Delitto Ziliani, le confidenze di Mirto in cella: «Stordita con un muffin alle benzodiazepine»

L’omicidio dell’ex vigilessa Il racconto al compagno di cella del bergamasco Mirto Milani, a processo a Brescia con le figlie della vittima, le sorelle Paola e Silvia Zani, con l’accusa di omicidio volontario.

Un muffin riempito di benzodiazepine, offerto a Laura Ziliani che, però, non crolla. E allora un’aggressione alle spalle, un sacchetto di plastica sulla testa e il sospetto che l’ex vigilessa bresciana di Temù sia stata forse seppellita viva. Sono gli agghiaccianti dettagli che Mirto Milani – a processo a Brescia con le figlie della Ziliani, le sorelle Paola e Silvia Zani, con l’accusa di omicidio volontario – ha riferito all’allora compagno di cella: un cinquantenne condannato in via definitiva per reati fiscali e che, dal 18 ottobre al 16 gennaio scorso, ha condiviso il carcere con Milani. E che ha collaborato con gli inquirenti, raccogliendo le confidenze di Milani – di casa alla Roncola San Bernardo – e anche, di fatto, quella che è diventata la confessione del delitto, registrata dalle cimici piazzate nella cella del carcere bresciano. Alla chiusura delle indagini, il 24 maggio scorso, Milani ha scoperto nei fascicoli che quelle confidenze erano diventate la principale prova contro di lui. Così ha deciso di confessare: decisione seguita poi anche dalle due sorelle, Paola e Silvia, che prima dell’avvio del processo a loro carico (la prima udienza è stata lo scorso 27 giugno), hanno ammesso le loro responsabilità agli inquirenti.

Ma dal racconto di Mirto riferito al compagno di cella – che l’ha raccontato al Giornale di Brescia – emergono alcuni dettagli nuovi e, di fatto, ogni aspetto di quanto avvenuto l’8 maggio 2021 nella casa di Temù, l’abitazione di Laura Ziliani dove si trovavano anche le loro figlie Paola e Silvia e il fidanzato della maggiore, per l’appunto Mirto Milani, che spesso soggiornava nella località della Valle Camonica, dove si spostava dalla casa della Roncola dove abitava con genitori e fratelli. Mi ha raccontato che la signora Laura sarebbe dovuta arrivare molto prima a Temù, verso 20,30/21 – ha riferito il compagno di cella –, ma che lungo la strada si era fermata da due amiche, tanto che i ragazzi l’avevano chiamata più volte. Il piano originario era raggiungerla a metà scala, al piano intermedio della casa di via Ballardini: Silvia l’avrebbe bloccata da dietro mentre gli altri due l’avrebbero soffocata. Quando Laura dice che sarebbe arrivata alle 22 decidono di cambiare strategia. Preparano dei muffin e riempiono quello per Laura di benzodiazepine. Lei però non crolla come previsto nei primi 10 minuti. Laura a un certo punto è ormai rintronata e va in cucina per prendere da bere». A quel punto l’aggressione, con Silvia che afferra la madre alle spalle, Paola la blocca e Mirto che le infila un sacchetto sulla testa: «Mi ha detto che c’e il dubbio che sia stata seppellita viva, senza che loro ne fossero certi». Infine il seppellimento in riva all’Oglio, dove l’ex vigilessa sarà ritrovata per caso l’8 agosto 2021.

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