Fugge in auto trascinando un carabiniere
Trescore, in manette una donna

Ferito il maresciallo che tentava di fermarle una trentottenne: «volo» di 150 metri.

L’hanno notata per la guida spericolata a bordo di una Smart, martedì sera a Trescore, ma non avrebbero mai immaginato che quello che poteva chiudersi in pochi minuti con una multa per sorpasso vietato si sarebbe invece concluso dopo tre ore di vera e propria caccia all’uomo, anzi alla donna, in tutto il territorio circostante, con un maresciallo dei carabinieri trascinato per parecchie decine di metri. Alla fine per lei, 38enne incensurata di Cenate Sotto, sono scattate le manette con l’accusa di resistenza e lesioni.

La movimentata vicenda ha inizio intorno alle 21 di martedì, quando una pattuglia dei carabinieri di Trescore incrocia la Smart condotta dalla 38enne mentre fa un sorpasso in curva: invertono la marcia e, a sirene spiegate, si lanciano all’inseguimento. Incurante dell’alt, la donna accelera e riesce tra le vie del paese e passando vicino alla festa di San Vincenzo a far perdere le sue tracce. Scatta un allarme generale e sulle tracce della donna arrivano pattuglie da Clusone, del radiomobile e da Calcinate. La vettura viene rintracciata dopo circa un’ora a Zandobbio: di nuovo i carabinieri intimano l’alt, con lampeggianti e sirene, la Smart prosegue e con manovre azzardate attraversa Zandobbio, Trescore, quindi Cenate Sopra. Da lì raggiunge una strada sterrata a Trescore e infine, in uno spiazzo, si ferma. Un maresciallo dei militari di Trescore, sceso dall’auto, approfitta del finestrino lasciato aperto per cercare di toglierle le chiavi. Ma la 38enne inaspettatamente innesta la retromarcia, fa una veloce manovra evitando l’auto dei carabinieri e riprende la fuga. Il maresciallo resta però aggrappato alla portiera e viene trascinato per oltre 150 metri, fin quando cade, riportando lesioni giudicate poi guaribili con 22 giorni di prognosi.

Nel frattempo la fuggitiva fa perdere nuovamente le sue tracce: questa volta però i carabinieri non solo hanno la sua targa completa, ma l’hanno anche vista in viso e riconosciuta come una residente di Cenate che solo pochi giorni prima era stata in caserma a denunciare il compagno. Viene cercata a casa, ma non è ancora rientrata: è il compagno, dopo la mezzanotte, a segnalare il suo ritorno. A piedi: l’auto la lascia infatti a San Paolo d’Argon. «Non avevo capito che mi stessero intimando l’alt – ha raccontato ieri in direttissima al giudice Bianca Maria Bianchi, difesa dall’avvocato Antonella Pacchiana –. Li ho visti dietro di me, ma avevo la musica altissima e pensavo mi proteggessero per la denuncia fatta: mi avevano anche fermato e riconosciuta. Ero in ansia perché le avevo appena prese dal mio compagno ed ero uscita per calmarmi». Il giudice ha ritenuto la condotta «molto pericolosa e grave» e ha convalidato l’arresto applicando la misura cautelare dell’obbligo di presentazione quattro volte a settimana dai carabinieri: il processo proseguirà il 4 marzo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA