Positivi, curva piatta: crolla la crescita
«Bergamo, segnali di discesa» - I dati

Analoga tendenza in Lombardia. Spada: «Confortante, speriamo di migliorare ancora».

Il picco, il piatto e l’inizio della discesa che s’intravede sullo sfondo, non troppo distante. L’ondata pare calare d’intensità, finalmente, e lo si legge in filigrana nei numeri. L’Rt, l’indice di riproduzione del virus, per la provincia di Bergamo per esempio è ora «attorno a 1», come comunicato ieri da Ats Bergamo. «I casi di positività sono in aumento ma lieve, quindi la curva tende a stabilizzarsi, la media giornaliera è di 234 positivi ed è in diminuzione, il rapporto positivi/tamponi è al 10%», è il punto tracciato ieri da Alberto Zucchi, direttore del Servizio epidemiologico aziendale dell’Ats, nella consueta call con i sindaci bergamaschi. Sono 3.700 circa le persone attualmente positive (e non 6.500), 3.000 i contatti in isolamento fiduciario. A livello territoriale resta «nota dolente» la Bassa, mentre i focolai dell’alto Sebino sono «definitivamente rientrati».

Il calo nel dato a 7 giorni

Altre cifre, quelle ricavabili dopo il bollettino di ieri di Regione Lombardia, fanno filtrare fiducia: negli ultimi sette giorni, i nuovi contagi registrati in provincia di Bergamo sono stati complessivamente 1.656, il 10,82% in meno dei 1.857 contati nella settimana precedente, quella tra 7 e 13 novembre, e in linea con i 1.619 del periodo tra 31 ottobre e 6 novembre; come se il picco fosse stato raggiunto nella seconda settimana di novembre, e poi fosse iniziata la discesa. Una pennellata simile anche al quadro lombardo nella sua interezza, con un calo del 13,91% nel totale dei contagi degli ultimi sette giorni rispetto al periodo 7-13 novembre. Sintesi: numeri incoraggianti per la Lombardia, che vede l’arancione, e ancora più incoraggianti per Bergamo, con un colore ancor più tenue se possibile.

La discesa risalta anche dalle elaborazioni di Paolo Spada, specialista di Humanitas e tra i curatori di «Pillole di ottimismo», progetto divulgativo particolarmente seguito. Il trend della percentuale di aumento dei positivi, basato sul confronto a sette giorni, disegna per Bergamo una tendenza di flessione dopo l’apice toccato il 31 ottobre; ieri questa percentuale di aumento su sette giorni ha avuto segno negativo (è la quarta volta nell’ultima settimana), arrivando a -11%.

Spada: «Ora l’effetto Dpcm»

Che il futuro imminente possa essere ancora in discesa, lo suggerisce un altro fattore: «La Lombardia è tra le regioni che si è mossa prima sulla curva discendente, pur con un andamento differenziato tra province, e ora è decisamente in fase calante – commenta Spada -. Da questo punto di vista, siamo abbastanza ben messi. Tra l’altro, in questa discesa recente non c’è ancora l’effetto della zona rossa: se ragioniamo sul periodo di latenza di due settimane tra l’introduzione delle misure e il loro effetto sull’epidemia, vuol dire che l’apporto dell’ultimo Dpcm al contenimento dei contagi si dovrà vedere da ora in poi. Sono confidente che il piatto su cui siamo ora non sia la destinazione finale, ma una fase di transizione: lo dicono questi progressivi decrementi, che sono l’effetto delle azioni volte a esercitare un indebolimento della circolazione virale».

118 e pronto soccorso

Giovedì la fiducia è filtrata anche da un’altra parabola che guardava sempre all’alto, cioè quella della pressione ospedaliera. Quel calo assoluto nel numero di ricoverati totali ieri non s’è ripetuto, ma c’è un doppio indicatore che lascia ipotizzare una flessione: «La curva dei ricoveri, semplicemente, risponde a una tendenza simile a quella dei contagi. Tra l’altro, si registra un calo anche nelle chiamate al 118: è importante osservare anche questo aspetto, perché è un indicatore molto precoce, e tra l’altro “pulito”, di quella che potrà poi essere la pressione sugli ospedali». Di nuovo, tornano utili i grafici: le chiamate in Lombardia 118 per motivi infettivi o respiratori, cioè Covid o simil-Covid, il 19 novembre sono calate a 748 (è la media mobile a 7 giorni), contro il picco di 947 del 10 novembre; la Soreu «alpina», cioè la centrale che copre le emergenze di Bergamo, Brescia e Sondrio, mai sotto stress comunque in questa seconda ondata, è ora a 91 telefonate quotidiane, rispetto alle 102 del 15 novembre.

Sul fronte delle emergenze si è soffermata ieri anche la call di Ats, con statistiche ancora confortanti dai pronto soccorso degli ospedali bergamaschi: «Abbiamo confrontato gli accessi del 2019 rispetto a quelli del 2020 per quattro settimane dal 21 ottobre al 16 novembre – sono i dati illustrati da Zucchi -. Si evidenzia un calo medio del 46%, con diminuzione che riguarda in particolare i codici verdi. Dal punto di vista epidemiologico si tratta di una maggiore appropriatezza negli accessi; in sintesi le persone valutano con maggior attenzione se è il caso o meno, per il proprio stato, di recarsi al pronto soccorso».

Immunità e terza ondata

I numeri consegnano un quadro confortante per Bergamo. L’incidenza dei nuovi casi per 100 mila abitanti, sia negli ultimi 7 giorni sia negli ultimi 14, è la più bassa di tutto il Nord e tra le più basse d’Italia. Sul perché qui il ritorno autunnale sia stato così contenuto, Spada vede un «mix». «Certamente i comportamenti individuali, e dunque il senso di responsabilità, incide. Trovo però molto convincente la spiegazione dell’immunità, considerato che le indagini di sieroprevalenza hanno mostrato aree in cui i contagi sono arrivati al 40% della popolazione».

Lo sguardo ai prossimi passi della pandemia non presenta certezze assolute, se si vuol parlare di eventuale terza ondata: «Nel momento in cui si allenterà qualche misura, perché ogni percorso di contenimento non può essere troppo lungo, inevitabilmente ci si esporrà a una ripartenza del contagio, magari non con la stessa aggressività. È possibile che ci saranno dei ritorni del virus più deboli, più lenti, più circoscritti», riflette il medico. In quel che succederà nei prossimi mesi s’incardina un altro tema d’attualità, non esente da polemiche. E cioè il vaccino e gli ipotetici dubbi mossi su possibili rischi, per esempio da Andrea Crisanti, virologo dell’Università di Padova: «Senza polemiche, penso che questo non sia assolutamente il momento di instillare dubbi sulla sicurezza sul vaccino – è l’opinione di Spada -. È una fase delicatissima delle nostre vite e di tutto il mondo, il vaccino è una delle armi più importanti di cui possiamo disporre, se non l’unica vincente. Chi ha visibilità non dovrebbe prestare il fianco a interpretazioni che possano legittimare opinioni fuorvianti. È facile essere strumentalizzati, e sul tema non si può rischiare».

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