Dottore di Cividate in ospedale
«Ho il virus ma provo a reagire»

È ricoverato da lunedì in isolamento, Pietro Poidomani, da oltre 35 anni medico condotto di Cividate al Piano. Classe 1954, siciliano di origine più precisamente di Modica, è risultato positivo al test del coronavirus.

La sua disavventura è incominciata con qualche prima indisposizione. «Ho iniziato ad avere un po’ di malessere nella giornata di domenica e lunedì mattina come al solito mi stavo preparando per andare in ambulatorio, ma la situazione di disturbo è peggiorata. Per questa ragione ho deciso di recarmi al Pronto soccorso dell’ospedale di Romano di Lombardia, e mi sono interfacciato per un consulto con i colleghi dell’ospedale».

«Visto le difficoltà respiratorie – spiega – mi hanno fatto le radiografie. Nell’attesa dei risultati delle prime analisi sono stato messo subito in una stanza isolata del pronto soccorso: poiché dalle lastre è emerso che avevo in corso una polmonite interstiziale». Le procedure poi hanno comportato l’immediato controllo della situazione con il tampone per individuare l’eventuale positività al Covid 19». «I sospetti che potessi aver contratto il virus erano pressochè fondati, e la conferma è arrivata con i risultati del test; a quel punto il quadro era chiarissimo. Avevo contratto il coronavirus. I passi successivi sono stati il trasferimento in isolamento nel reparto di medicina in una stanza dove non può venire nessuno a trovarmi».

Abbiamo chiesto al dottor Poidomani come si sente e quali sintomi ha avuto. «Innanzitutto mi sento molto debole e per questa ragione il mio tempo di fatto la trascorro praticamente sempre a letto. Respiro con l’ausilio dell’ossigeno poiché ogni tanto mi sento soffocare. La cosa peggiore è quando vengono i colpi di tosse che sono molto, molto secchi e la conseguenza più brutta è che danno la sensazione di star quasi per annegare. È una vera e propria mancanza di respiro e questo è francamente molto pesante da sopportare» . Ed aggiunge: «Dal punto di vista psicologico mi sento come in un lazzaretto. La gente ha paura ad avvicinarsi e ogni accesso nella camera è super sorvegliato.Tutto il personale medico e paramedico che mi assiste, giustamente, adotta tutte le precauzioni del caso, per questo mi sento sotto tutti i punti di vista in uno stato di isolamento vero, tenendo pure conto che non ho la televisione in camera; ma questo forse mi fa anche bene perché così non vengo bombardato da notizie negative che arrivano dall’esterno su questa emergenza».

Nonostante il ricovero ospedaliero il medico ha il telefono cellulare acceso e continua a rispondere ai suoi assistiti, molti dei quali non sanno che è ricoverato in ospedale. «Per me non è cambiato nulla da questo punto di vista. Li assisto telefonicamente dando la disponibilità come sempre. Li tranquillizzo, li invito a stare a casa, li invito a non prendere nessuna situazione sottogamba di non essere allarmati. Chi sa del mio ricovero invece, mi ha espresso tanto affetto e vicinanza e questo mi rincuora». Rispetto al proprio ambulatorio il dottor Poidomani spiega: «Il fatto che i pazienti vengono ricevuti per appuntamento ha notevolmente ridotto le occasioni di sovraffollamento». Poidomani vuole però, in uno sfogo dal suo letto d’ospedale, anche sottolineare la situazione dei medici di base che lavorano in prima linea: «Il lunedì precedente sia io che un altro collega di Cividate ci siamo posti il problema che stare in ambulatorio era pericoloso. Una delle questioni è che non avevamo alcuna mascherina, siamo stati lasciati allo scoperto, siamo stati lasciati soli a seguire i nostri pazienti senza alcuna protezione. Infatti già lunedì della scorsa settimana ho fatto venire solo chi non dimostrava di avere problemi respiratori. La mia impressione è che l’epidemia era già in corso da tempo».

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