Evelin, l’angelo volato via
annuncia il piccolo Natan

Una giovane coppia sceglie la vita e fa nascere la figlia anche se ha i mesi contati. La morte arriva inesorabile, ma pure un altro bimbo. Su L’Eco di Bergamo in edicola il 24 e 25 dicembre sei pagine con altre storie di Natale.

«Ringraziamento per una grazia ricevuta» è il significato attribuito al nome Evelin. Parole che oggi hanno il sapore di una storia che pareva già scritta. Perché i genitori della piccola Evelin sono certi che quella grazia è stata proprio lei, quella bimba fragile, la cui breve vita ha cambiato il cuore della sua famiglia e di chi l’ha incontrata. Una figlia attesa, desiderata, dopo la nascita due anni prima della sorellina Ester. Una gravidanza colma, nel suo avvio, delle speranze e dei sogni di una giovane famiglia. Adelaide Cattaneo e Mirko Mutti, di Briosco, paese della Brianza, raggiungono lo studio della ginecologa per l’esame morfologico. «È una femmina» dice la ginecologa, ma poi si dilunga nel controllare parametri e prende tempo. È con gli occhi lucidi che consegna ai due genitori una diagnosi terribile che porta con sé le lapidarie parole «Incompatibile con la vita».

L’attesa diventa notte

L’attesa diventa notte, buio insopportabile. Il pianto, la paura, il dolore riempiono i giorni seguenti, ma bisogna scegliere e Adelaide e Mirko scelgono la vita, anche se dovrà essere breve. Forti della loro fede, affidano la loro angoscia al Signore. «Lui sapeva quello che stava accadendo e non ci avrebbe lasciati soli» dice Adelaide. Evelin è attesa da tutti, dai nonni, dai parenti, dagli amici. E poi c’è la piccola Ester che attende la sorellina. Anche comunicare la diagnosi diventa un passaggio doloroso. «Era difficile pensare di custodire quella piccola vita per accompagnarla poi verso il Cielo» dice la mamma. Gli esami successivi determinano con chiarezza che la bimba è affetta da una malattia rara che comporta oloprosencefalia, arinia, labiopalatochisi e una serie di compromissioni motorie e neurologiche. Il cuore di Evelin batte nella pancia della mamma e attende di vedere la luce. Nasce il 23 settembre 2018 con parto fisiologico e il suo pianto di vita riempie la stanza. «È stato un parto bellissimo. Evelin era viva e quello era già un miracolo – dice Adelaide –. Abbiamo chiesto a Dio di accompagnarci in quella che era diventata, da quel momento, l’attesa di una morte che ci sembrava incomprensibile». La piccola resta in terapia intensiva per un mese e mezzo e all’inizio di novembre entra nella sua casa. «Era meraviglioso poter essere tutti e quattro insieme e quello fu un giorno di festa» dice Mirko. Ma dopo solo due settimane le condizioni di Evelin peggiorano e viene ricoverata nel reparto di Pediatria.

Un tempo difficile

Inizia un tempo sempre più difficile, con la famiglia divisa fra casa e ospedale. «Vivevamo ancora un tempo di attesa che sembrava immobile, denso di paura, solitudine e stanchezza – dice Mirko –. Non riuscivamo a vedere una via d’uscita». Quando le cose migliorano e Evelin può tornare a casa, contrae la meningite e si aprono di nuovo le porte della Terapia intensiva. I medici non danno alcuna speranza. «Pregavo – dice la mamma – ma sentivo che le mie forze si stavano esaurendo. Il dolore suo e nostro era giunto al culmine». Ma la bambina si aggrappa alla vita e supera anche quella fase. «Il giorno prima delle dimissioni, la vigilia di Natale, ha una forte crisi respiratoria – dice il papà –. Ci siamo resi conto che non saremmo mai riusciti a gestire a casa quella sua fragilità». I medici consigliano una casa pediatrica capace di ospitarla 24 ore su 24. «Strade inaspettate ci hanno condotto a Bergamo alla Casa Amoris Laetitia e abbiamo capito subito che quello era il posto ideale per lei e per noi». Lì tutta la famiglia riceve l’aiuto necessario, fatto di cure, di sostegno, a volte di poche parole, un abbraccio, un sorriso. A febbraio la vita della famiglia Mutti scopre che un’altra piccola vita nel grembo di Adelaide aspetta di nascere. «Gioia e paura si alternavano nei nostri pensieri – dicono –. La notizia portava preoccupazione anche nelle persone a noi vicine, ma sentivamo che tutto sarebbe andato bene e sapevamo che anche questa volta il Signore ci avrebbe accompagnato». Inizia un’altra attesa verso la vita, mentre quella di Evelin scorre nei giorni ad Amoris Laetitia. «Ci preparavamo alla vita e contemporaneamente ci preparavamo alla morte – ricordano –. Gli estremi dell’esistenza si condensavano in modo terribilmente concreto». Passano i mesi, poi improvvisamente le condizioni della bimba peggiorano e lascia la sua famiglia il 20 settembre.

Il funerale al compleanno

Il funerale si svolge nel giorno del suo primo compleanno e, per desiderio anche della sorellina, è un giorno di festa. «In quei dodici mesi non è vissuta invano – dice Adelaide –. È stata la nostra maestra di vita e ha cambiato il nostro cuore, rendendolo più malleabile. Abbiamo gioito per le sue riprese, per le sue piccole conquiste, abbiamo sofferto con lei, siamo passati attraverso una sofferenza che ci ha uniti ancora di più e che ci ha aperto gli occhi sul dolore degli altri». A novembre è nato Natan. «Non è venuto per sostituire Evelin, ma per dirci che la morte è vinta dalla vita, che si può continuare a vivere in modo ancora più vero. In questo Natale guardiamo a quel Dio incarnato in una fragile creatura umana. La nostra bimba ci ha portato davanti a quel bambino, davanti a Dio, con gli occhi a volte ancora lucidi di tristezza, ma con il desiderio di continuare a sorridere».

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