. Se non vogliamo trascinarci il virus per altri due, tre anni, bisogna puntare sui vaccini. L’effetto lo stiamo già vedendo sui ricoveri».

E il polso della pressione ospedaliera, dai dati, non rileva variazioni significative: in Bergamasca sono 16 i pazienti Covid, di cui uno in Terapia intensiva, tutti al «Papa Giovanni», mentre il quadro regionale evidenzia un rialzo minimo, con un nuovo posto letto occupato nelle rianimazioni (28 i pazienti nelle Terapie intensive della Lombardia) e un posto in più nei reparti Covid ordinari (151 i degenti). Il lunedì precedente, 19 luglio, si era toccato il minimo recente di ricoverati in Bergamasca: erano 6 quel giorno i pazienti, in una settimana sono aumentati di una decina esatta. In Lombardia, invece, erano 168: si contano dunque complessivamente 11 posti letto occupati in più, ma il dato disaggregato rileva un calo nelle Terapie intensive (da 30 a 28 pazienti) e un rialzo in area medica (da 138 a 151). Va rimarcato, inoltre, che da quando la Regione ha indicato gli Spedali Civili di Brescia come hub per le Terapie intensive per l’area bergamasca, c’è stato un solo caso trasferito lì (e ora al «Papa Giovanni» c’è un solo paziente in Area critica, ma era già ricoverato qui e si è aggravato).

Intanto, il «tachimetro» dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che fa capo al ministero della Salute, non riporta criticità: l’occupazione dei posti letto di Terapia intensiva in Lombardia è al 2% (così anche per i reparti di area medica); le nuove soglie d’allarme per la zona gialla sono fissate al 10% per le Terapie intensive e al 15% per l’area medica. Infine, in Lombardia si è contato ieri un decesso per Covid, nessuno in Bergamasca.

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